20 marzo 2021

CONTROCONTEMPORANEA – GIARDINAGGIO, YOGA, MEDITAZIONE…

...e ho sempre voglia di schiaffare qualcuno


manfredi-contro

Il 27 marzo 2021 è stata la giornata mondiale del teatro.
Io faccio il mestiere del teatro.
Perciò mi sono svegliato presto.
Più presto del solito.
Beneficiando di un’insperata lucidità passeggera polemico.
Più forte del solito.

BERSAGLIO: Tutti gli artisti. In particolar modo i protagonisti dello spettacolo dal vivo – specificatamente coloro inerenti al mondo del teatro – nel dettaglio: attori, autori, critici e tutte quelle compagnie che fantasmano una parziale, semi, totale o rivelatrice professionalità. – Non a chiunque dunque, ma a questi “molti” sparpagliati a casaccio su tutto il territorio nazionale :

Spero che un domani, cessato questo coprifuoco, voi conserviate anche solo una particella delle tonnellate di polemica, di vittimismo, di egocentrismo, d’allarmismo, di emotività e di paura con le quali oggi difendete, sbraitando, le vostre cause artistiche e sociali che la società non vi riconosce e che voi – finalmente! – non potete tacere. Spero che un domani abbiate il coraggio e la costanza di continuare il vostro attacco e rivelarvi per quello che siete e siamo sempre stati:

Bottegai ed impresari culturali non lontani dagli allibratori porta a porta; non molto distanti dagli operatori telefonici e dagli agenti assicurativi. La vostra preoccupazione, come la loro (i loro che aprono i rubinetti dei recovery found), rimane l’assicurarsi un prodotto ed una clientela.

Detto ciò, spero vivamente che possiate avere il cuore saldo e la razionalità necessaria per esporre chiaramente (quando tutto questo sarà finito, in tempi di normalità) le vostre ragioni e le vostre sacrosantissime richieste.

Spero che tutte queste problematiche vengano alla luce perché possano svelare i seguenti motivi del mio e non solo mio nervosismo:

Il primo. La polemica.

Credendo di sostenere la lotta per i diritti della cultura, quando vi dichiarerete con le vostre filippiche da prima serata sarà chiaro il divario tra chi (tra noi) ha una qualche visione concreta e coerente del reale e chi (tra noi) sopperisce a delle problematiche personali considerandosi creatore di spettacoli – essenziale, dunque, per ognuno e tanto più per il vivere comune.

I primi, coloro che hanno una visione, che hanno già qualcosa da perdere, non faranno fatica a imporsi sui secondi, voi, che da anni già arrancate per conquistare un’identità che purtroppo – e sarà chiaro – era già fumosa ancor prima di questa pandemia. Manifestando apertamente le vostre gelosie, invidie, frustrazioni verso uno “star-system” al quale non avrete accesso, vi autoescluderete da esso: dal tanto agognato Olimpo della cultura che criticate per il solo fatto che esso vi ammicca senza volervi.

Sarà chiaro per il pubblico, sarà chiaro per le istituzioni.

Con le vostre polemiche aiuterete il mondo culturale a rimanere in questo stallo insopportabile per chi cerca di risolverlo ormai da tempo; non aiuterete chi ha già cominciato a lottare senza aspettare l’emergenza, dunque. Ma, come al solito, vi dimenerete per qualche diritto che pensate improrogabile e, una volta ottenutolo, tornerete a tacere, come avete sempre fatto.

E spero che tutto ciò, anche nel male, accada, perché poi sarà chiaro.

Secondo motivo. Vittimismo.

Grazie all’ondata di contenuti pubblicati su ogni sorta di devices esistente in questi mesi, potremmo avere una radiografia dettagliata del mare culturale che stiamo navigando:

Spettacoli mediocri pubblicizzati come il nuovo iPhone;

iniziative superflue di promozione culturale;

Letture di veramente qualsiasi cosa da parte di attori, di compagnie, di pensatori, critici ed amatori;

Articoli sull’importanza dello spettacolo dal vivo nella società contemporanea suffragati da nient’altro che opinionismo ;

Considerazioni e interpretazioni sciamaniche sul destino del FUS 2020/21/22/23/24/25…;

Bandi che elemosinano futuri lavori low-budget per garantire un’attività di qualsiasi tipo alla loro impresa;

Festival già inesistenti che piangono la loro chiusura;

Articoli d’accusa e ripicca delle vecchie guardie contro le vecchie guardie stesse;

Etc, etc, etc…

La paura di scomparire nasce quando si ha l’esatta consapevolezza della fragilità sulla quale abbiamo fondato quello che voi chiamate “carriere”: disoccupazioni, progetti ad-hoc per accontentare questo o quel comune – questo o quell’assessore; i soliti titoli che non volete rinnovare perché vendono (“perché vi ci ritrovate, vi parlano ancora dopo secoli” – voi dite); sale da dover riempire a qualsiasi prezzo; aperitivi su aperitivi per garantirvi un’identità.

