3 maggio 2022

LE ATTUALITÀ MILANESI

LETTERA DEL 11.05.2022


lettera arcip

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Care lettrici e cari lettori, 

di seguito la Lettera da ArcipelagoMilano, per commentare con prontezza – i mercoledì nei quali ArcipelagoMilano non è online nella sua versione integrale – quel che accade nella nostra città. 

Buona lettura.

Luca Beltrami Gadola

Indice:

  • BIANCA BERLINGUER E LE GIORNALISTE DI PUTIN
  • ALER, EDILIZIA SOCIALE E DINTORNI
  • POLITICA PUBBLICA A MILANO, UNA TRISTE SITUAZIONE
  • C’È SEMPRE DA IMPARARE
  • NON E’ UN PAESE IDEALE

BIANCA BERLINGUER E LE GIORNALISTE DI PUTIN – La giornalista putiniana ospite del talk show di Bianca Berlinguer ha scatenato un polverone. Non è stata la sola ad invitare personaggi filoputiniani italiani e stranieri. Il caso della giornalista ospite della Berlinguer ha suscitato scandalo perché la rete sulla quale è apparsa fa parte delle reti pubbliche italiane regolate dal Governo italiano che non è certo filoputiniano e si è invece dato spazio ad un intervento che altro non era che uno spot pubblicitario del Cremlino.

Anche le reti private non si sono lasciate sfuggire l’occasione di ospitare personaggi filoputiniani scomodi in nome della libertà di opinione e della attenzione allo share.

A mio avviso la questione va posta in altri termini: è giusto invitare giornalisti che facciano propaganda a favore di Governi di Paesi nei quali non vi è assolutamente libertà di opinione e mettano in galera gli oppositori e in molti casi li assassinino i giornalisti scomodi? 

Non ho notizie di reti di questi Paesi che invitino giornalisti stranieri lasciando loro la libertà di parola.

Vi immaginate Bianca Belinguer partecipare a un talk show in una delle reti di VGTRK, le televisioni governative russe, raccontando quello che sappiamo delle stragi in Ucraina?

Comunque qualcosa va detto a proposito dei talk show di tutte le reti che sono passate dal Covid alla guerre in Ucraina con disinvoltura e ci ammanniscono personaggi spesso improponibili con la segreta speranza che si azzuffino tre di loro perché le baruffe in televisione fanno audience.

Bisognerebbe che raccogliessero invece l’esortazione alla moderazione che arriva di più parti di “moderazione”, perché abbiamo bisogno di riflettere con più calma.

LBG

ALER, EDILIZIA SOCIALE E DINTORNI – Le ultime notizie dal mondo dell’edilizia sociale ci arrivano dalle pagine milanesi della Repubblica di sabato scorso (7 maggio).

Sul banco degli imputati c’è l’Aler, L’Azienda Lombarda di Edilizia Residenziale che possiede più di metà degli edifici di edilizia residenziale pubblica, il restante fa capo al Comune di Milano.

Per il momento sembra che l’indirizzo sia quello di abbattere alcuni edifici perché una seria operazione di risanamento costerebbe di più di una nuova costruzione.

Questa considerazione sancisce un vizio di origine: le case di edilizia sociale sono fatte male, forse le imprese sono state strangolate con prezzi troppo bassi, certamente le direzioni lavori suono state disattente, me non per tutte è così, basti pensare che i quartieri popolari costruiti prima della guerra del ’40 si sono conservati assai meglio.

L’amara considerazione è che nel settore dell’edilizia pubblica da decenni mancano investimenti seri per la manutenzione e per la nuova edificazione, come se la domanda sociale si fosse bloccata mentre invece continua crescere e la ragione è tra l’altro molto semplice: la piccola borghesia e gli strati poveri della popolazione si sono impoveriti e le ragioni di questo impoverimento le conosciamo tutte a partire dal livello dei salari, uno dei più basi d’Europa.

L’edilizia sociale ha un ruolo fondamentale nella crescita di un Paese perché libera risorse economiche destinate ai consumi: meno spendo per la casa più mi resta per gli altri consumi. 

L’edilizia sociale assume il ruolo di infrastruttura abilitante al pari delle autostrade, delle scuole, degli edifici pubblici. 

Sempre sulla stessa pagina di Repubblica troviamo una intervista all’architetto Alessandro Scandurra impegnato nella progettazione di edifici di edilizia sociale.

L’architetto Scandurra si pone il problema di progettare spazi adatti soprattutto per i giovani e le loro abitudini di vita: orientamento corretto ma che riguarda le nuove costruzioni.

Del patrimonio esistente che ne facciamo? 

