24 gennaio 2023

MILANO CITTÀ UNIVERSITARIA È IN RETROCESSIONE

Qualche numero per capire


Progetto senza titolo (10) (1)

Si è detto di recente e da più parti che a Milano manca visione. Credo sia un po’ vero. Credo anche che non sia solo l’amministrazione comunale o il suo sindaco ad averne poca. Prendo di proposito in mano un problema concreto e cerco di dargli, con fatica, la sua dimensione: quanto meno per capire se è un problema risolvibile oppure no. Si sa che il problema esiste, si sa che è importante, ma è di fatto rimosso. Con un buon livello di disinteresse generale.

Sto parlando delle decine di migliaia di studenti universitari che cercano casa a Milano. Quegli studenti sono un bene prezioso. Potrebbero essere una grande risorsa per il futuro della città. Non dare loro una possibilità di alloggio coerente con le esigenze degli anni del loro periodo formativo significa rimuovere parte del futuro della città.

Quanto segue non scaglia alcuna pietra. È solo un piccolo contributo al dibattito sul futuro della città.

  1. Quanti sono gli studenti universitari a Milano?

Milano ha avuto la sua prima università solo nella seconda metà dell’800. Oggi è uno dei maggiori poli universitari d’Europa e il primo in Italia. Sono circa 225.000 gli studenti iscritti alle università milanesi facoltà residenti in Milano. Cifra cresciuta del 10 per cento in 15 anni tra il 2003 e il 2018, in crescita di un altro 10% nei soli 4 anni dal 2018 al 2022. Una netta maggioranza di questi studenti è femminile, fatto che è consolidato da circa 10 anni a questa parte. Quasi 24.000 vengono da Paesi esteri, con percentuali elevate soprattutto negli Istituti AFAM, all’Humanitas, alla Bocconi e al Politecnico. Gli studenti di altri Paesi erano solo poco più di 3.000 nel 2003. Come si vedrà, una percentuale ignota ma con ogni probabilità rilevante e in forte crescita proviene da fuori Lombardia, Mezzogiorno in particolare.  Studenti stranieri e studenti da fuori regione sono la grande maggioranza di quelli che hanno bisogno di una residenza stabile in città per frequentare l’università.

ISTITUTI UNIVERSITARI N° ISCRITTI DONNE STRANIERI
MILANESI   % %
 
Università Statale di Milano 60.988 59 7,9
Politecnico di Milano 46.992 34 15,9
Università Cattolica 42.183 67 5,7
Università Statale Bicocca 37.012 62 5,2
Università Bocconi 13.743 41 20,2
IULM 7.389 76 4,6
Università San Raffaele 3.881 66 8,4
Università Humanitas 1.446 63 21,4
Istituti AFAM* 12.300 72 27,7
Totale 225.934 56,3 10,5
*Accademia di Brera + Conservatorio + IED + Marangoni + NABA
  Posizione in Posizione in
UNIVERSITÀ MILANESI graduatoria graduatoria
  mondiale mondiale
  2022 2018
Università Bocconi (1)
Politecnico di Milano (2) 139ª 156ª
Università Statale di Milano (3) 151-200ª 151-200ª
Università Humanitas (3) 201-250ª fuori graduatoria
Università Cattolica (1) 301-400ª 501-600ª
Università Bicocca (1) 301-400ª 401-500ª
Università San Raffaele (2) 436ª fuori graduatoria
IULM fuori graduatoria fuori graduatoria
(1) Graduatoria Business Schools QS
(1) Graduatoria ARWU
(2) Graduatoria QS
(3) Graduatoria THE

Sottraendo al totale di circa 226.000 studenti iscritti i circa 6000 studenti iscritti a facoltà di università milanesi in sedi non milanesi e sottraendo gli studenti fuori corso (stimati pari al 25%, secondo la stima di Almaviva per tutte le università del Nord), sono oltre 160.000 gli studenti in corso iscritti alle facoltà milanesi o ad istituti AFAM milanesi.  La cifra è pari a oltre il 12 per cento in rapporto alla popolazione della città.  Percentuale che è superata in Italia solo città universitarie storiche (Pisa con il 32%, Pavia con il 25%, Padova, con il 24%, Bologna con il 16%), ma che non ha quasi l’eguale nelle grandi città Italiane o europee. A Roma gli studenti universitari (al netto dei fuori corso) sono circa 137.000, pari a meno del 5% della popolazione di quella città.  A Parigi la popolazione universitaria è pari al 3% della popolazione, a Londra meno del 3%. L’unica grande città europea che ha una presenza percentuale di studenti sulla popolazione paragonabile a quella di Milano è Barcellona.

