4 aprile 2023

LE ATTUALITÀ MILANESI

LETTERA DEL 12.04.2023


lettera arcip

Care lettrici e cari lettori, Giancarlo Lizzeri, noto economista e ricercatore oltre che amico di vecchia data ed autore anche su  ArcipelagoMilano, ha scritto un lungo commento al mio ultimo editoriale MILANO E IL”BRAND NEGATIVO” che contiene alcuni interrogativi ai quali proverò a rispondere ma invito i lettori a fare la stessa cosa scrivendo a redazione@arcipelagomilano.org.

Ecco dunque il commento di Lizzeri. “La domanda che nessuno si pone, e che Luca non mi pare si ponga, è perché in Italia ci sia solo Milano che “scoppia”. Per risolvere sul serio tanti problemi di Milano basterebbe avere in Italia, metti a Torino, metti a Bologna, metti a Genova, un’altra Milano. Che sottragga, grazie ai suoi minori costi o alle sue maggiori attrattive, parte dei centri direzionali dell’economia, finanza, assicurazioni, telecomunicazioni, moda, editoria, pubblicità, studi legali ecc. oggi al 90% concentrati a Milano. O che assorba una parte delle sedi di multinazionali in Italia (pure quasi tutte concentrate a Milano). E che sottragga a Milano parte del suo tanto turismo, (con meno alberghi a cinque stelle in centro e minori affitti brevi in giro per la città). O che abbia discrete università tali da portare altrove almeno parte dei 200.000 studenti iscritti alle università milanesi (che pure vivono largamente in affitto in città). O che abbia un polo sanitario altrettanto articolato come quello milanese, che pure attira giornalmente su Milano tanti pazienti e parenti di pazienti da altre parti d’Italia (e non solo).

Una domanda è indispensabile: perché tutto questo non avviene? Viene il dubbio che i vantaggi della elevata concentrazione di funzioni pregiate sulla città di Milano siano per ora superiori agli svantaggi indotti in termini di costi della residenza e dei tempi/costi di trasporto. Varrebbe la pena scavare a fondo e capirci di più. Una seconda domanda. Invece che discutere sulle conseguenze sul mercato delle abitazioni che derivano dalla elevata concentrazione di funzioni produttive su Milano, non conviene forse discutere su quali di queste funzioni produttive è opportuno “smorzare”, anche al fine di ridurre la pressione sul mercato della casa.

Vogliamo a Milano meno università? Meno turismo? Meno strutture sanitarie? Meno sedi aziendali italiane ed estere? Stando ovviamente attenti alle conseguenze. Perché può darsi che se diciamo che non vogliamo più a Milano, metti, le sedi di Google, Novartis e Allianz queste magari rinunciano ad avere una sede in Italia e spostano i loro headquarters oltre confine. Avremmo spazi in più e minore congestione a Milano ma perdite non banali per l’economia nazionale.

Ho semplificato problemi assai complessi. Ma forse, proprio perché si tratta di problemi complessi, occorre scavare un po’ a fondo, cosa che era nelle buone abitudini milanesi. Lasciando magari perdere i titoli del Corriere della Sera. Ora soprattutto che è diventato un triste rotocalco di provincia.”.

Perché in Italia ci sia solo Milano che scoppia.

La risposta più immediata è che tra le città italiane comprese nelle tre grandi aree – nord, centro e sud – Milano è quella geograficamente meglio posizionata trovandosi ad essere un grande crocevia e collegata perfettamente al resto d’Europa e perché storicamente gode della fama di città capoluogo di una grande area manifatturiera con una Borsa Valori importante a livello europeo, l’unica rimasta in Italia dopo che con un decreto legislativo del  del 1996 sono state accorpate a Milano quelle di  Roma,  Torino,  Bologna, Genova, Venezia, Firenze, Napoli,  Palermo, Trieste che avevano solo una funzione locale.

La storicamente nota “laboriosità e serietà” dei milanesi ha fatto il resto.

Ma c’è qualcosa di più: Milano è attrattiva per chi ha bisogno di trovare un’offerta di lavoro intellettuale ben qualificato a basso costo e d’altro canto sono in molti che abitano a Milano o vengono a stare nell’hinterland perche solo qui, ancorché a condizioni umilianti, trovano lavoro.