Salvo la via dell’abbattimento degli edifici il cui recupero sarebbe troppo costoso, bisogna affrontare un aspetto di carattere urbanistico; spesso i quartieri popolari sono delle vere enclave all’interno della città, racchiusi da muri di cinta che accentuano questo aspetto di abitazione per “diversi”.

Aprire questi quartieri non sarà facile ma il problema va affrontato: ne aveva parlato un paio di anni fa l’allora assessore ai lavori pubblici e casa Gabriele Rabaiotti ma non sembra che questa, che è una vera sfida, sia stata raccolta da qualcuno.

LBG

POLITICA PUBBLICA A MILANO, UNA TRISTE SITUAZIONE – La questione dello stadio nuovo e, se abbattuto il San Siro-Meazza, le edificazioni consentite per rendere l’operazione profittevole è nella piena indeterminatezza. E’ probabile che, oltre al possibile scudetto, essa rientri pienamente nella valutazione per la cessione della società AC Milan. C’è un solo punto fermo, una certezza, il sindaco Sala che, occorre riconoscerlo, è esplicito nella sua funzione di facilitatore dei fondi proprietari di Milan e Inter. Questa la sua recente rassicurazione: “Io credo che noi arriveremo ad autorizzare il nuovo stadio con i nostri tempi, che non sono neanche dipendenti dalla mia volontà. Il dibattito pubblico è previsto dalla legge: purtroppo le leggi non le faccio io, capisco che bisogna chiedere alle squadre di pazientare ancora ma è così. 

Ormai dopo questo lungo processo siamo vicino alla conclusione del tutto, quindi spero che abbiano un altro po’ di pazienza e che tutto si concluda al meglio.” ‘Purtroppo le leggi non le faccio io’ dice il sindaco, noi diciamo: per fortuna. Perché non siamo vicini alla conclusione di nulla, questo è un processo di pianificazione urbanistica mai partito. Sala è al secondo mandato ma possibile che non abbia una sua idea, non dico una visione, sul che fare di uno stadio pienamente funzionante di proprietà pubblica e sui 29 ettari circostanti, anch’essi di proprietà pubblica? Questa espressione della politica come questione tecno-amministrativa costituisce una rappresentazione plastica della condizione odierna della democrazia. Si dirà ‘Ma Sala è un tecnico’, questo è certo, ma nel ritenersi tale ha persino il pregio di essere esplicito. Al contrario, pur in sintonia sostanziale con l’indirizzo del sindaco, la maggioranza e l’opposizione vivono una piena simulazione della partecipazione al processo deliberativo e la condividono con il loro ristretto riferimento sociale ed elettorale, il 47% degli aventi diritto al voto. 

Nei giorni scorsi è andato in scena un esempio di questa partecipazione simulata e si è tenuto nel Municipio 6 una convocazione congiunta del Consiglio Comunale e del Consiglio del Municipio, con qualche assessore. Chiaramente non costituiva un momento dove le segnalazioni dei cittadini, in relazione alle questioni dei quartieri e dei servizi, raccolte in precedenza, trovavano una trattazione ed una interlocuzione tra Palazzo Marino e una zona del decentramento, magari coinvolgendo le rappresentanze istituzionali dei comuni della prima cintura contigui. Avrebbero persino potuto fare a meno di strumenti e percorsi di partecipazione informata e di ascolto, sarebbe bastato leggere e vedere cosa pubblicano i cittadini nei gruppi di Facebook del Quartiere Barona, del Gambellino Lorenteggio, del Naviglio Grande. 

Invece niente, malinconicamente niente. Niente, non se ne fa nulla, come il Presidente Minniti rispose alla richiesta di trattare in modalità pubblica e informata le implicazioni relative allo stadio, che è nel contiguo Municipio 7. Ognuno preso dalle sue ambizioni e dai suoi piccoli scambi. Più che malinconica direi triste la situazione della politica pubblica a Milano.

Fiorello Cortiana

C’È SEMPRE DA IMPARARE – Un confronto fra Italia e Venezuela? Secondo l’opinione corrente è improponibile, vinciamo a mani basse.

59 milioni di abitanti noi, 32,8 loro.

$ 32.428 di reddito pro capite noi, $ 3.375 loro.

58 siti Unesco noi, 3 loro.

Nello specifico di un settore particolare, la musica classica/operistica, noi Bellini, Boccherini, Cilea, Donizetti, Leoncavallo, Mascagni, Monteverdi, Morricone, Palestrina, Paganini, Puccini, Rossini, Salieri, Tartini, Verdi, Vivaldi, loro nessuno.

Eppure….

In Italia ci sono 28 orchestre di musica classica, di cui 13 di musica sinfonica.

In Venezuela 125 orchestre e cori giovanili, 30 orchestre sinfoniche e 350.000 studenti distribuiti in 180 nuclei operativi su tutto il territorio.