  1. Università milanesi in buon miglioramento

Una sola università milanese, la Bocconi, appare da tempo nelle prime file delle università al mondo nel suo ambito specifico (business schools). È l’unica università italiana che gioca in serie A e che continua a migliorare la sua posizione nel campionato mondiale. Ma anche quasi tutte le altre università milanesi hanno negli ultimi anni migliorato la loro posizione. Usando per ogni Università la graduatoria più favorevole tra le tre che da tempo monitorano le università di tutto il mondo, risulta che anche Politecnico, Cattolica, Bicocca, San Raffaele e Humanitas hanno migliorato, talvolta in modo sostanziale, il loro posizionamento in graduatoria. Questo spiega in non piccola parte l’attrattiva che le università milanesi esercitano oggi più di ieri. Bocconi a parte non c’è nessun altra università milanese in prima fila: ma l’importante è la tendenza, tanto più positiva quanto meno essa è stata e è supportata dalla messa a disposizione di risorse da parte dello Stato Italiano.

  1. Ma Milano continua a scivolare verso il basso come città universitaria

Una apposita classifica pubblicata a partire dal 2016 compila la graduatoria delle maggiori città universitarie al mondo. La graduatoria QS si basa su numerosi fattori: molti oggettivi (facilità di trovare lavoro, costo della vita nella città, fattori di attrattiva della città, livello qualitativo delle strutture universitarie, caratteristiche della popolazione studentesca) e uno soggettivo, cioè il livello di gradimento per la città espresso direttamente dagli studenti.  Come ogni classifica, essa non è perfetta. Ma è l’unica esistente in materia ed è considerata una classifica seria.

In questa graduatoria Milano si è fin dall’inizio posizionata non bene. Ancor peggio: mentre le università milanesi non sono eccelse ma migliorano, la città che ospita quelle università vede via via peggiorare il suo posizionamento in graduatoria. Milano era al 33º posto nella graduatoria QS tra le città universitarie al mondo nel 2016, è scesa al 40º posto nel 2018 ed è ulteriormente scesa in 48ª posizione nel 2022.

È in particolare il costo della vita per lo studente universitario a trascinare il posizionamento di Milano verso il basso.  Per quanto riguarda il costo che lo studente deve affrontare per vivere, Milano si colloca addirittura in 121ª posizione. Per contrappeso, e per fortuna, le caratteristiche dell’economia milanese collocano Milano in 21ª posizione per quanto riguarda la probabilità di un esito occupazionale positivo a Milano al termine degli studi universitari.

Se restringiamo lo sguardo alla sola Europa, Milano come città universitaria si collocava in 17ª posizione nel 2018, ed è ora scesa in 23ª posizione. Nelle prime posizioni si collocano nell’ordine Londra, Monaco, Zurigo, Berlino, Parigi, Edinburgo, Vienna, Edinburgo, Losanna, con posizioni in graduatoria quasi identiche rispetto a 4 anni fa. Ma in posizione più avanzata rispetto a Milano troviamo anche Barcellona, Madrid, Glasgow, Manchester, Praga, Lovanio e Birmingham.

Per lo studente universitario Milano è decisamente più cara di Barcellona, molto più cara di Vienna e ancor più cara rispetto a Monaco di Baviera. E per desirability (gradevolezza della città) Milano viene in 52ª posizione, preceduta anche da Manchester in 35ª posizione, Stoccarda in 26ª, Barcelona in 17ª, Helsinki in 13ª.

Milano è quindi una grande città universitaria per il numero di università che possiede e per il numero degli studenti ad esse iscritti. La città e le stesse università hanno tuttavia fatto finora assai poco per accogliere in modo decente, se non caloroso, lo studente che viene da fuori Milano e ancor meno lo studente che viene da fuori Italia.

  1. Dove e come “vivono” i 60.000 studenti che hanno bisogno di una casa a Milano

Non si sa con precisione quanti degli studenti universitari milanesi provengono da luoghi che non permettono un “buon” pendolarismo giornaliero con Milano. La stima che circola è che essi siano circa un terzo degli studenti universitari, che vorrebbe dire 70.000 (se si prendono in considerazioni tutti gli studenti iscritti) o 55.000, se si prendono in considerazione solo gli studenti “in corso”.  Qualcosa che sta circa a metà strada è probabilmente la stima corretta. Ma val la pena arrivarci con qualche supporto.

