10 giugno 2015

VIGORELLI: UN VELODROMO POPOLARE PER MILANO


Il 31 maggio il Giro d’Italia è tornato a Milano dopo tre anni di assenza con un circuito cittadino che ha attirato moltissimi appassionati. Il sindaco Pisapia ha accolto la corsa rosa dicendo che la nostra città è tornata a essere “la casa del ciclismo”. In effetti la cultura ciclistica italiana è nata a Milano alla fine dell’Ottocento, con le prime fabbriche e le prime corse per quelli che allora si chiamavano “velocipedi”. Nel 1909 la Gazzetta dello Sport ha inventato il Giro e, sempre a Milano, sono stati allestiti i primi velodromi, inizialmente con strutture provvisorie dentro l’Arena e il Trotter, poi con piste stabili, come quella in cemento del Sempione, quella del Palazzo dello Sport e, infine, quella “magica” in legno del Vigorelli, inaugurata quasi ottant’anni fa, il 28 ottobre 1935, e rimasta fino alla fine degli anni Sessanta la più veloce al mondo.

09buni22FBL’arrivo del Giro è stato l’ultimo di una serie di eventi ciclistici che hanno vivacizzato Milano durante lo scorso mese di maggio: il Cyclopride, la Sunrise Bike Ride, il Campionato Europeo dei Bike Messengers e la “Ciemmona” (grande Critical Mass a cadenza annuale, che richiama in Italia cicloattivisti da tutta Europa) hanno portato sulle strade di Milano migliaia di ciclisti, che si sono letteralmente riappropriati della città.

Tra le varie iniziative legate alle due ruote, una in particolare ha avuto un forte valore simbolico. Il 16 maggio, per la prima volta dal 2001, si sono svolte delle gare di ciclismo dentro il Vigorelli. Nel pomeriggio oltre duecento bambini e ragazzi, dai 5 ai 12 anni, si sono esibiti in una gimkana organizzata dal Comitato Provinciale della Federazione Ciclistica Italiana (FCI), animando il parterre centrale. A seguire il Comitato Velodromo Vigorelli insieme a Officine Sfera ha messo in scena la prima edizione del “Vigo-Cross”, una spettacolare gara di ciclocross “asciutta” su un percorso di circa 500 metri, dentro e fuori il velodromo, che ha sfruttato le varie parti dell’impianto per articolare il percorso tra pista in legno, lunette in cemento, campo in erba sintetica, marciapiede esterno e ancora scale e ostacoli formati da cumuli di vecchi copertoni, attraversando il glorioso portone su via Arona, dal quale sono passati decine di Giri d’Italia e di Lombardia.

Un esperimento riuscito, che ha mostrato che, se Milano è la casa del ciclismo, allora il Vigorelli è il suo “salone d’onore”, un luogo in cui unire la memoria e il futuro delle due ruote. Lungo i 397 metri della pista in legno i giovani milanesi venivano avviati al ciclismo, grazie alla Scuola “Fausto Coppi”, che ha formato atleti del calibro di Giuseppe Saronni e Francesco Moser. Una volta restaurata la pista si potrà tornare a fare la stessa cosa, aprendo l’impianto ai giovani e a quel variegato mondo di praticanti di ogni età, che hanno scoperto la bellezza della bici a scatto fisso, vale a dire da pista. Questo è quello che avviene a Londra, nell’antico velodromo olimpico di Herne Hill, costruito alla fine dell’Ottocento, o a Barcellona, dove da pochi giorni è stata restaurata la pista in legno all’aperto di Horta. In una grande città un velodromo è un impianto fondamentale per consentire la pratica sportiva del ciclismo, altrimenti preclusa dal traffico e dalla struttura urbana.

La particolarità del Vigorelli è di essere un grande spazio pubblico, che oltre al ciclismo ha saputo accogliere altri sport come il Football Americano e la Boxe, e grandi concerti. Proprio in questi giorni una mostra fotografica alla Feltrinelli di piazza Duomo celebra la ricorrenza dei cinquant’anni della doppia esibizione dei Beatles del 24 giugno 1965, mentre il prossimo 4 luglio si terrà il SuperBowl italiano, la finale del campionato di Football Americano, che vede come campioni uscenti i milanesi Seamen.

Esistono quindi tutte le condizioni affinché il Vigorelli diventi un grande “velodromo popolare” all’interno di un impianto polifunzionale, come proposto su ArcipelagoMilano due anni fa e ripreso di recente dall’Assessora Bisconti.

La speranza è che i lavori di restauro della pista vengano avviati presto e che sia messo a punto un modello di gestione innovativo, aperto sia alle società sportive, sia ai singoli praticanti, con una valorizzazione complessiva dell’impianto, in modo da evitare che si ripeta quanto accaduto dopo la ristrutturazione del 1996-97. La sfida è far rinascere la grande tradizione milanese della pista, che oggi potrebbe contare su una base di praticanti molto più ampia rispetto al passato, come ha raccontato Andrea Di Franco su queste colonne, aprendosi all’area metropolitana (grazie anche alla prossimità con la fermata Domodossola della M5) e a una dimensione internazionale, con “gemellaggi” con i principali velodromi europei.

La vittoria inaspettata di un pistard come il belga Iljo Keisse nell’ultima tappa del Giro, che ha sfiorato il Vigorelli, potrebbe essere un buon auspicio.

 

Romolo Buni



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