2 maggio 2023

QUALE DESIGN

Considerazioni a margine della "design week"


Copia di rification (8)

Nonostante sia architetto da anni non seguo con grande attenzione la settimana del design e nemmeno le attività Fuorisalone ad essa connesse. Mi sono spesso chiesto se questo dipenda in qualche modo da un interesse troppo ristretto per la mia attività, che riguarda la progettazione architettonica e urbana più che gli interni, ma  non mi sembra, perché mi sono occupato talvolta di disegno industriale e sono abbastanza interessato a quello dell’auto.

Ci pensavo anche nei giorni scorsi  quando, casualmente, ho avuto occasione  di vedere qualche installazione della design week:  al primo momento, per la quasi contemporaneità del Mi-Art, ho pensato si trattasse di performance artistiche, volte a coinvolgere la città  in una sorta di “gemellaggio” con l’arte:  difficile non pensare alle Floating Piers di Christo, ad esempio,  per l’installazione alla Darsena;  ma anche per il rivestimento della torre in largo Treves; oppure – diversamente – osservando il (gradevole) rispecchiamento delle colonne nel cortile dell’Accademia di Brera.

Tralasciando le altre, è difficile non valutare negativamente l’abuso della grande corte della Statale  per questa manifestazione:  in uno spazio magico come questo si potrebbe consentire al più un intervento analogo a quello proposto a Brera, che ne esalti la spazialità con rispetto, non certo  la congerie di “giostre”  più o meno sgradevoli come si è visto; una di esse riportava anche  una scritta per “salvare il mondo”;  si potrebbe rispondere sorridendo  “va bene , cominciamo dalla Ca Granda! ”.

Ma infine, a parte queste considerazioni  laterali,  cosa  c’entra tutto questo con il design?

L’unica installazione con riferimenti al tema mi è parsa Casa Ornella, se non altro perché si tratta di un ambiente normale, con tavoli e sedie della produzione che (immagino)  s’intende promuovere, e che riguardano senza dubbio il design dell’arredo.

Certamente qualcuno potrebbe sostenere che in inglese design si traduce con  progetto e tutto quanto si è visto nasce da un progetto:  ma mi sembra un  argomento piuttosto debole.

Una possibile spiegazione si è invece fatta strada osservando la produzione esposta al Salone, copiosa in quantità ma complessivamente estranea all’idea del  prodotto di design, quanto meno per la mia generazione.

Le fortune del Design, almeno in quanto eccellenza milanese, nascono infatti in un momento storico particolare, tra gli anni cinquanta e settanta, in cui l’attenzione di architetti e designer (memori del mantra “dal cucchiaio alla città” caro ai fondatori del MM), si è applicata ai nuovi materiali e alle tecniche della produzione industriale per i diversi elementi di arredo, come aspirazione ad una riforma complessiva degli spazi dell’abitazione e del lavoro, improntata ad una nuova sensibilità anche formale e legata alla contemporaneità.

Una stagione in cui la ricerca di nuovi materiali e l’affermarsi della produzione in serie, unita ad  una relativa ricchezza degli italiani  seguita al dopoguerra, incontrano un momento particolarmente creativo dei protagonisti dell’architettura milanese, non solo nel design:  la poltroncina Lady di Marco Zanuso del ‘51, con cui Arflex inaugura l’uso della gommapiuma Pirelli nella produzione; la risposta di Franco Albini con Fiorenza e Tre Pezzi in gommapiuma e tubolare di ferro; le Bambole di Mario Bellini del ’72; la sedia Selene e la poltroncina Vicario di Vico Magistretti, prodotte dal ’69 in un sol pezzo di GRP o ABS per Artemide; le lampade Splugen Brau di Piergiacomo e Achille Castiglioni e la serie di Albini per Sirrah, tutte in lamiera di acciaio conformato; Fantasma e Gatto  (sempre di Piergiacomo e Achille Castiglioni)  con telaio interno  invisibile e rivestimento in pergamena plastica, o ancora Eclisse di Magistretti…… e tanti altri prodotti; tutti caratterizzati da uno sforzo inventivo/innovativo che trovava la propria necessità e insieme il compimento in una stagione particolare e come risposta ad esigenze concrete.

Circostanze che non sono più, ovviamente, quelle di oggi  nonostante il grande impegno di molti giovani designer: archiviato da tempo l’impiego di materiali innovativi  (quanto meno rispetto ai molti già noti), con l’aumento delle firme di produzione nell’arredo è aumentata a dismisura anche la domanda in quantità e diversa qualità:  il designer deve così  rispondere incessantemente alla richiesta di nuovi prodotti, che saranno tali solo per un brevissimo periodo.

Se Artemide poteva tenere in produzione Selene dal 1969 al 1990 senza alcuna modifica, il progettista di una bella sedia nel 2023 sarà sicuramente costretto a modificarla (probabilmente in peggio) per il 2024 , oppure ad inventarne un’altra tutt’affatto diversa.

Quindi potremmo dire che la Design Week si fonda sulle fortune della scuola milanese degli anni ‘60/’70,  ma è oggi qualcosa di completamente diverso: i pezzi esposti non sono di industrial design ma in larga misura una variazione artigianale di altri, a loro volta imitativi di quelli “storici”; oppure sono pezzi unici, utili per risvegliare interesse durante l’esposizione ma non destinati alla produzione, al pari delle dream cars nei saloni dell’auto;  la manifestazione non  ha  più come obiettivo principale esporre la produzione del design,  ma quello di costituire una grossa occasione commerciale, che deve  richiamare molti turisti ed acquirenti in città, non necessariamente di mobili ma per alberghi, ristoranti e negozi; dev’essere pertanto adeguatamente pubblicizzata, partecipata, festeggiata, possibilmente con invenzioni in grado di  stupire e far parlare la gente.

Ecco allora che anche la passeggiata sulle acque in Darsena , il nuovo vestito della torre di largo Treves , e financo  l’introdursi nel Metaverso, trovano una loro risposta. Una risposta che però non ha più un vero rapporto con l’eccellenza di Milano capitale del Design, quanto con l’obiettivo di fare di Milano una città di eventi.

Claudio Fazzini



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  1. GianfrancoIl divertificio-Milano inquina tutto!
    3 maggio 2023 • 05:55Rispondi
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