26 ottobre 2021

TERRE DI CITTÀ

Un progetto per una crescita equilibrata


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Se, lasciando il centro di Milano,  volgessimo  lo sguardo ad ovest scorgeremmo non solo il vetusto e degradato “quadrilatero di piazza Selinunte”, ormai un ghetto multietnico di case popolari, in carico all’Aler e quindi alla Regione del tandem Fontana-Moratti, non solo lo stadio Meazza, il cui destino futuro sembrerebbe pesare come un macigno sulle decisioni della nuova amministrazione, ma anche una larga spina verde che va dal Montestella al Parco delle Cave e una spianata di aree dismesse, che furono di cavalli e scuderie, che potrebbero fungere, più o meno edificate per la residenza e per il commercio, difese come rara risorsa ambientale, da raccordo tra i vari isolati del quartiere San Siro.

Potremmo anche scorgere, appena al di là dell’asse di via Novara, un paesaggio, cittadino ancora, di campi e cascine, di corsi d’acqua e laghetti. Campagna coltivata in modo estensivo, ciò che resta a testimonianza della vocazione agricola di Milano e dei suoi dintorni, tra quelli che furono un tempo i comuni autonomi di Baggio e Trenno… Paesaggio eroso dall’edificazione e pure dall’incuria, spezzettato senza alcun disegno urbano. Lungo tragitti sterrati, i rovi e gli arbusti nascondono discariche abusive che possono diventare perenni, nella natura che non si arrende. Nella fascia che va dal parco di Trenno al Bosco in Città, oltre via Cascina Bellaria, resistono i campi piani e irrigati attorno ai fabbricati superstiti di Cascina Melghera, cento ettari all’interno del Parco agricolo Sud Milano, cento ettari che furono di Salvatore Ligresti, l’immobiliarista, l’assicuratore, il socio nel patto di sindacato che governava Rcs e quindi il Corriere, variamente indagato per reati finanziari, morto tre anni fa. Cento ettari divisi oggi tra il Comune di Milano (la metà), Unipol e Unicredit (“eredi” dei fallimenti di Ligresti). 

Un gruppo di cittadini milanesi, alcuni reduci dalla gloriosa impresa del Bosco in città (in questo caso più di cento ettari di alberi, prati, corsi d’acqua, zone umide, percorsi, attorno alla cascina restaurata di S. Romano) cresciuto dalla metà degli anni settanta, ha intuito una nuova possibilità per la città e l’ha difesa, studiandone le caratteristiche e progettandone il riuso (con il contributo del Cfu, centro per la forestazione urbana, di Italia nostra e della Fondazione Cariplo). Un’idea, un proposito, che diventano “Terre di città” (www.terredicitta.eu)

Un progetto dunque esiste, prevedendo “la conversione dall’attuale agricoltura tradizionale ad un sistema agro-ambientale che integri la coltivazione di prodotti biologici di qualità e la libera fruizione dell’area da parte dei cittadini…” con l’obiettivo di “porre in sinergia produzione e vendita diretta di cibi di qualità, cura dell’ambiente, valori dell’impresa agricola e funzione sociale del territorio”.

La campagna resterà campagna, sottratta alle ambizioni di qualche immobiliare, cambierebbero i modi e le finalità della coltivazione, la cascina verrebbe restaurata, i prodotti verrebbero commercializzati, percorsi sarebbero a disposizione dei cittadini milanesi (e non solo: l’area si affaccia su un ampio popolato hinterland). Poi il lavoro: perché ovviamente la campagna va seguita, coltivata, curata e darebbe occupazione a giovani che vogliano diventare “nuovi contadini” (funzionerebbero autentiche scuole d’agricoltura). In sintesi (leggiamo dal sito di “Terre di città”): “Fornire una formazione continua e sempre aggiornata agli operatori agricoli. Avviare i giovani a un’attività agricola che sia al tempo stesso ecocompatibile e imprenditoriale, grazie alla consulenza di professionisti. Attivare tirocini e borse lavoro. Inserire nel mondo del lavoro agricolo persone in difficoltà…”.

Ipotesi realistiche o solo suggestioni un po’ utopistiche? In fondo ci si muove nel solco di una tradizione, spesso tradita, negata, che resiste però. Gli ultimi dati risalgono al 2010 (censimento Istat): su un’estensione di diciottomila ettari, la superficie agricola utilizzata si avvicina ai tremila ettari. Ma le previsioni del piano di governo del territorio del 2019 vanno oltre: tremila e duecento ettari. Le produzioni più diffuse riguardano prodotti grezzi come riso e mais. 

“Terre di città” propone altro e cioè coltivazioni più ricche, biologiche, ortaggi e frutta, coltivazioni vicine al cittadino consumatore, e pure coltivazioni cerealicole e foraggere. Il bello sarà anche per tutti poter ritrovare quegli spazi, in un sistema che integra in continuità i parchi, un sistema accessibile da tutta la città e da tante parti della provincia. Scoprire un’altra dimensione del nostro vivere quotidiano.

Si può fare? Occorrono ovviamente investimenti cospicui per avviare l’impresa, occorreranno alcuni anni per pareggiare i conti. Ma i numeri sono insufficienti, non misurano il valore sociale dell’opera, il valore di un ambiente difeso, sottratto al cemento e all’inquinamento, il valore di un brano di pianura lombarda preservato. Per cominciare occorre la disponibilità dell’area. Unicredit e Unipol si sono mostrate pronte. Il Comune ha deliberato le linee di indirizzo per la valorizzazione della parte di sua proprietà. Uno sguardo anche il sindaco Beppe Sala, che vorrebbe rendere Milano un modello di transizione ambientale, a questo angolo potrebbe rivolgerlo. Una visita, una camminata di mezz’ora, per capire il senso di una proposta, per apprezzare il panorama e per ascoltare i suoi elettori. 

Non si negano i grattacieli, ma “Terre di città” potrebbe essere un momento importante, con il suo significato simbolico, di una crescita equilibrata di Milano, equilibrata tra rinnovamento (lo preferiamo all’espansione) edilizio, ecologia, sopravvivenza di una cultura comunitaria. Una città vive delle sue diversità: di persone e di luoghi.

Oreste Pivetta

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  1. Paolo LassiniUna occasione e una opportunità unica per MIlano, che, per il suo carattere autentico di transizione ecologica, meriterebbe ben più attenzione delle proposte di "rigenerazione urbana" e "riqualificazione urbana" in corso a Milano.
    14 gennaio 2022 • 23:14Rispondi
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