7 novembre 2023
LA FORMULA DI BEPPE SALA
Lettera del 15 novembre 2023
Care lettrici e cari lettori, non so quanti di voi leggano il Corriere della Sera Milano, per essere più comprensibile ne riporto alcuni brani di quel che è comparso venerdì 10 dicembre, titolo: “L’appello di Sala «Unità a sinistra o si perde Milano»”, sottotitolo: «Fino ad ora ho fatto io da parafulmini».
L’articolo non mi è certo sfuggito e vorrei mettere in comune con voi alcuni brani che riportano le considerazioni che Sala ha fatto a margine del suo intervento alla inaugurazione dell’anno accademico della Bicocca.
Queste: « …. però torniamo al solito punto: c’è una parte della sinistra milanese che fa un po’ del brontolio e un po’ di distinguo la sua cifra. Ma finche c’è Beppe Sala che fa da parafulmine dell’universo mondo si va avanti. In politica la cosa più importante è vincere le elezioni, se non si vince poi succede quello che stiamo vedendo tutti i giorni. Nel Paese c’è un’occupazione da parte del centrodestra in tutti i ruoli».
E ancora queste: «Stiamo attenti perché tre anni sono lunghi, bisogna trovare una formula per essere veramente coesi altrimenti è estremamente pericoloso».
Niente male come dichiarazioni! Guardiamoci dentro.
La prima cosa. Questa dichiarazione di Sala è come se dicesse: se non mi sostenete e non la smettete di criticarmi rischiate di trovarvi un sindaco e una Giunta di destra. Quando un leader dice una cosa così, ricorda quello che disse a suo tempo Montanelli: turatevi il naso e andate a votare (Corriere della Sera, La stanza di Montanelli, 16 novembre 1995). Come dire non votate a favore ma contro.
Molte volte quando su ArcipelagoMilano criticavo e ancora critico Sala, mi arrivano lettere di commento che dicono la stessa cosa: critica Sala così fai il gioco della destra. Ecco l’eterno vizio della sinistra: quando fai una critica non si ribatte, non si argomenta si dice solo che si sta facendo il gioco dell’avversario. Ma davvero la sinistra non sbaglia mai? Qualunque cosa faccia?
In ogni caso c’è una grande verità: per essere di sinistra, come dice Sala, non basta dirlo, lo si dimostra coi fatti.
Moretti nel suo film Aprile diceva a D’Alema “dì una cosa di sinistra” e i molti brontoloni della sinistra milanesi nel loro intimo stanno dicendo: “Sala fa una cosa di sinistra” perché se no alle prossime amministrative la destra vincerà.
Sala non potrà più ricandidarsi, a meno che cambino la legge sulla rieleggibilità sulla quale si sta affannando tutto il Parlamento e non è detto che in tre anni non ce la facciano, premuti come sono dalle prossime elezioni europee.
Non è detto poi che sia lui a non volersi ricandidare: troppo spesso si è lamentato del peso di questa carica, ma se così fosse questi ultimi anni del suo mandato se non cambia registro comprometterà il futuro candidato della sinistra, nella speranza che PD e i suoi possibili alleati comincino sin d’ora a preparare un candidato.
Ma che eredità sta lasciando?
Per quello che riguarda l’urbanistica, che oggi si chiama ufficialmente Rigenerazione urbana, ha ereditato dal suo predecessore Giuliano Pisapia, un PGT (Piano di Governo del Territorio) che quest’ultimo ha rifiutato di fermarlo consegnando gli Scali ferroviari al loro destino sciagurato.
Sala non ha fatto che continuare per quella strada che abbiamo tutti sotto gli occhi, consegnando la città agli immobiliaristi e alle banche che li sostengono.
Non c’è stata volta in cui si sia parlato di edilizia popolare che non ci venisse propinata la favoletta delle convenzioni che obbligano il promotore a destinare una parte dell’edificato a edilizia sociale, ossia a canone moderato, che non è edilizia popolare perché lascia fuori gli ultimi.
Quanti alloggi sono stati realizzati sino ad oggi attraverso queste convenzioni?
Con quale criterio si è stabilita la quota di edilizia sociale in ogni convenzione?
Durante il suo primo mandato e quello attuale quante case popolari , ossia realizzate per intero con soldi pubblici e dunque interamente di proprietà pubblica, come ai bei tempi, si sono realizzate? Una vera operazione di sinistra.
Quante operazioni di consultazione della città si sono fatte, mere operazioni di ingegneria del consenso, che alla fine non hanno inciso minimamente sulle decisioni dell’amministrazione?
Oggi sento dire che per certe opere pubbliche non esiste più destra/sinistra. Servono comunque. Quello che definisce destra e sinistra è l’ordine di priorità.
Sala ha mai fatto il conto di quanti sono i gruppi che si sono organizzati per contestare le sue scelte? Quanti flashmob hanno riempito Piazza della Scala?
Sala forse sente ma non ascolta. Per sentire si usa passivamente l’udito, per ascoltare occorre invece l’utilizzo attivo dell’udito e della vista, con la partecipazione del pensiero stimolato dalle nostre sensazioni.
Da tempo ormai le pagine dei giornali milanesi pubblicano infinite lettere sulla sporcizia, l’incuria, la bolgia sui marciapiedi tra biciclette, monopattini quando non motorette.
Vogliamo parlare dell’ultima alluvione a Milano? Il vero disastro è stato provocato dalle bocchette di scarico lungo i marciapiedi che non scaricano a sufficienza. E sai perché? Perché quando si riasfaltato le strade si stende l’asfalto sopra quello esistente e così si “strozzano” le bocchette di scarico.
Vogliamo parlare degli scivoli per andicappati? Dopo la pioggia sono tanti laghetti.
Ci aspettiamo, come al solito, che le foglie cadute resteranno a terra: una patina scivolosa pericolosissima.
Cosa vogliamo dire a proposito delle code sempre più lunghe di chi è in cerca di un piatto di minestra?
“Una città più equa, più bella, più prossima e sostenibile” come dice Sala.
L’elenco potrebbe continuare ma ci fermiamo qui,
Come avete letto sopra Sala dice: Stiamo attenti perché tre anni sono lunghi, bisogna trovare una formula per essere veramente coesi altrimenti è estremamente pericoloso.
La formula la deve trovare lui e per cortesia ce la comunichi al più presto perché non aspettiamo altro. Noi possiamo dare solo un sommesso consiglio: dia meno retta ai cosiddetti poteri forti. I poteri forti sono una frase ripetuta sino alla noia ma noi vorremmo essere come l’acqua: “gutta cavat lapidem, non vi sed saepe cadendo” ( …non per la sua forza, ma col cadere spesso).
A proposito di brontolii le segnalo al sindaco l’iniziativa di un appello in dieci domande promosso da Emilio Battisti e rivolto a lei firmato tra gli altri anche da Marco Vitale, Guido Viale, Lucia Tozzi, Veronica Dini, Luca Beltrami Gadola, Giancarlo Consonni, Stefano Levi Della Torre, Gianni Scudo, Graziella Tonon, Luciano Pilotti, Giuseppe Longhi, Paolo Deganello, Emilio Battisti.
Ecco le dieci domande:
Io sono tra i sottoscrittori e vi invito a sottoscrivere cliccando (qui)
Alla prossima.
Luca Beltrami Gadola
NB: I commenti vanno indirizzati a redazione@arcipelagomilano.org