22 febbraio 2022

STADIO SAN SIRO: IL VERO FUTURO È IL RIUSO

Non è più il tempo dell’”usa e getta”


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La vicenda del nuovo stadio viene spesso presentata come una battaglia tra nostalgici e innovatori, conservatori e progressisti, dove il nuovo è il progresso e l’innovazione. Ma è proprio così? Chi fa queste affermazioni si è mai posto davvero cos’è oggi il progresso e l’innovazione?

Senza necessariamente dover qui riproporre i dati che dimostrano in modo inconfutabile i problemi ambientali e dell’inquinamento che a livello globale interessano tutte le aree del pianeta, credo che, a meno che con cinismo trumpiano si vogliono negare tali dati, che si debba comprendere che il tempo “dell’usa e getta” è finito, che in edilizia è stato declinato col “si fa prima a farlo nuovo”.

Si è proprio grazie questo luogo comune, in parte favorito da leggi piuttosto confuse, che si continua ad agire; in passato poi non si aveva nemmeno la sensibilità di comprendere il valore storico culturale che un determinato organismo edilizio avesse, cosicché a Milano, sin dal dopoguerra sono stati demoliti decine e decine di edifici di valore architettonico, palazzi e ville del sei e settecento, alcune con affreschi di valore inestimabile.

Ma al di la di queste considerazioni, il punto è: possiamo permetterci di continuare ad operare in questo modo? Partiamo da cosa significa realizzare un manufatto edilizio, sappiamo che occorrono innanzi tutto materiali come, cemento, cotto, pietre, ferro, acciaio, plastica, rame, alluminio ecc…e poi tanta tanta energia. Quando si produce una tonnellata di cemento si genera settecento chili di Co2, il gas serra più noto (più del doppio per una tonnellata di acciaio), oltre ad altri inquinanti, ma prima ancora dobbiamo andare a prendere le materie prime che servono per produrre il clinker, cioè il composto base dei cementi, quindi argilla, marna, calcare, gesso, pozzolana, ecc. Le cave e le miniere sono i luoghi dove si reperiscono tali materie prime, pensate che per ogni italiano si estraggono 318 kg all’anno di materie prime solo per i cementi.

Occorre precisare che sebbene le materie sopra elencate siano abbastanza comuni in natura, in realtà al fine della produzione dei cementi occorre che abbiano determinate caratteristiche ben definite dalle normative, quindi in realtà le materie prime sono limitate e non infinite come si potrebbe credere.

In Italia attualmente ci sono, ultimo rapporto Legambiente, 4168 cave di varie tipologie tutte per materiali edilizi, in diminuzione rispetto agli anni passati, ma cosa avveniva in passato una volta esaurita la materia prima? Praticamente niente, cosicché intere colline, alvei di fiume, montagne venivano lasciate al loro destino, dopo essere state sventrate, modificando persino i corsi di ruscelli e laghi, non di rado con contaminazioni di idrocarburi ed altre sostanze nel sottosuolo e di cave dismesse ve ne sono oltre 14.000.

Il principio che la comunità europea ha ora fatto suo è innanzi tutto il risparmio di materia prima, quale condizione essenziale per uno sviluppo sostenibile, il solo che possiamo permetterci e la tutela ambientale dei siti.

La regione Lombardia, recependo le linee guida europee ha promulgato la Legge regionale 8 novembre 2021 – n. 20, Disciplina della coltivazione sostenibile di sostanze minerali di cava e per la promozione del risparmio di materia prima e dell’utilizzo di materiali riciclati. La normativa prescrive oltre a ridurre il consumo delle materie prime, che le concessioni vengano date in ragione del PAE (piano attività estrattive) dove si contempli le modalità estrattive in considerazione del piano di reintegro ambientale obbligatorio a carico del concessionario. 

Tutto ciò ha evidentemente un costo che sta già influendo sulle materie prime del settore edilizio, ma penso che quelli che ragionavano sulla base della vecchia e deleteria idea del “si fa prima a farlo nuovo” dovranno rifare i conti. Il riciclo, tra l’altro, come è noto, comporta una maggiore incidenza della manodopera, circa il 30%, insomma incrementa l’occupazione a parità di spesa.

San Siro è in tal senso un esempio sotto gli occhi di tutti, il suo riuso, attraverso un intervento sostenibile e sapiente è una risposta a vecchi concetti da palazzinari: Il futuro è il riciclo, quale prima opzione di ogni intervento edilizio ed urbanistico, il tempo “dell’usa e getta” è passato remoto.

Pippo Amato

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  1. Giulianaottimo l'articolo! ma oltre a considerare lo spreco inutile di materiale "nuovo", con enorme danno alla natura, consideriamo anche le pesanti conseguenze "locali" dell'abbattimento del Meazza: 1) demolizione con esplosivi (fracasso e inquinamento non solo locale); 2) trasferimento delle macerie con colonne di camion di giorno e di notte, con relativa dispersione di materiale nonostante le eventuali coperture con teloni; 3) continua diffusione delle polveri lungo il percorso, risollevate e diffuse nelle abitazioni ad ogni passaggio di veicoli e ulteriormente disperse; 4) impossibilità di tenere le finestre aperte in qualunque stagione, di giorno e di notte; 5) rumore continuo e pericolosità sulle strade; 6) tutto questo per mesi e mesi, per non parlare di anni, con pesanti danni alla salute sicuramente dei residenti ma non solo: le polveri (amianto compreso) si diffondono in continuazione ampliando l'area inquinata. Ritengo che già queste conseguenze siano sufficienti per evidenziare la pericolosità di un progetto inutile: altro che "meraviglioso regalo per un quartiere attualmente una landa desolata!" come è stato enfaticamente definito da Scaroni e Antonello il faraonico e inutile progetto, purtroppo con il compiacimento del sindaco e della Giunta!
    23 febbraio 2022 • 10:12Rispondi
  2. Giampaolo ArtoniOggi Arcipelago mi stimola al commento, prima con il Superbonus ed ora con il tuo articolo. Chiedo scusa a tutti in genere sono poco invadente. Appunto, mi stimola il tuo articolo non la questione San Siro che mi lascia perplesso ma tiepido, non vedendo nulla di nuovo e interessante nel conflitto. Anzi mi sembra una recita più che un conflitto. Il tuo approccio, se pur ovviamente condivisibile, quello del concetto di riciclo, mi trova filologicamente critico. Nella cartella del bravo ambientalista (quale sai che sono) c'è un mantra che è la regola delle "Tre R": riuso, riciclo, rifiuto. Ora puoi partire dal riciclo ma, a mio parere, è dal riuso che occorrerebbe iniziare, cioè cosa ne facciamo di interessante di quello spazio. Ed ancora: cosa ne facciamo in alternativa perchè "è meglio", quali sono i nostri desideri, cosa proponiamo. Quali sono i nostri sogni. Sogni ... non chili, metri, litri di roba che si sposta si o no, di qui o di là. Il riciclo è quello che vorrebbero proprio gli altri, con oltre mille mezzi per diversi anni, tanto ci vuole per sgranocchiare tutto il San Siro e farlo finire come materia prima seconda riciclata sotto qualsiasi nuova inutile strada padana. Per questa battaglia occorre fare uno sforzo a monte, dare una prospettiva, un futuro, una visione che coinvolga interessi diffusi, diversi, ad un certo punto anche contrastanti ma capaci di fare sintesi e trattare pragmaticamente poi su quello che avverrà specialmente "attorno" a questa disputa. Se era una risata che seppelliva il potere oggi potrebbe essere un sogno.
    23 febbraio 2022 • 11:23Rispondi
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