Un bella ricerca svolta nel 2003 da un’équipe guidata da Roberto Camagni era riuscita a stimare che dei 175.000 studenti universitari di quell’anno il 20% fossero milanesi (36.000), il 55% fossero pendolari (96.000) e il 25 per cento (43.000) fossero gli studenti che provenivano da aree geografiche che non consentivano alcun pendolarismo.

Rispetto al 2003 il numero di studenti iscritti alle facoltà milanesi è aumentato di oltre 40.000 persone, in gran parte provenienti da zone lontane da Milano. La demografia milanese e lombarda non ha quasi sicuramente portato a incrementi significativi nel numero di studenti universitari milanesi e lombardi (in gran parte pendolari). Si sono nel frattempo anche consolidati poli di attrazione universitaria in altre provincie lombarde (Brescia, Bergamo e Lodi in particolare). Gli oltre 40.000 studenti universitari in più del 2022 rispetto al 2003 sono quindi in larga misura provenienti da aree che non permettono alcun pendolarismo su Milano.

Questo è vero sicuramente per i 20.000 studenti stranieri in più che sono oggi a Milano rispetto al 2003. Meno facile sapere da dove provengono gli altri 20/25.000 studenti universitari in più a Milano rispetto al 2003, ma tutto fa pensare che una larga quota di essi provengano da fuori Lombardia ed in particolare dal Mezzogiorno. Tutto questo fa presumere che i 43.000 studenti che Camagni stimava nel 2003 avessero bisogno di una abitazione a Milano, siano all’incirca raddoppiati. Per star cauti diciamo che essi sono 80.000. Ma preferiamo essere ancora più cauti e togliere da questa cifra gli studenti fuori corso. Ipotizziamo cioè per cautela che nessuno di questi, allo scadere del terzo o quinto anno di università abbia più bisogno di una abitazione a Milano. Calcolati in questo modo gli studenti universitari “fuori sede” nel 2003 sarebbero stati circa 29.000, mentre nel 2022 essi sono circa 60.000.

Quanto è attendibile questa stima? Andrebbero tolti da quella cifra gli studenti che provengono da famiglie che possono permettersi di pagare “qualsiasi” prezzo per trovare una sistemazione ai propri figli. Non sappiamo quanti sono, non sono probabilmente molti, ma è vero che van tolti dalla stima. Esiste però anche un buon numero di studenti che, almeno per il primo anno fuori corso ancora necessitano di una abitazione a Milano, e sono con ogni probabilità un numero ben superiore a quelli che provengono da famiglie “ricche. La nostra stima non li include.

Così come sono molti gli studenti pendolari che hanno tempi e costi di pendolarità assai elevati e che opterebbero volentieri per una residenza milanese per i loro studi universitari se questa non fosse troppo costosa.  Non è un numero piccolo, se si tien conto della limitata fruizione delle strutture universitarie che tempi lunghi di pendolarismo inevitabilmente impongono, per non parlare della scarsa possibilità che gran parte dei pendolari hanno di vivere i loro anni formativi in un contesto di socialità e di “desirability” analogo a quello di cui godono gli studenti residenti in moderne residenze universitarie a Milano.  In poche parole: la popolazione studentesca che ha bisogno di una residenza a Milano non è solo quella che è già a Milano. Quanti altri studenti vivrebbero stabilmente a Milano per studiare se il costo dell’abitazione a Milano fosse quello offerto dalle attuali residenze universitarie o da alcune grandi residenze private specializzate in ospitalità universitaria?

La stima che siano “60.000” gli studenti universitari che hanno bisogno di trovare una residenza a Milano è quindi quasi di sicuro sottodimensionata, probabilmente anche di parecchio. Proprio per questo essa dovrebbe essere il traguardo minimo da raggiungere.

Ma, sulla base di quanto è successo finora, provvedere ad una residenza adeguata (per costi e qualità) anche solo a 60.000 studenti universitari è al di fuori di ogni speranza realistica.

