9 novembre 2016

sipario -LE FANCIULLE ESCONO DI NOTTE: LA GISELLE DI MANNI E COVIELLO


Teatro alla Scala di Milano, recita dell’11 ottobre 2016.
Balletto in due atti di Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges dal racconto di Théophile Gautier. Musica di Adophe Adam. Coreografia di Jean Coralli e Jules Perrot, ripresa da Yvette Chauviré. Scene e costumi di Aleksandr Benois, rielaborati da Angelo Sala e Cinzia Rosselli. Produzione del Teatro alla Scala.
Nicoletta Manni (Giselle), Claudio Coviello (Albrecht), Riccardo Massimi (Duca), Caroline Westcombe (Bathilde), Monica Vaglietti (madre di Giselle), Massimo Garon (Hilarion), Nicola Del Freo (Wilfried), Giuseppe Conte (gran cacciatore). Passo a due dei contadini: Denise Gazzo e Walter Madau. Amiche di Giselle: Marta Gerani, Daniela Cavalleri, Martina Arduino, Stefania Ballone, Agnese Di Clemente, Lusymay Di Stefano. María Celeste Losa (Myrtha). Willi soliste: Virna Toppi e Chiara Fiandra.
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Mauro Bigonzetti. Orchestra del Teatro alla Scala, direttore: Patrick Fournillier.

Nell’antichità i Greci dicevano che le fanciulle non dovessero uscire dai centri abitati a mezzogiorno, perché giravano le serpi, né a mezzanotte per via dei lupi. Era un modo per proteggere la fragilità delle ragazze di fronte agli eventuali pericoli; eppure ci sono miti di ragazze piene di coraggio che si aggirano notturne per amore del proprio uomo, come Arianna che porta il gomitolo a Teseo prima che si addentri nel Labirinto oppure Medea che accompagna Giasone per il bosco sacro fino al vello d’oro.

sipario36fbProprio il carattere coraggioso della Giselle fragile dell’atto I, al punto da impazzire e morire d’amore, è emerso dall’interpretazione di Nicoletta Manni. L’animo protettivo nei confronti di Albrecht ha prevalso anche contro le compagne Willi e la sua stessa regina Myrtha e questo è stato tecnicamente evidenziato dai cambrés dietro molto arcuati, sì da mostrare la fierezza e la decisione dell’azione attraverso l’esposizione del cuore; nonché dagli equilibri sostenuti nelle pose, che rappresentavano la volontà e la determinata presenza.

Manni padroneggia la tecnica della danza in modo estremamente solido e si combina perfettamente con il partner Claudio Coviello, di tecnica eccellente anche lui e di animo più riflessivo e sensibile. Seguendo un perfetto principio di complementarità di Yin e Yang, Manni e Coviello sanno bilanciare assieme la scena e la tragedia della Giselle nel sentimento. Ho apprezzato in modo particolare la simmetria tecnica ed espressiva dell’impalpabilità tra l’atto I e il II: durante la pazzia Giselle e Albrecht si trovano in due momenti in diagonale e camminano l’uno verso l’altra, nel tentativo del principe di abbracciarla Giselle inconsapevole sfugge e i due non si toccano; analogamente nell’incontro dell’atto II la coreografia riprende gli stessi movimenti e nonostante stavolta in modo più consapevole i due vogliano sentirsi fisicamente non riescono, perché lei è ormai uno spirito della notte. Questo momento collocato appositamente al centro ‘cronologico’ della rappresentazione (rispettivamente alla fine dell’atto I e durante l’atto II) è stato uno dei momenti di maggiore tensione e concentrazione emotiva del balletto.

L’Albrecht di Claudio Coviello è uno dei più belli e interessanti che si possano oggi vedere sulle scene, un ruolo forse particolarmente consono alla sua sensibilità e al suo carattere, cui è legato anche ‘scaramanticamente’: la nomina di primo ballerino al Teatro alla Scala è arrivata dopo una recita nel ruolo di Albrecht. Molto coinvolgente il suo pentimento e la sua sofferenza per tutto l’atto II, culminata nel virtuosismo tecnico dei trentadue tempi di entrechats six eseguiti perfettamente nel battere della musica, di grande impatto scenico.

Nella versione originale, non solo della coreografia, ma soprattutto dell’esecuzione musicale (velocissima), il passo a due dei contadini con le batterie e i piccoli e medi salti di Walter Madau e con i giri e i fouettés per gli improvvisi cambi di direzione di Denise Gazzo: insieme, Madau e Gazzo hanno regalato un momento vivace di brillantezza alla Giselle.

Tutto il corpo di ballo, specie le donne nell’atto II delle Willi, è il grande protagonista del balletto. Spicca Massimo Garon, con il suo Hilarion esasperato, ben evidente all’inizio quando scopre Giselle amoreggiare con Albrecht e alla fine quando muore costretto a danzare dalle Willi, perfettamente in linea con i protagonisti del triangolo e soprattutto per l’incompatibilità caratteriale con Giselle-Manni anche lei di carattere duro; e spiccano pure le Willi soliste Virna Toppi e Chiara Fiandra bene equilibrate tra loro nelle rispettive variazioni. Si nota il debutto di María Celeste Losa nel ruolo da prima ballerina di Myrtha, che ha eseguito con sostanzialmente buona tecnica e precisione, sulla quale potrà migliorare l’aspetto della presenza sulla scena. Losa è già stata valorizzata come solista nel ruolo della damigella dell’atto III del Don Chisciotte di Nureev, che aveva interpretato con carattere e presenza.

Domenico Giuseppe Muscianisi

 

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): Nicoletta Manni e Claudio Coviello nell’adagio dell’atto II.

 

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e Chiara Di Paola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 

 



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