30 maggio 2023

UN’AZIONE ADEGUATA PER L’EMERGENZA IDRICA

C'è molto da fare, non perdiamo tempo


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Preoccupiamoci della prossima siccità, adesso. Non significa essere acontestuali o non avere rispetto per le vittime dell’alluvione in Romagna o per quelle del naufragio sul Lago Maggiore. Al contrario significa averne rispetto e agire in modo preventivo.

Il panorama Nazionale ed Internazionale è caratterizzato da numerose emergenze climatiche, esito atmosferico di un modello di sviluppo energivoro e dissipativo delle risorse non rinnovabili. Oggi i combustibili fossili, anche in Italia, costituiscono l’80% dell’insieme energetico. Nel 2021 l’Organizzazione Meteorologica mondiale ha registrato la continua crescita dei tre maggiori gas serra in atmosfera rispetto all’età preindustriale: anidride carbonica CO2 415,7 ppm (+149%, 417 a fine 2022, +25% in cinquantanni), metano CH4 1908 ppm (+262% il maggior innalzamento annuale in quarant’anni), ossido di azoto NO 334,5 ppm (+124%). Alla CO2 è dovuta l’80% della crescita delle emissioni in atmosfera.  La Terra ora può assorbire il 53% delle emissioni delle attività antropiche, così ciò che non assorbe, il 47%, contribuisce all’aumento del riscaldamento del Pianeta.

I fenomeni di tropicalizzazione alluvionale e della siccità sono ormai un problema strutturale,  un  prezzo che paghiamo al cambiamento climatico. I fenomeni alluvionali hanno effetti esacerbati dall’emergenza idrica. Dobbiamo prepararci a una realtà nuova, caratterizzata da una riduzione della disponibilità idrica media annua del 19% dell’ultimo trentennio rispetto al precedente.

CIMA, il Centro Internazionale di Monitoraggio Ambientale ha rilevato che le montagne italiane nello scorso inverno hanno avuto un terzo della neve rispetto alle medie degli ultimi 12 anni, con la costante compromissione degli accumuli nevosi storici combinata lo scioglimento dei ghiacciai. Molti corsi alpini, interessati da derivazioni irrigue, sono passati a un comportamento appenninico, con fluttuazioni composite e imponenti oscillazioni di portata con momenti estremi di quasi assenza.

 La prossima estate si annuncia siccitosa e non sarà l’ultima. Il recente Rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha detto che avremo i 5 anni più caldi nella storia, con le temperature che supereranno di 1,5 gradi i livelli preindustriali.

La combinazione degli avvenimenti su scala globale e regionale: la Pandemia , il recente conflitto in Ucraina a seguito dell’invasione russa e la conseguente crisi Energetica hanno reso ancora più urgente l’esigenza di una politica pubblica capace di avere una visione intersettoriale lungimirante, nella quale il settore agricolo, con la sua multifunzionalità, ha una collocazione cruciale. Funzione che il Presidente Sergio Mattarella ha rilevato all’apertura di MACFRUT  fiera internazionale dell’ortofrutta: “L’agricoltura si colloca alla frontiera di una delle sfide più importanti che ci troviamo ad affrontare: i mutamenti climatici, i temi della sicurezza alimentare, le difficoltà nell’approvvigionamento idrico, il tema della sostenibilità insomma”.

La popolazione mondiale vive uno scenario glocale inedito e pericoloso rispetto al secolo scorso, occorre una consapevolezza nuova e adeguata alle sfide scientifiche, tecnologiche, politiche per capire, prevenire e gestire gli impatti pluviali e la disponibilità irrigua quando necessaria, così come la prevenzione e manutenzione in relazione al dissesto idrogeologico. Occorrono nuovi modelli, nuove regole, nuove procedure per la partecipazione informata di tutti gli stakeholder ai processi deliberativi di una risorsa vitale come l’acqua.

Diventano centrali nelle politiche pubbliche e negli investimenti tanto nella gestione dei territori, articolata con forestazione, interventi strutturali di regimazione delle acque con derivazioni, invasi, bacini di raccolta e laminazione, raccolta dell’acqua piovana, separazione tra acque chiare e acque scure negli edifici, quanto nella produzione/distribuzione tra le diverse fonti/domande energetiche. Così è cruciale colmare il vuoto normativo per disciplinare l’utilizzo della risorsa idrica da parte delle utenze industriali. E’ altrettanto evidente che anche il settore della produzione agronomica è chiamato a scelte innovative in relazione con i centri di ricerca e quelli accademici.