Nel 2003 l’offerta di posti in residenze universitarie (la cui qualità era spesso di non gran livello) era pari al 18,4% del numero di studenti universitari che cercavano allora casa a Milano. Da allora l’offerta di nuove strutture mirate all’utenza universitaria è stata pari in complesso a 7.600 posti (qualità a parte) che, sommati alle residenze già esistenti nel 2003 avrebbe portato a coprire nel 2022 il 40% delle esigenze del 2003. Nel frattempo tuttavia il numero di studenti che ha bisogno di una abitazione a Milano è cresciuto di 31.500 unità, per cui nel 2022 l’esigenza è coperta in misura pari solo al 22%. In pratica in 19 anni si sono resi disponibili 400 nuovi posti all’anno. Con questi ritmi, e supponendo che il numero degli studenti universitari che richiede una abitazione in città non cresca ulteriormente, occorrerebbero oltre 100 anni per soddisfare in modo integrale il livello attuale (sottostimato) di residenza universitaria da coprire (pari a 47.000 studenti).

Residenze per studenti universitari 2003 2022 Incremento
fuori sede    
     
Residenze universitarie 2.903 5.750 2.847
Residenze enti pubblici e fondazioni 357 2.254 1.897
Residenze private 0 4.029** 4.029
Residenze religiose 2.189 1.074 -1115
Totale residenze 5.449 13.107 7.658
Studenti universitari fuori sede* 29.500 60.000 31.500
Residenze/studenti fuori sede % 18,4% 22,4% 4%
*Studenti 2003 calcolati al netto dei fuori corso (pari al 30%)

**inclusa struttura Campus X Bovisa in apertura nel 2023

  1. Cos’è successo dopo il 2003

Rispetto al 2003 sono intervenuti i seguenti fatti principali:

  • Un terzo dell’incremento dell’offerta di residenze universitarie creata nel ventennio è dovuta all’Università Bocconi (900 posti in più nel 2022). La Bocconi è l’unica grande struttura universitaria che ha oggi una dotazione di residenze studentesche relativamente elevata. Sommando ai 2.000 posti in residenze universitarie i 700 posti prenotati dalla Bocconi nelle residenze create da Aparto in via Giovenale e via Ripamonti, la Bocconi ha oggi una dotazione complessiva di 2700 posti, pari al 20% circa del numero dei suoi studenti. Tutti i 2700 posti sono disponibili all’interno di strutture di buon livello qualitativo e sono tutti collocati o sul campus universitario o poco lontano da esso. I posti disponibili tuttavia sono appena pari al numero di studenti stranieri che frequentano quell’Università. Anche Bocconi quindi ha ancora molta strada da fare. In situazione positiva rispetto alle altre Università è anche l’Humanitas, che si è data una struttura di residenza studentesca che copre il 16% degli iscritti. All’Humanitas tuttavia il numero dei soli studenti stranieri è pari al 21% degli iscritti. Per giunta Humanitas è collocata in una zona a sud di Milano che richiede tempi di pendolarismo molto elevati per studenti che risiedono a Milano.
  • Per tutte le altre università (Politecnico, Bicocca, Cattolica, IULM, San Raffaele e strutture AFAM) la media delle residenze disponibili nel 2022 è pari al 18% dell’esigenza minima stimata. Per l’insieme di tutte queste università il rapporto tra residenze universitarie e fabbisogno di residenza è rimasto fermo al livello del 2003. Statale Bicocca e Politecnico Bovisa hanno avuto il vantaggio di essere collocate in zone di Milano in cui esiste un’abbondanza di aree libere o di edifici da riconvertire. Non a caso alcune residenze create da privati e una nuova residenza della Fondazione Cariplo sono collocate in prossimità di queste due sedi universitarie.
  • La Statale e la Cattolica sembrano essere attualmente le due università più rinunciatarie in materia di residenza universitaria. Un comunicato ufficiale della Statale di qualche mese fa annunciava, in apparenza con qualche vanto, che nel 2026 l’offerta di residenze della Statale sarà pari a 1971 posti. Già attualmente i soli studenti stranieri sono due volte e mezzo quel numero.
  • La maggiore offerta di residenza universitaria realizzata da parte di Fondazioni è legata soprattutto alla Fondazione Housing Sociale della Cariplo che ha aperto negli ultimi anni 3 residenze per oltre 1000 posti letto di buon livello ed a costi contenuti. Una è collocata in prossimità della Statale Bicocca. Le altre due sono invece collocate in zone assai periferiche della città
  • L’offerta di residenza universitaria da parte di strutture religiose (che interessa soprattutto l’Università Cattolica), si è dimezzata rispetto al 2003. Buona parte di essa era già allora qualitativamente di basso livello ed è così in parte ancora oggi. Alcune residenze sono inoltre collocate in zone assai remote rispetto alle sedi universitarie.
  • Fino a pochissimi anni fa non esistevano a Milano residenze universitarie fornite da operatori privati. Nel 2021-23 i privati sono entrati quasi di prepotenza. In questi due anni sono stati circa 4000 i posti resi disponibili per studenti in residenze costruite da privati: più di metà rispetto all’incremento complessivo che c’è stato in 20 anni. Ben gestita, l’iniziativa di operatori privati specializzati in residenze universitarie specializzati potrebbe forse dare una marcia in più alla soluzione di un problema che è sembrato finora insolubile. Se, come non è impossibile, dovessero arrivare a fruizione nei prossimi anni 1000/1500 posti all’anno, un problema che sembrava insolubile anche in una prospettiva secolare, può avviarsi verso un suo qualche ridimensionamento già nel giro di un decennio. Alcune migliaia di posti in più di buona residenza universitaria già possono essere sufficienti per dare una calmierata ai prezzi pagati dalla stragrande maggioranza degli studenti sul mercato privato. Alcune delle strutture private (la struttura Collegiate in particolare) si rivolgono ad una fascia economica relativamente alta. Ma nell’insieme i prezzi delle nuove strutture private non sono lontani dai prezzi che hanno le tre residenze della Fondazione Housing Sociale della Cariplo. L’Università Statale ha preso ad esempio in affitto presso la residenza Aparto di Via Ripamonti quasi trecento posti letto per 9 anni ad un prezzo pari a 379 euro/mese per posto letto.
  1. Guardando avanti

