19 marzo 2024

LA CICLICITÀ DELLA MUSICA COME PRODOTTO E IL RECUPERO DELLE SONORITÀ

Musica oggi


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Le nuove idee musicali sono consapevoli e nostalgici richiami al passato o sono solo frutto di incultura e mancanza di sperimentazione? È ormai chiaro che il fenomeno della ciclicità nella musica stia influenzando le nuove proposte. Ma di cosa si tratta? Si può spiegare con degli esempi, prendendo in considerazione i brani portati a Sanremo 2024. Come “Sinceramente” di Annalisa, brano in cui le sonorità e le influenze anni ‘90 sono così palesi che è impossibile non pensare che siano state recuperate di proposito, sia sul piano delle progressioni di accordi, che dei timbri sonori strumentali utilizzati, delle linee vocali e dell’arrangiamento.

Ebbene, il recupero dei suoni di sintetizzatori analogici, delle ritmiche potenti e della “cassa dritta” (il suono di grancassa della batteria che batte regolarmente i quattro quarti della battuta), è un aspetto ampiamente riconoscibile nei nuovi pezzi.

Così come il ritorno della cultura musicale pop punk in Italia, con artisti giovani e validi come Naska, è dichiaratamente un ritorno alle origini del background musicale dei cantanti. Ciò che il musicista ha ascoltato durante la propria vita, inevitabilmente plasma quella che è la sua identità artistica.

Un esempio evidente è Ketama126, che nel 2019 riuscì, insieme allo storico produttore Hip-Hop Don Joe e a Franco126, a portare la voce di Franco Califano all’interno del pezzo Alternative-Trap “Cos’è l’amore”, inserendolo in un contesto di sperimentazione sonora nel genere quale l’album “Kety”, dove le sonorità del grunge e generi affini sono spiccatamente in primo piano.

Ma gli ascoltatori sono consapevoli di ciò che stanno ascoltando o sono convinti di star assistendo ad una sperimentazione musicale senza precedenti?

È, per ovvie ragioni, un quesito senza risposta, ma c’è un’evidenza da cui può scaturire una riflessione molto interessante. Ciò che l’essere umano ha apprezzato in passato, è molto più facile che venga apprezzato anche nel presente seppur in scale minori o alle volte addirittura maggiori. Per questo i Conservatori di Musica sono ancora pieni di allievi che studiano con passione la musica classica, gli stadi sono sempre sold out per concerti di band iconiche degli anni ‘70, e le serate nelle discoteche a tema anni ‘80 o ‘90 sono frequentate dai giovani e giovanissimi.

Per questo l’industria musicale tende più a riproporre formule che in passato hanno funzionato, andando (quasi) sul sicuro e spesso con enorme successo, piuttosto che credere in progetti sperimentali che portano novità e innovazione.

Certo, la produzione musicale è sempre più facile e accessibile, ma la maggior parte delle volte ciò che manca sono proprio i mezzi tecnici necessari alla sperimentazione, come conoscenze musicali, abilità con gli strumenti, e tante volte anche gli strumenti stessi.

“D’altronde, se posso trasformare con facilità la musica in un prodotto, ad unico scopo di lucro, perché dovrei impegnarmi a trovare nuove particolarità e a creare novità?”

Così il musicista strumentista colto medio (ossimorico, ma rende l’idea) interpreta i pensieri e le volontà dei grandi produttori della nuova industria. Ma la ripresa di culture musicali e la divulgazione di esse, non è una cosa estremamente positiva e sana per la musica? Certo. Perché un musicista raggiunge la propria maturità artistica quando riesce a combinare il proprio vissuto musicale e la propria identità.

La musica può essere colma di influenze ed essere anche originale e nuova, come lo è stata per anni quella dei Bluvertigo, band che non ha mai ricevuto l’attenzione che si sarebbe meritata. Come in ogni ambito, è la consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie azioni a fare la differenza tra un risultato scadente e uno valido.

Per creare la musica occorre conoscerla, rielaborarla, avere una sensibilità tale da rispettarla e prenderne ispirazione senza rovinarla.

Tommaso Lupi Papi Salonia

 



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