Nel 1975 José Antonio Abreu, economista, politico, pianista, direttore d’orchestra (1939 – 2018) ha fondato El Sistema, un modello didattico musicale pubblico, diffuso e capillare, con accesso gratuito e libero per i bambini di tutti i ceti sociali.

L’iniziativa, gestita da un’apposita fondazione finanziata da tutti i governi che si sono succeduti in quel paese, sia progressisti che conservatori, ha dato vita all’Orquesta Sinfònica Simòn Bolìvar, che è costantemente cresciuta di livello fino ad essere stata diretta, negli anni più recenti, da maestri del calibro di Claudio Abbado, Kryszof Penderecky, Metilav Rostopovich, Zubin Mehta, Gustavo Dudamel (venezuelano).

Il complesso, che un organico di quasi 200 elementi, incide in esclusiva per Deutsche Grammophon e suona indifferentemente la 1° sinfonia di Mahler, la Radetzky-Marsch di J. Strauss padre e il Mambo di Bernstein.

Siccome gli strumentisti più bravi, crescendo, vengono ingaggiati da altre orchestre prestigiose, è stata creata un’altra formazione, la Teresa Carreno Youth Orchestra, riservata ai più piccoli, quelli che sono all’inizio della carriera.

El sistema è stato istituito, sul modello venezuelano, anche in Scozia, Inghilterra, Stati Uniti, India, Spagna, Italia.

La fondazione che lo gestisce in Venezuela ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo.

Se ci si guarda intorno senza pregiudizi, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Pippo Amoroso

NON E’ UN PAESE IDEALE – Domenica sera, nei dintorni della Stazione Cadorna, trovo un portafogli sul marciapiedi. Contiene: documento d’identità, patente, varie carte di credito, altre carte fedeltà intestati a una signora austriaca, vari foglietti (tra cui il talloncino di un volo aereo Vienna Milano del 5 maggio), qualche moneta (40 centesimi).

Cerco sui social un profilo corrispondente al nominativo e alle fotografie della signora, senza successo. Mi reco in stazione e chiedo a due Agenti della Polizia di Stato (immagino Polfer, polizia ferroviaria) se posso lasciare loro o al loro ufficio presso la stazione l’oggetto ritrovato. Mi rispondono di rivolgermi all’ufficio oggetti smarriti delle Ferrovie. Consegno quindi il portafogli agli impiegati di Trenord, i quali mi fanno compilare un modulo di ricevuta.

Chiedo cosa ne sarà del portafogli, se verrà fatto un tentativo per riconsegnare l’oggetto alla legittima proprietaria o se verrà consegnato alla polizia. Mi rispondono – molto gentilmente e spiaciuti di non poter fare di più – che loro prendono solo in consegna l’oggetto e lo custodiscono fino a mercoledì, dopo di che lo consegnano al Comune, il quale si limita a conservarlo in deposito. Null’altro possono fare. L’unica possibilità che il borsellino sia restituito alla titolare è che questa si rechi sua sponte presso il loro ufficio, cosa difficile, visto che il ritrovamento non è avvenuto su un treno o in stazione ma, come ho già specificato, nelle strade intorno. Avrei probabilmente dovuto andare alla Polizia, mi dicono, loro avrebbero potuto risalire alla denuncia. Peccato che gli stessi agenti mi hanno detto di andare all’ufficio delle ferrovie, rispondo io. Sorrisi sarcastici da parte loro. 

Non mi è chiaro per quale motivo la Polizia non si sia presa in carico la questione. Dai loro terminali avrebbero potuto facilmente verificare l’esistenza di una denuncia, informare il commissariato a cui l’eventuale denuncia è stata presentata, il quale avrebbe dovuto contattare l’interessato. Invece mi hanno mandato in un ufficio che – come probabilmente sapevano – non avrebbe potuto fare nulla. 

Piccole cose, si capisce, ma anche molto piccolo lo sforzo da compiere da parte delle forze dell’ordine per tentare di rimediare ad una perdita, probabile conseguenza di un furto. Forse sbaglio, la polizia si dovrà occupare di cose di più alto livello. Certo, in uno stato ideale – da cui chiaramente siamo molto lontani – mi piacerebbe vedere Agenti, cioè servitori dello Stato, più attenti al cittadino (italiano, europeo o extraeuropeo cambia poco), sia perché loro imposto da doveri di servizio, sia come comportamento spontaneo, a seguito di una formazione all’uopo ricevuta. 

A me non è restato che scrivere due righe al Consolato austriaco per informarli dove si trova l’oggetto di una loro cittadina. 