L’università milanese sta affrontando un grosso ciclo di mutamenti strutturali. Quattro sono di notevole rilievo. Sono il trasferimento di una grossa parte delle strutture dell’Università Statale in area Mind (20.000 studenti e 3.000 docenti e altro personale), il progetto Bovisa-Goccia di Enzo Piano, nonché la progressiva conversione degli spazi dell’enorme Caserma Garibaldi in Piazza Sant’Ambrogio in strutture didattiche della Cattolica. Di minor rilievo ma pure di grande interesse è l’accorpamento di tutte le strutture dell’Istituto Italiano del Design (IED, struttura AFAM) nell’area dell’ex-Macello.

A fronte di questi fatti macroscopici rimangono minuscole le nuove realizzazioni previste per quanto riguarda la residenza di studenti universitari. La maggiore sarà quella che si realizzerà a Porta Romana nel 2026 con la conversione in residenza universitaria della struttura di accoglienza degli atleti olimpionici. Seguono le due residenze previste a Bovisa, ognuna per 500 studenti (assai poco rispetto ai 20.000 studenti del Politecnico nel polo Bovisa). Infine la nuova residenza universitaria della Statale per 400/500 posti in area Mind (ancor meno significativa a fronte di una popolazione studentesca pure pari a 20.000 studenti). Sembra essere molto più equilibrato l’intervento IED, che prevede una nuova residenza per 400 studenti (a fronte di una popolazione studentesca attuale pari a 2600 studenti).  Non si ha notizia di alcuna iniziativa della Cattolica per ampliare le minuscole strutture di residenza oggi esistenti per i suoi studenti.

Di sicuro vi saranno anche nuove iniziative di privati.  Non siamo in grado al momento di capire quali e dove.

Rispetto alla sua rilevanza, il tema “residenze per studenti universitari a Milano” continua in complesso ad essere trattato come un tema marginale. Non so se esiste un presidio strutturale del tema all’interno della Amministrazione Comunale e/o tra l’Amministrazione Comunale e le singole Università. O se esiste un’interlocuzione sistematica dell’Amministrazione comunale con operatori privati, pubblici (e perché no anche religiosi, se ancora ne esistono) potenzialmente interessati. Da come il tema è gestito immagino di no. E questo è un bel guaio. A differenza di altri Paesi, in Italia ed anche a Milano abbiamo sempre dato un’importanza di fatto marginale all’università.

Il tema è troppo importante per il presente e per il futuro della città. Quali possono essere gli strumenti per dare alla città una marcia o due in più non è argomento su cui sono in grado di dare da solo particolari contributi. Al solito cercherei di non inventare l’ombrello e preferirei copiare le migliori pratiche di altri Paesi, nonché di far spazio a chiunque ha credibilità per affrontarlo.

Come ho scritto all’inizio, non ho voluto scagliare alcuna pietra. Ho scritto un appunto un po’ lungo per dare un contributo al dibattito sul futuro della città.  Mi piacerebbe discuterne e parlarne, magari a fondo, con chiunque ha voglia di fare altrettanto.

Giancarlo Rizzeri



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Ultimi commenti