Le altre città attrattive. Altre Milano

Lizzeri sostiene che il problema si sarebbe risolto da solo se anche altre città del nord avessero potuto far concorrenza a Milano, dotandosi di quegli insediamenti maggiormente attrattivi, parte dei centri direzionali dell’economia, finanza, assicurazioni, telecomunicazioni, moda, editoria, pubblicità, studi legali, sedi di multinazionali in Italia (pure quasi tutte concentrate a Milano) e che tra l’altro sottrarrebbero a Milano parte del suo tanto turismo, (con meno alberghi a cinque stelle in centro e minori affitti brevi in giro per la città,

Ma non è andata così, Milano è quello che è.

Milano per sottrazione

Giustamente Lizzeri dice: se anche potessimo avviare un meccanismo di “sottrazione”, obbiettivamente impossibile, Milano e l’Italia ne sarebbero danneggiate. Penso che intendesse dire che il percorso che dovrebbero intraprendere le altre città sarebbe lungo, troppo lungo l’interregno per consentire alle altre città di competere in attrattività con Milano senza perdere i vantaggi della situazione attuale.

Milano è quella che è. Che fare?

La questione riguarda la stragrande maggioranza dei cittadini milanesi che vedono la loro città invasa dai turisti, il problema “casa” – acquisto e locazione – diventare drammatico persino con espulsione dei più deboli, la desertificazione notturna e festiva dei quartieri invasi dal terziario, il traffico sempre più caotico, la qualità dell’aria peggiorare, la scomparsa dei negozi di vicinato.

Chi invece beneficia di queste “attrattività”? Una consistente fascia di professionisti di ogni ramo sia con i loro studi che con la partecipazione alla gestione di società grandi e piccole, tutta la categoria dei “consulenti”, gli albergatori, i ristoratori, i padroni di casa e gli azionisti delle società immobiliari, le catene della grande distribuzione, e quelli che chiamiamo gli “uomini d’affari”.

Il problema della equità emerge drammaticamente: le risorse prodotte dalle attività più pesanti in termini di disagio, quelle del secondo capoverso, possono essere risolte solo con ingenti investimenti da un lato e con una assai diversa politica urbanistica.

L’obbiettivo principale per una amministrazione che si dichiari di sinistra deve essere la riduzione del divario tra ricchi e poveri.

Il Comune ha bisogno di maggiori introiti visto che ha anche rinunciato a cospicui dividendi alienando la sue società o cedendo partecipazioni consistenti.

La lotta all’evasione dopo l’accordo tra Comune, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, accordo che tra l’altro consente al Comune di introitare il 100% delle maggiori somme accertate e riscosse in seguito alle sue segnalazioni ha dato risultati (1) purtroppo decrescenti nel tempo.

Ovviamente il mancato adeguamento dei redditi catastali – la bestia nera della destra – ha pesato e peserà sempre di più, così come ha pesato la mancata riscossione di oneri di urbanizzazione per la mancata applicazione di una legge che avrebbe consentito di partecipare alle plusvalenze di importanti operazioni immobiliari.

Sullo sfondo si staglia sempre di più l’assenza di una buona legge sull’imposta patrimoniale, altra bestia nera della destra e del centrodestra -con una positiva ricaduta anche sugli enti locali – ma è inutile sperarci. Probabilmente anche se avessimo la fortuna di un governo di sinistra questo sarebbe sempre terrorizzato quando si tratti di affrontare la questione “tasse”. Berlusconi diceva “non metteremo mai le mani nelle tasche dei cittadini” e ci ha vinto delle elezioni ma resta l’altro adagio nostrano: l’Italia è un Paese povero di cittadini ricchi. Quali, quanti? Ho letto che a Milano il 7% di contribuenti possiede il 90% della ricchezza totale.

Per fortuna l’articolo 57 della Costituzione non ammette referendum per le leggi tributarie, altrimenti qualcuno ci avrebbe provato. Chi? A voi l’elenco.

Luca Beltrami Gadola

(1)
– 2017: 173 segnalazioni per un importo erogato di 1.308.977 euro
– 2018: 288 segnalazioni per 745.811 euro
– 2019: 420 segnalazioni per 354.931 euro
– 2020: 370 segnalazioni per 350.195 euro
– 2021: 222 segnalazioni (importo non ancora visibile)

Per quanto riguarda gli anni precedenti, le segnalazioni inviate hanno permesso al Comune di introitare:
– 935.249 euro nel 2013
– 1.621.780 euro nel 2014
– 2.138.338 euro nel 2015
– 2.353.054 euro nel 2016

 



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