Lettera Firmata



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  1. alessandra nanneiAler, edilizia sociale e dintorni, ovvero un paese con la memoria corta. Era l'inizio degli anni '60, in pieno boom. Stava scadendo il piano Fanfani e all'Ilses (Istituto Lombardo di Studi Economici e Sociali) si discuteva sull'argomento. Molto impegnato era il PCI che avrebbe voluto fabbricati migliori di quelli costruiti sino allora. La risposta del governo e della giunta milanese fu che le case era sì costruite in economia, ma perché dovevano affrontare l'ondata di immigrati che venivano a Milano a cercare lavoro o che avevano perso la casa durante la guerra; immigrati non solo meridionali, ma anche mantovani e veneti. Sarebbero dovute durare solo circa dieci anni, poi sostituite da fabbricati migliori. Quindi non ci si deve meravigliare se ora stanno cadendo. I milanesi conoscono le case popolari costruite negli anni '30 del secolo scorso: sono ancora solide, hanno locali ampi ed un grande giardino. Non sono case di lusso, ma quasi.
    11 maggio 2022 • 10:40Rispondi
  2. antonioBuonasera, per quale motivo la Berlinguer non avrebbe dovuto invitare la giornalista filoputiniana? forse perchè avrebbe potuto dire qualcosa di sgradito ai nostri politici, lacchè di poteri forti che vendono armi (anche alla Russia) o parlare degli interessi geostrategici degli atlantisti e della nato? scrivere banalità retoriche su questioni che uccidono la gente mi sembra stupido e immorale. Forse che i politici ucraini sono migliori di Putin? chiedetelo ai russi del Donbass. Mi fermo quì, ma vorrei invitarvi a riflettere, a causa di chi e perchè la guerra è iniziata?
    11 maggio 2022 • 19:03Rispondi
  3. danilo pasquiniancora oggi mi permetto di mettere giù qualche ideasulla questione "Milano e il suo corpo", laciatemi l'eufemismo. Parto da una domanda fatta alcuni giorni fa in calce ad una lettera di ARCIPELAGO: Milano esiste? Il o la COMUNE esiste ancora? Ci arrovelliamo con buona e grande volontà intorno ai problemi che sono sul tappeto:. Parto dsalle periferie lontane dala cuore della metropoli del loro ricupero della loro manutanzione dei collegamdni con altri quartoero, centro storico compreso . Forse la questione non è solo della nstra città che per il mondo sappiamo dai media che altre città e metropoli hanno unguali mali, riproducono altrettanti problemi vivono le medesime situazioni. Penso che la SCIENZA DEL COSTRUIRE città nei secoli non abbia fatto grandi passi in avanti forse ha cambiato le strade da sterrate ad asfaltate ha alzato verso le nuvole le abitazioni ha costruito opifici e poi ne ha decretato la morte sostituendo su quelle aree altre case grandi, alte colorate o alberate alle finestre. Ha portato i collegameni collettivi là dove poteva essere più utile là dove il ristoro economico era più conveniente ... Forse sto parlando di sogni o idee anche risibili e da teatro di strada di commedia dell'arte ma che hanno però radici profonde nel modo di vivere dell'uomo. Ua milani percollegare una qurttiere di case pon esempio: Quartieri con anche 40/45.00o oersione che li vivono e ne affrontano pogni goprno problemi: isolamento,degrado A Milano abbiamo vissuo una espereinza chs non credou nica, ma fose lo è stata: dal 1967 al 1980 ci è voluto un movimento di uomini forse menecatti er colegareu n quartiere di case popolari - NATO E PROPAGANDATO COME CITTA' SATELLITE - per togliere dall'isolamento di quei 30 e poi 40.000 residenti ai quali era stat o assegnato un alloggio di "civile abitazione" in mezzo a una fiume proveniente da lontane provincc e un groviglio di autostrade sempre in fieri dirette verso il cuore della metropoli sia a sud sia a ovest. Altri casì erano e poi sono sorti ai margini della città in espas l+ dpve pggo si parla di fane dei "QUARTIERI", BEN 88!, IN NOME DI UNA RIVALUTAZIONIE E RECUPARO DI UNO STATO di semi abbandono delle case delle abitazioni del degrado che nel tempo si sono manifestati in quai luoghi. In nome di "UNA CITTA " da percorrere in 15 minuti, ho già detto ricordando di Villapizzone ,di Baggio di Crescenzago ... Poi ci sono le TORRI, PORTA NOVA e ITY LIFE, ed ora lo STADIO DI SAN SIRO, il Measzza com annessi e connessi. Ma domando ingenuanente la SCIANZA URBANISTICA E QUELA DI COTRUIREdove sono o forse non sono mai esistire? sempre in nome del ristoro economico dp
    12 maggio 2022 • 18:41Rispondi
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