L’Italia sta già vivendo una situazione con regioni interessate da tragici eventi alluvionali, così come altre interessate dalla carenza idrica siccitosa, in particolare l’area del bacino del Po con una pianura tra le più fertili d’Europa.

Il modello messo a punto dal lavoro dell’Ing. Alberto Lasagna, Direttore di Confagricoltura Pavia, consente un’analisi intersettoriale dei macrodati della produzione elettrica e della relazione tra idroelettrico e sistema irriguo. Un modello adeguato alla situazione climatica/energetica/idrogeologica attuale e utilizzabile in aree e bacini differenti e su diverse scale territoriali. Un contributo specifico per la politica pubblica già nel breve periodo per la definizione della programmazione delle dinamiche fluviali e irrigue. La peculiarità della produzione idroelettrica nel Bacino del Po in relazione con i corpi idrici lacustri costituisce la principale causa antropica immediatamente regolabile.

Ciò è reso possibile dalla differenziazione tra le diverse fonti della capacità produttiva  elettrica in Italia. Il fotovoltaico è passato dal 19,68 GW del 2017 a 24,20 GW del 2022, +23%. Una tendenza consolidata dagli incentivi alle installazioni. L’eolico è passato da 9,74 GW installati nel 2017 a 11,70 GW nel 2022, +20%. La produzione idroelettrica è passata da 22,43 GW a 22,80, +1,6% dovuto a piccoli e micro impianti ad acqua fluente.  Nello stesso arco temporale la potenza termoelettrica è passata da 61,63 GW a 58,80 GW, -4,6%.

In relazione a questa evoluzione produttiva i dati di TERNA definiscono una gestione delle criticità di domanda energetica, di picco e di fuori servizio, passata dal termoelettrico all’idroelettrico.

Il modello di analisi dei dati di Confagricoltura Pavia ha evidenziato i differenti andamenti giorno/ora della produzione dalle diverse fonti energetiche in relazione alla domanda. Il periodo dell’anno analizzato e comparato ha riguardato le 5 settimane. da lunedì a domenica, tra fine giugno e inizio agosto del 2018, 2021, 2022.

Si evidenzia l’imprevedibilità aleatoria dell’eolico, l’andamento a campana del fotovoltaico, la produzione idroelettrica con più picchi quotidiani, ridotta ad un unico picco tardo pomeridiano nel fine settimana. Quest’ultima in relazione alla riduzione della domanda nel fine settimana che interessa anche la modulazione della produzione termoelettrica, costante dal lunedì al venerdì.

Queste oscillazioni avevano effetti sulle portate irrigue ma erano attenuate da una costante disponibilità dovuta allo scioglimento nivale, che nel periodo considerato del 2022 è mancata. L’innalzamento delle temperature medie si riscontra anche a quote elevate: alla Capanna Regina Margherita 4559 m, sul Monte Rosa, nelle 5 settimane considerate, per 29 giorni su 35 ci sono state temperature sopra lo zero con massime di oltre 9 gradi. Si è riscontrata una correlazione tra produzione idroelettrica e portata fluviale non corroborata dallo scioglimento nivale.

Il modello presenta una correlazione di complementarietà tra eolico e idroelettrico: l’idroelettrico tampona l’incostanza eolica. Se c’è vento cala la produzione idroelettrica e viceversa. In questo caso calano i rilasci e la produzione irrigua. Una complementarietà negativa alla luce della perdita dei deflussi da mancato scioglimento nivale.

L’analisi proposta evidenzia come la produzione idroelettrica svolge una funzione tampone della copertura dei picchi per la complessiva incertezza di continuità delle fonti rinnovabili. Ciò nei periodi estivi centrali, con portate significativamente esigue dei fiumi alpini e del Po, determina oscillazioni pesanti sulla portata disponibile per l’irrigazione, con ulteriori amplificazioni negative per le utenze più lontane dalle derivazioni.

