20 febbraio 2024

MILANO PURISSIMA

La sconfitta sociale delle politiche di mobilità urbana


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Nel 1965, quando iniziai a frequentare il Politecnico, appena uscito dalla stazione mi soffiavo il naso e il fazzoletto diventava nero. Milano era assai impura. Subito mi accorsi che frequentare da pendolare era molto complicato e mi trasferii a Milano: fu così che divenni impuro come tutti milanesi a quel tempo.

Ma con gli anni le cose migliorarono e ora l’aria di Milano non lascia più nessun segno sui fazzoletti, tuttavia l’impurità esiste ancora, ma è trasparente. Tutti insieme, noi milanesi, di nascita o d’adozione, abbiamo fatto Milano più grande e più prospera, abbiamo aumentato le sue connessioni, interne ed esterne, abbiamo avvicinato sempre più al capoluogo l’area urbana circostante: autostrade, tangenziali, passante ferroviario, metropolitane.

Abbiamo costruito un sistema urbano all’altezza delle grandi metropoli mondiali, non solo per dimensione, ma anche per importanza. Ma ora Milano non vuole più fare sconti sulla purezza e quella dell’aria è diventata uno dei suoi obiettivi principali. E quindi, nonostante tutto, ci dobbiamo scoprire ancora impuri.

Ora gran parte della città è stata definita zona a traffico limitato, l’“Area B”, “Zona a basse emissioni”. Una Determinazione dirigenziale del 24 novembre 2023 definisce nuove soglie di purezza per i veicoli che vogliano accedere all’Area B. Agli autoveicoli di alcune categorie e ai veicoli commerciali di lunghezza superiore a 12 m, dalle ore 7,30 alle 19,30 viene impedito l’accesso, con alcune – e necessarie – eccezioni, all’area B. E ovviamente ci sono alcune deroghe.

Quella che segue è una più che sommaria sintesi della determina e di tutte le varie possibilità e impossibilità di accesso che questa regola.

Nel primo anno di divieto ogni veicolo che ricada nelle categorie cui viene limitato l’accesso è derogato per 50 giorni di accesso e circolazione “senza obbligo di registrazione della targa” e di cinque giorni aggiuntivi previa registrazione della targa. Sembra di capire che sarà l’Amministrazione comunale a tenere il conto degli accessi di ogni veicolo nel suo primo anno di divieto. Il che vuol dire che l’Amministrazione possiede il database di tutti i veicoli di quella categoria e che li individuerà ogni qual volta li sorprenderà ad entrare in area B. Un compito decisamente oneroso anche effettuato con mezzi informatici.

I veicoli dei residenti godranno inoltre di 25 giorni aggiuntivi di circolazione, previa registrazione della targa al servizio on line di area B. Quelli di proprietà dei non residenti invece godranno solo di 5 giorni aggiuntivi, previa registrazione della targa. I veicoli da trasporto, di proprietà dei residenti a Milano, godranno di 25 giorni aggiuntivi previa registrazione della targa; quelli di proprietà dei non residenti invece godranno di soli cinque giorni. Sono previste deroghe per i veicoli d’interesse storico.

Per i veicoli che hanno aderito al progetto MoVe In, a seconda degli ambiti di applicazione e delle varie categorie EURO, è prevista una griglia di 9 importi di percorrenze annuali, previa registrazione. Per i veicoli utilizzati dagli operatori del commercio ambulante è prevista una deroga in caso di adesione al progetto MoVe In, previa registrazione sulla piattaforma telematica.

Per i veicoli utilizzati per il trasporto cose, esercenti pubblici servizi, adibiti al soccorso stradale, al trasporto valori, al servizio postale, di proprietà di aziende con sede operativa in Milano, per quelli per il trasporto di materiale indivisibile, per il trasporto di generi alimentari deperibili, di fornitori diretti di aziende con sede operativa in Milano per l’esecuzione di lavori, veicoli diretti all’interno di aree di cantieri edili, è prevista una deroga, sempre previa registrazione. Sono previste ulteriori deroghe, sempre previa registrazione, per i veicoli che trasportano merci pericolose ed esplosivi.

Segue una complessa elencazione di tutti i veicoli e motoveicoli e di tutte le possibili loro caratteristiche di emissione e delle date in cui viene loro impedita la circolazione in Milano, che non risparmia nemmeno gli Euro 6 D su cui la mannaia cadrà nell’ottobre 2030.

Stride, in questa ricerca della purezza dell’aria, la completa inazione nel ridurre la circolazione e la sosta e nel fluidificare i flussi di traffico, altro sistema, assai meno radicale, ma con molti vantaggi ulteriori. Vantaggi sul piano urbanistico, sull’accessibilità delle persone e delle merci alla città, sulla qualità dell’urbanistica e della vita urbana e, contemporaneamente, con un contributo anche sulla riduzione della massa delle emissioni.

Non si capisce come il secondo passante, previsto dal Piano della Mobilità fino dal 2001, poi evaporato insieme ai parcheggi d’interscambio e a quelli per i privati, sia stato derubricato dai piani per l’evoluzione della città. Il tutto avvenuto con la Giunta Moratti, mentre l’inerzia delle giunte successive non ha consentito di rimediare. Il primo passante e le metropolitane 1,2,3,5 hanno ridotto l’accesso in Milano delle auto da 700.000 a 400.000 al giorno, il secondo passante, con cui sarebbe stato possibile raggiungere Milano da ogni comune dotato di stazione, avrebbe almeno dimezzato l’accesso delle auto dal resto della regione.

