23 novembre 2021

MARIA SOTTO SFRATTO

La telenovele delle assegnazioni degli alloggi popolari


pujia

Martedì 16 novembre un gruppo di cittadini solidali insieme con alcuni giornalisti si è trovato davanti al palazzo in cui vive una famiglia sotto sfratto, zona Loreto, chiamato dalle Organizzazioni Sindacali degli Inquilini1. Due gli obiettivi: ottenere il rinvio dell’esecuzione e rendere pubblico quanto sta accadendo nella nostra città. Dopo quasi un’ora di trattativa tra sindacati, proprietà e polizia, l’Ufficiale Giudiziario ha concesso una proroga al 27 gennaio. Hanno dato la notizia Avvenire, La Stampa, Il Giorno, Redattore Sociale, Affari Italiani, Radio Popolare, Radio Lombardia, Radio Marconi.

Nell’alloggio, un piccolo bilocale in cattive condizioni manutentive, vivono Maria, nome di fantasia, e i suoi due figli, 6 e 12 anni, quel giorno costretti a non recarsi a scuola, non potendo sapere in anticipo se alla fine delle lezioni ci sarebbe ancora stata la casa in cui rientrare. Maria, collaboratrice domestica part-time, ha in corso uno sfratto per morosità causato dal marito, allontanato dal nucleo famigliare e condannato per violenza fisica e psicologica nei confronti della moglie. Sostenuta da La consapevolezza di Venere Onlus, Maria ha trovato la forza di liberarsi da una situazione di abuso, pur consapevole di andare incontro a un futuro di incertezze: sola, con due figli a carico e un lavoro faticoso, retribuito in misura insufficiente a sostenere tutte le spese necessarie. 

Si è così recata presso il Sindacato Inquilini, Sicet, con la cui assistenza ha presentato: 

1) una richiesta di riconoscimento della morosità incolpevole al Municipio, che ha accolto la domanda e passato la pratica all’Agenzia Sociale per la Locazione, Milano Abitare, incaricata di contattare la proprietà per trovare una possibile soluzione: 12mila euro disponibili per coprire la morosità e sottoscrivere un nuovo contratto a canone più basso, o rinviare lo sfratto di ulteriori 6 mesi. Proposte che non hanno però riscontrato interesse da parte del locatore. 

2) Una richiesta di assegnazione di alloggio popolare. A maggio il Comune ha aperto il bando di raccolta delle domande per soli 40 giorni, senza promuovere una campagna informativa. 

3) Una richiesta di Servizio Abitativo Transitorio, lo strumento inventato con la Legge Regionale 16/2016 che ha cancellato la domanda d’emergenza in deroga alla graduatoria e ha autorizzato i Comuni e Aler a sottrarre patrimonio pubblico per assegnarlo con contratti temporanei, massimo 5 anni, a famiglie sfrattate e prive di casa: la domanda deve essere valutata prima dagli uffici di Piazza del Cimitero Monumentale per la verifica del possesso dei requisiti previsti dalla normativa e successivamente da una commissione di valutazione dei casi. Le domande vengono esaminate in ordine di presentazione e oggi sono in istruttoria quelle protocollate a Luglio, indipendentemente dall’emergenza abitativa in cui le famiglie si trovano.  Gli alloggi vengono assegnati anche se non adeguati alla composizione del nucleo famigliare: bilocali di 38 mq proposti a famiglie di 4/5 persone, anche in presenza di bambini disabili. Prendere o lasciare. 

4) Una richiesta di sistemazione abitativa d’emergenza. L’accoglimento della domanda e la tipologia della proposta è in capo al Coordinamento Emergenze Abitative e può variare da una collocazione in albergo, massimo per 30 giorni, a una casa in condivisione con altre famiglie a un alloggio singolo, per un massimo di 18 mesi. 

5) una lettera in cui si informano i responsabili istituzionali dell’imminenza dell’esecuzione dello sfratto; si chiede agli uffici competenti di provvedere all’esame di tutte le domande presentate e alla Prefettura di rinviare la concessione della forza pubblica. 

Il sistema di accesso al welfare abitativo descritto si configura, quindi, come un intricato dispositivo di istanze, procedure, richieste burocratiche, le quali soverchiano chi sta già affrontando il trauma della perdita della propria casa.

Il 13 ottobre il Sindaco Sala, in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, a conclusione della prima Giunta e dopo aver incontrato il Presidente del Consiglio Mario Draghi in merito alle possibilità di spesa dei fondi del PNNR, ha dichiarato di voler avviare un grande piano di ristrutturazione del patrimonio abitativo pubblico. Nei giorni successivi gli ha fatto eco il neoassessore alla Casa, Pierfrancesco Maran, precisando le intenzioni della nuova Giunta: creazione di un nuovo ente che unifichi la gestione del patrimonio abitativo del Comune e di Aler; avvio di nuovi piani di rigenerazione urbana nei quartieri di periferia; edificazione di Housing Sociale per il ceto medio. La città che verrà, sfavillante e apparentemente accessibile. Ma quale relazione con la città reale?

I documenti ufficiali approvati dal Consiglio Comunale ci dicono che dal 2018 sono stati assegnati solo 2404 alloggi.  Mentre Comune e Regione fanno a gara a chi proclama di aver ristrutturato più alloggi (4200 dice il conta case del Comune, 2682 quello di Regione), dal 2017 sono state colpite da una nuova sentenza di sfratto 3907 famiglie, mentre gli ufficiali giudiziari hanno bussato 59031 volte alla porta delle famiglie sotto sfratto, chiedendo loro di lasciare l’alloggio. A questi numeri vanno aggiunte le migliaia famiglie a cui la banca ha espropriato la casa. Nel piano dell’offerta abitativa 2021 sono dichiarati assegnabili 2014 alloggi pubblici. Fino ad ora ne sono stati messi a disposizione 600 e ne sono stati assegnati ad oggi meno della metà.

Il neo assessore Maran, in accordo con ALER, ha però deciso che non è necessario né pubblicare un nuovo bando di assegnazione degli alloggi pubblici disponibili né costruire subito uno strumento di gestione degli sfratti, come richiesto dai Sindacati Inquilini. A Milano, come nelle altre grandi città d’Italia e non solo, ogni giorno vengono ignorati e calpestati i diritti umani di tutti coloro che sono lasciati dall’Istituzione Pubblica senza una casa in cui vivere2. Non basta dire che va tutto bene perché questo accada veramente e alle dichiarazioni devono seguire politiche coerenti. Le case vuote, a maggior ragione se già ristrutturate, vanno assegnate subito e a chi ha uno sfratto, come Maria, va garantito il passaggio da casa a casa.

Veronica Pujia

NOTE:

 https://www.facebook.com/sicetmi/

2 Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione al vestiario, all’abitazione…” (La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, articolo 25. 1)

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