Sarà per voi, purtroppo, la catastrofe. La paura di scomparire sarà molto concreta.

Spero che la vostra scomparsa accada (e probabilmente anche la mia) perché in questo modo potremmo avere una visione storica di questi momenti dell’arte, una fotografia del discorso culturale e dei suoi protagonisti degli ultimi anni: vittime terrorizzate da una società che fa sempre più paura.

Spero che accada, che sia chiaro e spero che non vi opporrete più del dovuto alla parola fine. Fine a quest’agonia delle sale vuote, della mancanza di fondi, dell’oblio della meritocrazia. Tutte queste paure non sono segrete. Traspirano dietro il manto di un intellettualismo coltivato a corsi di teatro che parla in codice per non esporsi perché non sappiamo più parlare dell’attuale, dell’universale, dell’intimo, del politico. E chi viene a teatro (e non è un vostro parente) lo vede e lo sa.

Terzo motivo. “Allarme! Allarme!”

Quando, a tempo debito, vi esporrete nei dibattiti e prenderete le decisioni che vi concerneranno, sarà chiaro che lo stress che vi morde le caviglie e vi fa gridare “al lupo!” non è altro che la penuria d’idee effettive. Chi crea è tranquillo. Chi lavora è teso, ma non perde il controllo: si attacca alla realtà e non all’utopia “nazional-popolare” che voi fomentate. Quando vi esporrete dovrete fare i conti o con chi ha imprese contro le quali già prima non potevate competere o con un nuovi nemici ancora sconosciuti e insospettati. Nemici sconosciuti che nel momento in cui scrivo stanno affilando i denti, nascosti eppure vicinissimi. Questi nemici non hanno colpa se non quella di essere nati in questo stato che voi adesso accusate: nell’ecatombe artistica, culturale, esistenziale, filosofica ed emotiva che stiamo vivendo. Questi nemici hanno sempre vissuto ai margini, in quarantena.

Nessuno sospettava che essi vi stessero guardando da lontano aspettando il momento di una vostra minimissima debolezza. Questi nemici sono nati poco fa, creano, hanno idee nuove, non parlano con voi, testano nuovi linguaggi.

Quando vi sentirete accerchiati non saranno possibili alleanze.

Anche questo sarà chiaro.

Quarto motivo. Egocentrismo.

Capirete che il teatro non è una boutique e voi non siete i vetrinisti che devono accalappiare sempre più numerosi clienti svogliati ed esigenti;

Non lavorate per Amazon che deve far risparmiare fatiche ai vostri compratori; non gestite centri estivi che devono sopperire alla noia di figli viziati che vogliono essere protagonisti. Capirete (molti di voi capiranno) che «io ho fatto, io ho inventato, io lo sapevo» non solo non funzioneranno più, ma saranno il motivo stesso della vostra crisi. Ogni forma ed ogni scelta che avrete preso in questi ultimi anni si troverà senza fondamento e senza seguito se non sostenuta da idee, necessità e autenticità. Tornare indietro nel tempo è impossibile. Si rivelerà allora una verità che ognuno di noi sa e che nessuno vuol dire ancora: la mancanza di contenuti.

… La retorica politica pseudo sinistroide alla «che tempo che fa»;

L’ammuffito giovanilismo dei dopo festival in diretta;

Il conservatorismo dei sani principi brechtiani e “grotowskiani” e “stanislavskiani” e “beckettiani” e “pinteriani” (e tutto quello che c’è in «ani»);

Il cinismo cristiano al quale non rinunciate;

tutto il “new-age”, “radical chic”, “post-drammaticismo”, “post-colonialismo”, “post-capitalismo”;

… Capirete che tutto questo è racchiuso in altri mali che coltiviamo da anni, non solo in teatro.

Tutto questo – è chiaro – non sarà facile da accettare.

Ultimo motivo. Emotività.

… Sale vuote, mutui da pagare, personale in cassa integrazione, scontrini giustificati più e più volte, INPS, bollette, personale delle pulizie, cachets non più possibili, camion, assicurazioni, vergogne, senso di frustrazione, fallimento…

Quando sarà il momento di dichiararci non sui social, ma nelle nostre assemblee capiremo che il mondo dell’arte, del teatro, dello spettacolo, ha già perso lo smalto da un po’. Non ci sono colpevoli. Anche voi, sui quali ho puntato il dito, semplicemente non l’avevate ancora capito e così avete giocato un gioco con cui non eravate d’accordo e a cui non volevate giocare.

Non è colpa di nessuno, ma sarà troppo tardi.

E questo sarà chiaro.

Non mi stupirebbe se tutto collassasse su stesso perché non saremo in grado di affrontare una nuova realtà. In quel caso, l’unica speranza che ho è che il teatro venga definitivamente proibito. Chiuso. Abbandonato. Proibire, infondo, è l’unico modo per fare tornare qualcosa di moda.

Qualsiasi cosa.

Rocco Manfredi
Controcontemporanea



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