10 febbraio 2021

L’IDEA DI UNA GRANDE MILANO FINITA IN CANTINA

Vent'anni fa l'iniziativa originale di tre senatori milanesi


Esentato dall’impegno delle primarie e dall’inevitabile discussione sulle persone, il centrosinistra milanese potrebbe (il condizionale è d’obbligo) concentrarsi sulle idee per definire una confacente proposta elettorale, posto che “nulla sarà come prima” e pertanto stesso sindaco e simile schieramento non dovranno (non dovrebbero) ripercorre strade già battute e scadute.

ballabio

Riguardo i temi urbanistici ed economico-sociali queste colonne hanno offerto una gamma di critiche e considerazioni che impegnano la politica a pronunciarsi, magari per respingerle con argomentazioni, non ignorarle senza motivazione. Inoltre nelle ultime pubblicazioni si è affacciata un altro tema a lungo trascurato nel dibattito pubblico: la “questione metropolitana” ed i relativi risvolti politici, istituzionali ed amministrativi.

L’appello della Rete dei comitati milanesi, ripreso nell’editoriale del 3 febbraio, manifesta un inedito interesse per la dimensione ed il peso politico che avrebbe una Milano più grande, più confacente alla città reale non più ristretta nelle forme asfittiche della città legale, chiusa tra i confini della quasi centenaria “cinta daziaria” e quelli fittizi di una Città metropolitana del tutto formale.

La richiesta dei comitati riguarda in realtà un solo aspetto della questione, rilevante ma non esaustivo: il ripristino dell’elezione diretta degli organi di tale ente, possibile in base ad una subordinata dell’ambiguo art. 22 della legge Delrio, per dare ruolo e credibilità ad una entità scomparsa dai radar, grazie anche al manifesto disinteresse del relativo sindaco in carica

Tale lodevole rivendicazione richiede una legge elettorale ad hoc, purtroppo improbabile di questi tempi. Inoltre rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente per dar vita ad un governo metropolitano effettivo ed efficace: obbiettivo non separabile da un razionale e complessivo riordino dell’ordinamento sub-regionale. È possibile ripensarlo, superando la legge 56/14 rivelatasi inadeguata alla prova dei fatti?

In mancanza di idee nuove proviamo a recuperarne dai cassetti alcune vecchie, già accantonate perché non in sintonia con la irrompente ideologia del “meno stato e più mercato”? Sovvengono allora tre disegni di legge firmati, al crepuscolo della “prima repubblica”, da esponenti delle diverse anime della sinistra di allora: il socialista Besostri, il comunista Pizzinato, il repubblicano Del Pennino. (*)

Il primo, più importante per priorità e competenza, risale all’alba della riforma costituzionale del 2001, reca il titolo “norme speciali per la città di Milano” e “istituisce la Città metropolitana di Milano quale unica autorità di governo, in luogo della provincia di Milano e del comune capoluogo”, tra le altre funzioni ha la “pianificazione territoriale strategica dell’intero territorio, con il concorso dei comuni, nonché la verifica di conformità degli strumenti urbanistici generali comunali al piano territoriale”. Inoltre “la regione provvede alla eventuale istituzione di nuovi comuni in luogo del comune di Milano”.

Nella legislatura successiva il testimone del fine giurista Felice Besostri viene raccolto dal metalmeccanico Antonio Pizzinato, che ha la modestia di ripresentare il testo ricopiato tal quale tuttavia con l’intuizione politica di sopprimere la sola parola “eventuale” dall’ultimo periodo sopra riportato. Pertanto la scomposizione del comune di Milano in “nuovi comuni enucleati” non è più un optional ma una scelta inequivocabile.

Intanto era cambiata la maggioranza parlamentare. Pizzinato e gli altri otto senatori cofirmatari erano passati all’opposizione ma in parallelo, a conferma della trasversalità della sensibilità alle riforme come della loro negazione, il senatore Del Pennino più tre cofirmatari di centro destra presentano il ddl “Norme per l’istituzione delle città metropolitane”, questa volta rivolto non solo a Milano ma “ai capoluoghi di regione che abbiano almeno 800.000 abitanti”, ovvero Napoli e Torino oltre Roma capitale: totale quattro, non le quattordici della legge Delrio!

Sul punto decisivo tuttavia il testo è altrettanto inequivocabile: “la regione provvede alla istituzione di nuovi comuni per scorporo del comune capoluogo”. Possibile che questa esplicita possibilità, fondamentale condizione per dalla vita ad una Città metropolitana vera, analoga alle consimili europee, sia scomparsa dall’agenda politica senza discussione, semplicemente per amnesia di una classe dirigente politica e mediatica adagiata su un sempre più insostenibile status quo?

Valentino Ballabio

(*) cfr. atti del Senato. XIII legislatura, ddl n.4879; XIV legislatura, ddl n.1410 e ddl n.1567.



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  1. LUCIANA BORDINRilanciamo la raccolta firme di ArcipelagoMilano? Grazie http://chng.it/NYQBKW9p46
    3 marzo 2021 • 09:58Rispondi
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