5 marzo 2024

LA MOSTRA DI ARRIGHETTI MI HA FATTO PENSARE

I problemi dell’Ufficio Tecnico dopo l’uscita dell’architetto milanese


ta (6)Nella Sala Rogers della Facoltà di Architettura di Milano, molto ben allestita da Adriana Granato e Marco Biraghi, c’è in questi giorni fino al 25 marzo una mostra delle opere che l’architetto Arrigo Arrighetti eseguì alle dipendenze del Comune di Milano.

Arrighetti svolse infatti nel Comune di Milano praticamente tutta la sua carriera, prima con un contratto temporaneo (nel 1940 a 18 anni) quando ancora frequentava l’Istituto Tecnico Carlo Cattaneo, in seguito, nel ’41, diplomato geometra, all’Edilizia Monumentale. Si laureò poi in Architettura nel ‘47 con un progetto di trasformazione del Palazzo Sormani in sede della Biblioteca Centrale di Milano, progetto che poi realizzò, a partire dal ’48, per il Comune di Milano.

Fu nominato nel ’55 Direttore dell’Ufficio Tecnico e sotto la sua direzione vennero realizzati oltre 150 edifici tra scuole, impianti sportivi, uffici pubblici, mercati, complessi residenziali popolari: tra questi la piscina Solari, la stazione MM Amendola, gli Uffici Comunali in Largo Treves, la Colonia estiva ”Città di Milano” a Pietra ligure, il Mercato rionale di  Vialba, l’Istituto Vaccinogeno Antitubercolare a Lambrate. Nominato Capo Divisione, dal ’64 progettò il quartiere residenziale Sant’Ambrogio, il più bel quartiere popolare realizzato a Milano in quegli anni. Dal ‘61 al ‘70 gli venne affidata anche la direzione dell’Ufficio Urbanistico e in quel ruolo si occupò della revisione del piano regolatore di Milano, della costruzione della Spina Centrale al Gallaratese, della sistemazione del Monte Stella al QT8…

Queste note della locandina che accompagna la mostra, e soprattutto la mostra stessa, mi hanno commosso e anche in certo senso indignata. Perché rendeva evidente come, negli anni ’50 e ’60, le varie intelligenti proposte progettuali, gli accurati disegni, le innovative soluzioni tecniche e strutturali esprimessero da parte della Municipalità, attraverso l’opera di Arrighetti, l’obiettivo ambizioso di fornire con qualità i principali servizi di cui la Comunità aveva bisogno avvalendosi di un  proprio apparato tecnico efficiente, motivato e guidato.

Da allora molte cose sono cambiate. Dopo l’uscita di Arrighetti (1979) non è più stato nominato un Direttore dell’Ufficio Tecnico e a poco a poco l’Ufficio stesso è stato svuotato delle sue potenzialità e delle sue prerogative, reso in parte succube di una gestione politica che ne ha fatto strumento del proprio potere. Ricordo come, dalla metà circa degli anni 70, una mia cara amica che lavorava con compiti importanti nell’Ufficio Tecnico del Comune, lamentasse la sempre più greve ingerenza degli assessori sugli Uffici e sulle scelte tecniche che qui venivano elaborate.

Molto tempo è passato da allora, Milano è cambiata e i problemi della città si sono fatti forse più complessi. Però la clamorosa insurrezione di 140 tecnici comunali, che a fronte delle sempre più frequenti inchieste della procura su presunti illeciti edilizi nella città, richiede la chiamata in correo di Giunta e sindaco, ha certo un rapporto con tutto quanto sopra ho accennato: cioè con la   sempre più preoccupante mancanza di trasparenza rispetto a problemi che l’Ufficio Tecnico avrebbe il compito di istruire e controllare,  la sempre maggiore distanza delle scelte urbanistiche ed edilizie, da una possibilità di partecipazione e di condivisione su quanto si decide e si fa in nome del Bene Comune.

E’ un problema che si accompagna a una generale tendenza nel paese ad accentrare e verticalizzare decisionalità e potere. Che se a livello centrale costituisce un obiettivo dichiarato dal Governo, a livello Municipale parrebbe doversi combattere con tanta più fermezza, specie in un momento in cui si parla così insistentemente di rigenerazione urbana e di “città dei 15 minuti”:  ma questo implicherebbe certo una revisione complessiva dell’organizzazione degli uffici e dei compiti a questi connessi (che del resto già era stata ipotizzata nel passato) per la quale non è certo possibile parlare in poche righe.

Bianca Bottero

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. MaurizioConcordo con l'opinione di Bianca Bottero. La mostra, che ho visitato sia pur un po' frettolosamente ma ci tornerò, dovrebbe essere un'occasione per una riflessione ben più ampia ed è in questo senso molto interessante, e da vedere.
    6 marzo 2024 • 08:22Rispondi
  2. Gianluca GennaiLa Sig.ra Bottero centra il problema con il suo scrivere.I tecnici sono; negli anni, divenuti un ostacolo alla politica del ritorno immedito sia esso elettorale che strategico a favore di interessi altri.Cosi fini' l'eta' della ragione a favore dell'etá del marketing dove l'interesse del bene pubblico divenne un elemento trascurabile.
    16 marzo 2024 • 11:37Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


23 aprile 2024

QUESTIONE MORALE E/È QUESTIONE POLITICA

Valentino Ballabio



9 aprile 2024

QUALE MILANO STIAMO COSTRUENDO?

Bianca Bottero e Sonia Occhipinti



19 marzo 2024

NON PARLATE AL GUIDATORE

Giuseppe Ucciero






20 febbraio 2024

MILANO PURISSIMA

Giorgio Goggi



6 febbraio 2024

I CONTI COL FASCISMO

Mario De Gaspari


Ultimi commenti