28 giugno 2017

CAMBIAMO L’ITALIA ATTRAVERSO LO SPORT: UNA NARRAZIONE

Fare politica sociale nelle pieghe meno visibili di un "mondo" nazionale


Confesso una certa fatica nel tollerare lo scarto tra il concetto di “politica” inteso come elaborazione di progetti concreti per la vita delle persone e quello che si risolve in un dibattito sempre più autoreferenziale su posizionamenti e leadership. Purtroppo, in questa seconda tendenza è attualmente immersa anche la mia parte politica, il centrosinistra.

06zacchetti24FBPer questo motivo ho accettato volentieri il compito di organizzare un dibattito sui temi dello sport, in vista dell’evento lanciato da Pisapia per il 1 luglio, con lo scopo di ridefinire il concetto di centrosinistra a partire dai programmi e così superando personalismi e sindromi da primadonna.

Quale può essere il contributo dello sport all’elaborazione di una politica di centrosinistra? Non è una domanda facile, soprattutto per chi, come me, continua a considerarsi prima un tecnico dello sport e solo dopo una figura politica. L’elemento di senso si rispecchia in quello temporale: mi occupo di sport da sempre, ma di politica ho iniziato a interessarmi solo per sostenere Pisapia a Milano, incoraggiato dalla fiducia in una persona che già conoscevo per altre ragioni.

Partendo da questi presupposti, mi è capitato spesso di confrontarmi con persone dalle idee diverse dalle mie e la scarsissima attenzione che ancora oggi c’è nei confronti dello sport mi ha sovente indotto pensare la vera differenza non fosse tra destra e sinistra, ma tra chi sul tema è realmente competente e chi invece cerca di cavalcarlo a fini politici.

Superare questa miopia è doveroso, soprattutto in un Paese nel quale si è commesso l’errore di lasciare questa arma potentissima nelle mani della destra. Forse non tutti sanno che il campionato di calcio che ancora oggi ci appassiona è il frutto di un progetto politico del gerarca fascista Leandro Arpinati, al quale Mussolini aveva dato il compito di rivedere il format precedente (su base regionale) per rafforzare i sentimenti di unità e orgoglio nazionale.

Decisamente più noto è l’uso che ne ha fatto Berlusconi con “Forza Italia”, la quale si è presentata agli italiani con la promessa di “far diventare l’Italia come il Milan”. Oggi che Berlusconi pare diventato un interlocutore anche per il mio partito (sono consigliere di municipio e in passato anche assessore per il Pd), sommessamente mi piacerebbe modificare quello slogan in “far diventare l’Italia come Milano”, ovvero con un governo di centrosinistra. E con Berlusconi all’opposizione.

A me pare ancora molto sensato parlare di “modello Milano”, sia perché si è dimostrato come un progetto inclusivo di tutte le forze progressiste, in grado di parlare anche a chi normalmente non si riconosce nei partiti tradizionali, sia perché, pur tra mille difficoltà, nel campo specifico dello sport qui abbiamo delle vere eccellenze, alcune delle quali erano con noi alle Officine dello Sport di Campo Progressista lo scorso 22 giugno alla Casa della Cultura.

La Milano dello sport si trova in un limbo rappresentato dal gap tra lo stato comatoso dei propri impianti e la voglia di ospitare quelle Olimpiadi a cui Roma ha invece rinunciato per l’incapacità di chi la governa di uscire dall’ambito della protesta per passare a quello della proposta. Questa dicotomia è risultata molto chiara da due interventi complementari tra loro come quello di Marco Riva, consigliere del Coni Lombardia, e di Chiara Bisconti, già assessora allo sport nella giunta Pisapia.

Solo un piano concertato col governo nazionale, a mio avviso, ci consentirà di uscire da questo purgatorio e che Milano meriti un’attenzione di questo genere lo dimostra proprio il fatto che, nonostante il contesto difficile, vi continuino a nascere eccellenze come quelle con cui ci siamo confrontati nel nostro dibattito.

Raccontare l’affascinante lavoro di ognuna di loro in poche righe è veramente compito improbo, ma c’è un filo rosso che le accomuna e che tengo a mettere in luce. Tutte queste associazioni hanno dimostrato di saper utilizzare lo sport per cambiare la vita dei loro atleti, superando barriere che parevano invalicabili e che invece appartenevano solo a pregiudizi e convenzioni sociali vetuste.

La Stella Rossa fa giocare a rugby dei pazienti psichiatrici, gente che nella vita di tutti i giorni fatica a mantenere un comportamento consono alla vita sociale e che invece sul campo gestisce alla grande aggressività e frustrazione. Il contributo di Sanga Basket per me è riassumibile nella fantastica frase di Franz Pinotti: “Negli anni ’70 volevamo cambiare il mondo con la politica, ma non ci siamo riusciti. Adesso ci proviamo con lo sport”. Come?

Per esempio con il Baskin (sta per “basket inclusivo”), un fantastico sport nel quale disabili anche gravissimi giocano insieme ai normodotati e spesso risultano decisivi per le grandi vittorie: il Sanga è fresco di Scudetto, cosa che alle squadre milanesi capita piuttosto raramente, purtroppo. Massimo Magnocavallo, fondatore de I Supersportivi Onlus, ha il dono naturale di saper allenare persone con autismo e disabilità, portandole a risultati incredibili. Federico, nato con forti limitazioni motorie, è riuscito ad attraversare a nuoto il lago di Como. Margherita, affetta dalla Sindrome di Turner, ha addirittura compiuto la traversata dello Stretto di Messina!

Non c’è dubbio sul fatto che la vita di queste persone sia cambiata grazie allo sport e, siccome per me lo scopo della politica continua a essere questo, sono grato della possibilità di poterci provare insieme a compagni di viaggio (e di squadra) di questo valore.

Lorenzo Zacchetti

Promotore dell’Officina dello Sport di Campo Progressista. Consigliere del Municipio 7, già Assessore e Coordinatore del Dipartimento Sport del Pd dell’Area Metropolitana Milanese

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