Occorre pensare a dei modelli di modulazione tra produzione elettrica e flussi irrigui, con una coerenza di sistema e una eventualmente necessaria compensazione tra i soggetti produttori. Un’ipotesi di modello è stata definita in relazione alla Dora Baltea.

In mancanza di capacità di laminazione per eccesso di portate si possono armonizzare i picchi mediante la gestione di invasi fluviali sfruttando i picchi massimi di accumulo per evitare oscillazione eccessive in quelli minimi. Un algoritmo dedicato, che considera la complessità di diverse variabili, può modellare questa modalità di gestione e rendere possibili dei rilasci dal sistema dei serbatoi esistenti per poter laminare i picchi minimi.

Rilasci possibili nelle ore di minor domanda elettrica, questo durante le settimane di maggiore idroesigenza per circa 15 ore/giorno. un deflusso così modulato garantirebbe sia la produzione idroelettrica, sia le utenze terminali delle derivazioni. Le più danneggiate dalla siccità.

L’analisi del  comprensorio nord occidentale ha evidenziato che l’effetto pulsato della disponibilità irrigua delle reti consortili dà vita a effetti distorsivi nella portata dei canali che aumenta con la distanza dalla derivazione principale e dalla gestione a invaso a quota costante attraverso automatismi. La presenza di salti governati da sistemi informatici finalizzati all’esigenza idroelettrica enfatizza le oscillazioni.  Non vi è presenza di derivazioni automatizzate gestite in funzione della disponibilità irrigua e in relazione alla portata degli invasi, anche in relazione al calo della rete adduttrice.

Una scarsità endemica della risorsa idrica richiede modelli idrometrici nuovi per la gestione dei sistemi idraulici e irrigui, che tengano conto di una complessità di variabili intersettoriali. Così per i modelli, anche predittivi, per la modulazione delle diverse fonti energetiche regolabili come termoelettrico e idroelettrico. Per questo tra le nuove modalità di produzione energetica occorre considerare, dentro la multifunzionalità dell’agricoltura, la rete degli impianti a biogas, così come le comunità energetiche. Così occorre predisporre bacini fluviali di laminazione nelle porzioni basse dei fiumi e gestire gli invasi esistenti anche per laminare i picchi e garantire costanza alle derivazioni irrigue. Un modello di modulazione della produzione di energia idroelettrica ad acqua fluente, con attenzione puntuale locale di ottimizzazione della irrigazione, produce effetti positivi a cascata sulla complessa infrastruttura irrigua.

Condividere la necessità di nuovi modelli, una coerenza di sistema e le necessarie compensazioni, una rendicontazione sulla efficacia delle scelte e degli investimenti a Breve, Medio, Lungo Periodo, oggi non costituisce un auspicio ma una necessità per tutti gli attori e i settori interessati e per tutto il Paese.

Nella sola asta del Ticino fino alla confluenza con il Po sono 46 gli enti/istituzioni con funzioni di intervento. Per l’area del Bacino del Po non servono tavoli di emergenza ma un unico Osservatorio di rilevazione e analisi dei dati e delle rilevazioni e un unico organismo commissariale per l’operatività conseguente alle scelte politiche delle istituzioni rappresentative.

Le modalità organizzativa e procedurale per definire una partecipazione informata al processo deliberativo devono essere definite da Stati Generali sulla Risorsa Idrica promossi dal Governo insieme alle rappresentanze delle autonomie previste dal Titolo Quinto della Costituzione.

Fiorello Cortiana

 



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  1. mario allodiBuongiorno tutto piuttosto ragionevole anche se se comincia adiscutere di vasche di laminazione...si è già perso! la gestine del territorio nin può prefigurare continui interventi "a valle", rappezzi alla cattiva urbanizzazione. Forse con le popolazioni alluvionate a cui si danno mance, bisognerebbe discutere lo "spostamento" di alcuni insediamenti, indifendibili, dalle acque.
    1 giugno 2023 • 11:24Rispondi
    • fiorello cortianaCondivido assolutamente, io non intendo certamente l'operazione messa in atto a nord di Niguarda per il Seveso, parlo delle situazioni in alveo di pianura dei fiumi. In ogni caso la questione centrale mi sembra la modulazione che riguarda i bacini lacustri in relazione all'idroelettrico.
      7 giugno 2023 • 16:49
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