3 maggio 2021

ELETTROSMOG: IL CANTO AMMALIATORE DELLE TELCO

La lobby delle telecomunicazioni non guarda in faccia nessuno


Negli anni abbiamo assistito a un continuo aumento dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici (Cem) artificiali, facilitato da provvedimenti legislativi sempre meno cautelativi in termini di tutela della salute. Tali provvedimenti di fatto favoriscono i gestori di telefonia mobile rendendo sempre più difficile l’attività di controllo da parte delle amministrazioni comunali e delle Arpa che tra l’altro dispongono di tempi sempre più ristretti per esprimere un eventuale diniego alle numerose richieste di installazione degli impianti.

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Si ricorda che in Italia non è mai stata svolta una corretta campagna informativa sui rischi per la salute correlati ai Cem artificiali e all’uso del telefono cellulare, nonostante una sentenza dal Tar Lazio del 2019, emessa in seguito al ricorso vinto dall’Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog (A.p.p.l.e.), ne ribadisse l’obbligo di attuazione, in base a quanto previsto dalla legge n.36 del 2001.

Pertanto i cittadini, spesso disinformati, non hanno gli strumenti per resistere al canto ammaliatore delle Telco che in questo caso li incatena ai loro dispositivi wireless.

Uno dei prezzi da pagare consiste nell’essere immersi in uno smog elettromagnetico senza precedenti generato dalle radiazioni delle stazioni radio base 5G.

Lo confermano i gestori che, in contrasto con quanto affermato nel rapporto Istisan 19/11 dell’Istituto Superiore di Sanità, in cui si assicuravano potenze medie più basse per gli impianti 5G, dichiarano elevati livelli di emissioni per tali impianti: una sola frequenza 5G (3,6 GHz , tecnologia beam forming) basta a far schizzare in alto i valori di campo elettromagnetico. Aumenta così il rischio di probabili sforamenti del limite di 6 V/m vigente in Italia per esposizioni residenziali (più di quattro ore al giorno). In base ai dati di Arpa Lombardia, nel 2019 erano presenti nella regione 9445 impianti di telefonia, 1670 impianti radio e 2343 impianti televisivi. A Milano, quasi il 20% dei siti (stazioni radio base) era vicino al limite di 6 V/m prima dell’installazione degli impianti 5G. Tale limite, pur essendo più cautelativo rispetto ai valori Icnirp (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) , non fornisce adeguata protezione dagli effetti non termici a breve e lungo termine, ampiamente documentati in letteratura.

Per favorire la diffusione della tecnologia wireless e del 5G, le lobby premono sui governi affinché i limiti di esposizione alle radiofrequenze (Rf) siano adeguati a quelli proposti da Icnirp. I limiti Icnirp sono basati sulla teoria, largamente superata, che gli unici effetti delle Rf siano legati al riscaldamento dei tessuti. Riconoscendo solo gli effetti termici e ignorando gli effetti non termici i limiti Icnirp espongono la popolazione a numerosi rischi per la salute. Si precisa che l’opinione di Icnirp non rappresenta quella della maggioranza della comunità scientifica e le valutazioni fornite da Icnirp ai governi sono scorrette e fuorvianti. Icnirp non è un ente scientifico bensì un’organizzazione privata gravata da conflitti di interesse e strettamente legata all’industria militare, elettrica e delle telecomunicazioni.

Nei giorni scorsi le associazioni A.p.p.l.e., Isde Italia, Elettrosensibili (Aie) e Amica (Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale), insieme ad altre 25 associazioni, hanno inviato ai presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri un documento in cui si chiede di

– mantenere invariati nell’immediato i limiti di esposizione alle Rf;

– ridurre nel breve periodo i livelli di esposizione alle Rf poiché la popolazione è oggi esposta a valori che determinano effetti biologici non termici;

– riportare la misurazione su una media di 6 minuti, fondata sul dato biologico del tempo necessario a dissipare l’effetto termico, anziché sulla media del tutto arbitraria effettuata nelle 24 ore;

– sospendere, in base al Principio di Precauzione, l’implementazione del 5G o almeno l’impiego della tecnologia beam forming.

Solide evidenze scientifiche accolte anche da diversi pronunciamenti giuridici, sono alla base delle richieste delle associazioni. Tali evidenze indicano un incremento del rischio di tumori, malattie neurodegenerative, elettrosensibilità, disfunzioni del sistema immunitario, alterazioni cardiache e del sistema riproduttivo.

Insieme all’Italia diversi Paesi tra cui Russia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Polonia, Slovenia, Turchia, Austria (regione di Salisburgo) e Svizzera hanno adottato limiti più restrittivi rispetto a quelli Icnirp.

Laura Masiero
Presidente Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog

Paolo Orio
Presidente Associazione Italiana Elettrosensibili

Fabia Del Giudice
Consigliera provinciale Isde (Medici per l’Ambiente) sezione Lecce



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