23 novembre 2021

MODELLO MILANO?

Nel patto di Glasgow tutte le furbizie dei soliti noti


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Il presidente della Cop26, Alok Sharma, al momento dell’annuncio del “Patto di Glasgow”, adottato da 200 Paesi riuniti per accelerare la lotta ai cambiamenti climatici e definire il suo finanziamento, ha chiesto scusa. “Mi scuso per il modo in cui questo processo si è svolto”, ha dichiarato Sharma, dicendosi “profondamente dispiaciuto”. “È anche importante però proteggere questo pacchetto”, ha aggiunto. “Hanno cambiato una parola ma non possono cambiare il segnale che esce da questa Cop, che l’era del carbone sta finendo”: così l’associazione ambientalista Greenpeace ha commentato l’adozione nella città scozzese del patto di Glasgow, il cui testo nel passaggio dedicato alle centrali a carbone è stato cambiato all’ultimo minuto grazie a un intervento di India e Cina (il testo è passato con il termine “riduzione graduale” piuttosto che “eliminazione graduale”). 

Si è convenuto che non c’è più tempo da perdere per invertire la rotta del disastro ambientale e sociale, ma tutto è comunque ricondotto ai tempi dei sistemi geopolitici e degli interessi economici ad essi collegati. Sono tempi troppo lunghi e interessi troppo particolari. Non c’è politica come visione e capacità di mediazione ed indirizzo tra le diverse esigenze sociali, le migrazioni di massa fanno da contraltare all’accentramento finanziario speculativo dell’economia e dei suoi attori. Basti pensare che fondi come BlackRock and Vanguard nei prossimi 15 anni investiranno nella medicina e farmaceutica, nelle telecomunicazioni e nel mercato immobiliare 20 trilioni di dollari, come rilevato dagli analisti di Bloomberg. 

Così va la globalizzazione ai tempi della pandemia: il vuoto della politica non resta tale, qualcuno lo riempie. Da noi tutto ciò trova una coerente espressione nei tempi operativi del Pnrr: i ministri si fanno eserciti di esperti e consulenti da milioni di euro. Come ben evidenzia l’inchiesta dell’Espresso. Leggi e norme ad hoc sovraordinanti qualsiasi istituzione rappresentativa, con dirigenti dell’amministrazione con chiamate dirette e percorsi agevolati. Spesso è difficile distinguere gli indirizzi specifici del governo dalle politiche delle corporation da cui arrivano ministri e loro collaboratori che le propongono. 

Si assiste, ad un tempo, alla esternalizzazione degli indirizzi politici e al coinvolgimento diretto di questi interessi esterni nei processi istituzionali ed amministrativi. Gli Uffici tecnici, Bilancio, di Camera e Senato segnalano e hanno sollevato incoerenze chiare del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: troppi piani vecchi, incertezza sul debito, sugli obiettivi e sulle capacità operative e di spesa delle amministrazioni. È notte e i topi ballano. Prendiamo un esempio contingente. 

Il nuovo stadio di Milano, con annessi sviluppi immobiliari. La cosiddetta Legge sugli Stadi consente, per favorire la costruzione di impianti proprietari, un iter burocratico privilegiato in deroga agli strumenti di pianificazione urbanistica vigenti. Così Il verbale conclusivo di approvazione del progetto costituisce, nel caso di impianti sportivi che anche in parte ricadono su aree pubbliche, dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera, comprendente anche gli immobili complementari o funzionali, con eventuali oneri espropriativi a carico del soggetto promotore. Costituisce, altresì, verifica di compatibilità ambientale e variante allo strumento urbanistico comunale. Nel caso di impianti sportivi privati, costituisce, ove necessario, adozione di variante allo strumento urbanistico comunale.  

L’assessore Maran ha promosso il ricorso contro la norma regionale che avrebbe voluto incentivare le rigenerazioni urbane mediante premi volumetrici obbligatori. La Corte Costituzionale ha bloccato i tentativi di deroga da parte delle leggi regionali, a partire da quella della Regione Lombardia, al mancato rispetto dei limiti minimi inderogabili nel rapporto spazi pubblici/peso insediativo fissati dal DM 1444/68. È insostenibile giustificare la riduzione di 18 mq/abitante di servizi e verde di quartiere + 17,5 mq/abitante di parchi territoriali e grandi servizi urbani = 35,5 mq/abitante di spazi pubblici, laddove città europee viaggiano sui 50 mq/abitante e oltre.    

Perché Maran giustifica la libertà di rapporto tra pesi insediativi e dotazioni di spazi e servizi pubblici quando si tratta dell’Accordo di Programma FS/Comune, schierando l’Avvocatura comunale contro il ricorso dei cittadini che pretendono il rispetto dello stesso DM 1444/68? Ognuno se la canta e se la suona e i cittadini, molti, stanno a guardare. Si parla di Modello Milano per i 221 miliardi di euro di risorse e prestiti europei del PNRR. I progetti sono in ritardo, ma i ministri e i partiti hanno i loro obiettivi, le loro coperture normative e le loro filiere di redistribuzione. No, Greta e i giovani non dicono slogan scontati, né si presentano come risposta, sollevano una questione di sostenibilità che chiama in causa la condizione della democrazia e della politica oggi. 

Fiorello Cortiana 

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