23 gennaio 2013

VIGORELLI: A CHE PUNTO È LA NOTTE?


Il Velodromo Vigorelli – Maspes è forse il velodromo più famoso e importante a livello storico del mondo, ma giace da anni in coma vigile. Ai primi di ottobre del 2012 è stato lanciato dal Comune di Milano un concorso di progettazione per la riqualificazione che ha visto il 21 dicembre la chiusura della prima fase (basata essenzialmente sul concept) con l’ufficializzazione dei dieci progettisti finalisti che, passando alla seconda fase, dovranno sviluppare i progetti per determinare il vincitore.

Il bando (clicca qui) concedeva incredibilmente ai progettisti la possibilità di demolire la pista mantenendone una porzione come ricordo storico (si veda il punto 4.3 “…nel caso in cui venga ipotizzata l’integrale rimozione della storica pista in legno, al concorrente è richiesto di valutare la possibilità di conservare (…) una porzione della stessa (…) allo scopo di rievocare la memoria storica…“).

Ma come si può conservare la memoria storica di un velodromo se nessuna certezza è stata data al mantenimento della pista e quindi del ciclismo al suo interno? Mai come nel caso del Vigorelli, infatti, una struttura è così strettamente collegata alla sua funzione, risultandovi tanto interconnessa da rappresentare allo stesso tempo un monumento storico (di fama internazionale), un simbolo della città (come lo Stadio di San Siro o il Castello Sforzesco) e una risorsa per la cittadinanza (vista l’importanza sociale per la città che ha sempre rivestito il ciclismo).

L’assessorato avanza legittimamente l’esigenza che il Vigorelli smetta di avere un bilancio in perdita e garantisca una sostenibilità anche attraverso una multidisciplinarità che vada dallo sport a eventi & concerti. Ma tutto ciò sarebbe possibile anche mantenendo la pista, il che avrebbe suggerito un rilancio della struttura col ciclismo non come mera possibilità o alternativa.

Ci si chiede se non ci fosse la maniera di studiare meglio prima la sostenibilità di un’attività comprendente il ciclismo su pista (disciplina nuovamente emergente nel mondo e che sta avendo nuovo grande successo tra i giovani), anche attraverso progetti di gestione, per poi indire un bando di progettazione che partisse da tale irrinunciabile requisito.

Al contrario il bando stesso è scritto con un tono che pare quasi voler scoraggiare i progettisti dal mantenere la pista, punto 1.2 del regolamento: “… ipotesi che possano prevedere ANCHE il riutilizzo della storica pista di ciclismo in legno. In tal caso, i progettisti dovranno opportunamente considerare le CRITICITÀ legate al suo mantenimento…”.

Non un esplicito “lasciate perdere!” ma quasi, il che desta qualche perplessità in considerazione anche del fatto che la decisione politico/sportiva su quale “linea editoriale” scegliere per il futuro del Velodromo venga demandata da un siffatto bando (che desta peraltro perplessità regolamentari, come avvertito su queste stesse pagine clicca qui e su edilizia e territorio del Sole 24ore e qui) a motivazioni puramente architettoniche (traduzione: si sceglierà cosa fare del Vigorelli in base a quale progetto piacerà di più alla commissione tecnica). Tanto più che la commissione della prima fase non ha visto presente nessun esperto ciclistico ma solo funzionari amministrativi e architetti, in gran parte designer o paesaggisti: un trattamento quasi da piscina comunale o capannone di periferia a cui trovare una funzione che ne giustifichi l’esistenza.

Senza farsi prendere dal pessimismo e compatibilmente con le scarne notizie relative ai dieci progetti finalisti (vige l’obbligo di riservatezza) è ipotizzabile quindi che alcuni non prevedano la pista e che uno di essi possa alla fine risultare vincitore.

Pesa poi l’enigmatica posizione della Federciclismo, che da una parte ha storicamente manifestato disinteresse per le sorti del Vigorelli (in spregio all’enorme bacino d’utenza) e della disciplina della pista in generale (la gloriosa nazionale italiana ha presentato alle ultime Olimpiadi un numero di pistard pari a…..uno!) – con difficoltà che si avvertono anche nel ciclismo su strada in categorie normalmente sviluppate in pista (in particolare velocisti e cronomen, al contrario ad esempio dell’Inghilterra che infatti sulla Pista investe da anni) – e dall’altra ha presentato per fini elettorali dell’appena rieletto Presidente un progetto di rilancio attraverso nuovi velodromi in provincia.

Al di là di una certa incoerenza sospetta, vien da ricordare come (con le dovute proporzioni) nel momento in cui al Teatro alla Scala l’impianto (e in particolare la torre scenica) cominciò a non essere più sufficientemente adeguato, lo si restaurò come meritava, ma nessuno pensò di abbatterlo o convertirlo perchè nel frattempo era stato costruito il Teatro Arcimboldi!

Nubi minacciose si addensano quindi sul Vigorelli, col rischio che finisca come un vaso di coccio tra troppi interessi extrasportivi, in spregio alla storia e alla cittadinanza, che in questo momento incrocia le dita e spera di non trovarsi di fronte ad un nuovo scempio come per il Palazzetto dello Sport di San Siro o il Velodromo Olimpico di Roma…

 

Romolo Buni

 

 



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