Non si capisce come si tolleri che autostrade e tangenziali di mattina e di sera siano ingombre di lunghe colonne di auto e mezzi commerciali fermi in una nuvola densa, benché invisibile, di inquinamento. Non si capisce nemmeno perché si dettino norme così vincolanti per la circolazione in Milano quando si sa che gli inquinanti aerei tendono a diffondersi ampiamente su tutto il territorio. Forse che ai cittadini dell’area urbana viene consentito di essere più impuri?

Non si capisce perché dal 2007 sia stato revocato il piano parcheggi comprendendo anche la cessata realizzazione di parcheggi d’interscambio; proprio quando i privati iniziavano a pensare di intraprendere anche questa attività. Infrastrutture in grado di tenere fuori Milano migliaia di autovetture, convogliando i viaggiatori sul trasporto pubblico.

Né si capisce perché sia stato fermato anche il piano dei parcheggi privati che avrebbe messo sotto terra almeno altre 20.000 autovetture, realizzando piazze e verde in superficie.

Eppure, anche questi interventi avrebbero contribuito alla purezza, e non poco. Invece ci si impegna in una schedatura di elevata precisione e dettaglio dei mezzi in circolazione, con un’articolazione estesa dei divieti. Una schedatura che impedirà ad alcuni di accedere a Milano e altri obbligherà a cambiare l’auto, e a cambiarla ancora non appena cadrà su di loro la mannaia della purezza dell’aria.

Non si vuole qui sottovalutare i danni dell’inquinamento dell’aria, ma tenere conto delle esigenze delle persone e dei lavoratori, che hanno il sacrosanto diritto alla mobilità almeno per motivi di lavoro e di studio e che non sempre dispongono dei fondi necessari per cambiare il loro veicolo.

Tuttavia, forse Milano sarà più pura, ma non sarà Milano come finora l’abbiamo conosciuta.

Oramai è in atto la fuga delle famiglie da Milano: una ricerca FIMAA-CCIA ha scoperto che, solo nel 2019, 40.000 famiglie hanno lasciato Milano, e che volevano insediarsi in un comune da cui fosse possibile raggiungere Milano con il trasporto pubblico, segno che si trattava di lavoratori convertitisi a pendolari. Oggi anche giovani coppie, studenti, lavoratori faticano a sostenere i costi di un’abitazione a Milano sommandoli al costo della vita, dei trasporti, dei servizi.

Pertanto ogni anno sono sempre più le famiglie che lasciano Milano, sostituite da single in carriera, stranieri e famiglie ad alto reddito. Ovviamente questi ultimi non possono essere che benvenuti ma è la fuga delle famiglie a basso e medio reddito che preoccupa. Saremo più puri, ma questa è una città dove i valori immobiliari sono saliti alle stelle, è la città di chi può cambiare l’auto ogni quattro anni, gli altri si devono accomodare fuori.

Si espelleranno sempre più famiglie con redditi bassi, lavoratori e soprattutto aziende. Milano sta vivendo un miraggio newyorchese, senza sapere quanto sia dura la vita a New York per chi non è sufficientemente ricco, e a tutto scapito dei ceti milanesi meno abbienti, che risultano sconfitti. Ma la corsa verso Manhattan è onerosissima sul piano sociale. Forse bisognava proprio farlo, quel gran buco nell’Appennino di cui si favoleggiava una volta, per far defluire lo smog, ma non per la purezza, per la democrazia.

Giorgio Goggi



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  1. Gianluca GennaiConcordo su tutto e aggiungo che manca anche la capacità d'innovare dal punto di vista della tecnologia dei trasporti (ad esempio con soluzioni aree. Un esempio su tutti, Mind, zona completamente isolata che potrebbe trovare una soluzione con una cabinovia ad alta frequenza oraria). Si capisce che una metropolitana al costo di più di 100 milioni al km, fa fatica ad essere messa in cantiere. Si capisce che è più facile intervenire sui temi comprensibili ai più (per i rapidi consensi che si possono ottenere parlando di stop alle auto e piste ciclabili sullo stile influencer). Mi viene da dire che ci sia anche una difficoltà ad ascoltare certe figure tecniche capaci di approfondire (o meglio, chi potrebbe dare un valore aggiunto viene messo a tacere perchè percepito come un ostacolo). Purtroppo Milano sembra avere perso il senso delle cose, soprattutto di quelle semplici equazioni (più trasporto pubblico tout court = meno mezzi personali) di cui anche Lei parla. Mi fa piacere che si citi anche l'argomento delle tangenziali, percepite come un corpo lontano e isolato, non in grado di nuocere. Si è perso il senso della complessità degli argomenti a favore della banalizzazione.
    21 febbraio 2024 • 08:37Rispondi
  2. AdaGrazie per l'articolo.Proprio ieri sera sono stata ad un incontro con l'assessore alla mobilita'organizzato dal Pd in zona Isola.Di tutto si e'parlato ma non di parcheggi che pare non essere una priorita',anzi la volonta'e' quella di togliere auto dalla strada.Alla domanda su come fa la gente che viene da fuori citta' a usare solo i mezzi e dove i residenti o i visitatori possano parcheggiare visto che qui in zona hanno venduto 2 aree di parcheggio a Coima che ci sta costruendo edifici-monstre,la risposta e' che si deve cambiare cultura.Intanto le macchine le trovi parcheggiate ovunque ed anche per i pedoni e' dura .
    21 febbraio 2024 • 10:40Rispondi
    • Andrea Vitalid'accordissimo con Ada, la questione parcheggi viene affrontata in modo ideologico, come se bastasse "cambiare cultura". E quelli che abitano fuori Milano? E chi deve uscire per lavoro? Per quegli esimi signori, il problema non si pone. Mi piacerebbe sapere come vengono al lavoro loro. In bicicletta? O in auto blu?
      21 febbraio 2024 • 14:45
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