8 dicembre 2020

LA NASCITA DEGLI GLI OPPOSTI ESTREMISMI E LA MAGGIORANZA SILENZIOSA

Il rapporto Mazza di 50 anni fa a Milano: la svolta che (per fortuna) non ci fu


Un altro brano di storia politica milanese. Molti milanesi ricordano ancora quei tempi duri e bui per la città medaglia d’oro della Resistenza. Ancora oggi certi fantasmi ricompaiono e forse gli anticorpi si sono indeboliti.

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“Circa ventimila unità, svolgono fanatica ed intensa opera di propaganda e proselitismo sia nell’ambiente studentesco che in quello operaio, facendo leva sulle frange maggiormente portate all’oltranzismo…I reparti di polizia (guardie di P.S. e carabinieri) sono oggetto di aggressioni condotte con estrema violenza, a testimoniare la irriducibile avversione verso le forze dell’ordine ed in genere verso ogni potere statale. Questi estremisti dispongono di organizzazione, equipaggiamento ed armamento che può qualificarsi paramilitare: servizio medico, collegamento radio tra i vari gruppi, servizio intercettazione delle comunicazioni radio della polizia, elmetti, barre di ferro, fionde per lancio di sfere di acciaio, tascapane con bottiglie “Molotov”, selci, mattoni, bastoni, ecc. La stragrande maggioranza della popolazione, anche se si astiene dal reagire o dal manifestare clamorosamente la propria riprovazione, è esasperata per le continue e scomposte manifestazioni, i disordini, i blocchi stradali, le intimidazioni, il dilagare della violenza nelle università…

Non è da dubitare che ci si trovi di fronte ad associazioni che perseguono finalità eversive elevando la violenza a sistema di lotta…i disordini verificatisi sabato 12 dicembre u.s. (in quell’occasione fu ucciso Saverio Saltarelli militante del Partito Comunista Internazionalista, colpito da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo (ndr) in questa città con luttuose, se pure accidentali, conseguenze, sono da considerare i prodromi di altri eventi ben più gravi e deprecabili che possono ancora verificarsi in conseguenza del progressivo rafforzamento e proliferazione delle formazioni estremistiche extraparlamentari di ispirazione “maoista” (Movimento Studentesco, Lotta Continua, Avanguardia Operaia, ecc.) nonché dei movimenti anarchici e di quelli di estrema destra. Tutti questi movimenti, che hanno la loro “centrale” a Milano, nonostante differenziazioni sul piano ideologico e nella metodologia di intervento, sono prettamente rivoluzionari, propugnano “la lotta al sistema” e si prefiggono di sovvertire le istituzioni democratiche, consacrate dalla Carta Costituzionale, attraverso la violenza organizzata”.

Libero_MazzaL’allarme, con la sottintesa richiesta di mettere fuori legge le organizzazioni studentesche “estremistiche” è lanciato dal prefetto di Milano Libero Mazza in un rapporto riservato al ministro degli interni Franco Restivo il 22 dicembre 1970, ma reso pubblico senza autorizzazione dal Giornale d’Italia, il 16 aprile 1971. Mazza anni dopo scrisse che la pubblicazione era stata decisa per danneggiarlo.

Possiamo far risalire a questo rapporto, quattro cartelle scarse, l’esplicitazione della teoria degli opposti estremismi.

Le reazioni al rapporto furono molteplici.

 

Feroce il deputato Eugenio Scalfari: «Il prefetto è uno sciocco che non capisce quanto accade o un fazioso che non vuol capire. Milano merita un prefetto della Repubblica, non un portavoce della cosiddetta “maggioranza silenziosa”. Il riferimento alla maggioranza silenziosa è motivato dal fatto che la pubblicazione avviene poco prima della seconda manifestazione convocata a Milano dal movimento Maggioranza silenziosa.

L’Unità chiese subito l’allontanamento del prefetto (che invece resterà in carica fino alle dimissioni volontarie nel 1974) “Le affermazioni contenute in questo rapporto… sono senza dubbio gravissime.”

Furiosi i socialisti che erano al governo: “nei gangli vitali dello Stato, nei personaggi che vi si annidano, è ancora in auge e in vigore, tollerata, quando addirittura non incoraggiata, da certi ambienti politici, la convinzione che i militanti di partito, magari anche democristiani…vanno guardati con sospetto… laddove gli appartenenti a quel partito silenzioso dei lettori del “Tempo”, del “Borghese”, dello “Specchio” sono per definizione dotati di “senso dello Stato”, difensori dell’ordine…In realtà il criterio va rovesciato. Sono i militanti senza tessera del partito del qualunquismo autoritario e fascistoide, operanti nei gangli più delicati dei pubblici poteri, che costituiscono il nucleo del peggiore e più pericoloso sovversivismo esistente in Italia. Sono quelli che montano la speculazione sulle “brigate rosse” lasciando filtrare notizie solo nella direzione voluta; …La verità è che gli “estremismi” possono essere molti. Avere colori cangianti, volti diversi: ma quello pericoloso è uno solo ed è l’estremismo che ha dalla sua la forza economica dei settori più parassitari e rapaci del padronato” (Avanti!).

71-milan-press-76_0L’Avanti utilizza gli argomenti anche contro gli alleati di governo: “Come era prevedibile gli esponenti socialdemocratici, corifei della filosofia degli “opposti estremismi” si sono trovati allineati con le centrali fasciste: ecco dunque il segretario regionale lombardo del PSDI chiedere perentoriamente la limitazione del diritto di sciopero “al fine di garantire la libertà del lavoro minacciata dalle burocrazie sindacali e dal fanatismo di pochi attivisti”.

A sostegno del rapporto intervenne invece Carlo Casalegno su La Stampa, con un articolo dal titolo “Viva il Prefetto”: “il rapporto riassume dati che ogni lettore di giornali già conosce, e che ogni abitante del centro di Milano può confermare”. Casalegno citava anche Nenni Il quale in una intervista a L’Europeo sottolinea certo la “grande differenza morale e storica” i tra i due estremismi e giudica i fascisti, legati ad una tradizione recente e a forze conservatrici, più pericolose dei maoisti, guerriglieri “d’una rivolta tutto sommato infantile” e fuori dalla realtà europea; ma afferma che sul piano materiale “un atto di violenza maoista e un atto di violenza fascista possono essere la stessa cosa”…Costituzione e norma penale consentirebbero certo di sciogliere, senza usare gli arbitrii amministrativi del sistema gollista, i gruppuscoli paramilitari: entrambe vietano le milizie private. Ma non mi sembra necessario e nemmeno opportuno. Lasciamo che i “cinesi” sognino la loro rivoluzione maoista, gli anarchici inseguano l’utopia antistatalista, il Fronte nazionale vaneggi su una repubblica militar-corporativa: purché tutti gli squadristi finiscano in carcere al primo reato e ci restino fino all’espiazione della pena. Dei ventimila guerriglieri di Milano forse duemila saranno davvero temibili…”

Il 30 aprile vi fu un dibattito alla Camera, con interpellanze e interventi tra gli altri di Bucalossi, Lombardi, Malagugini, Servello, De Lorenzo.

Scalfari andava al punto interpellando il ministro sul perché Mazza ipotizzava: “lo scioglimento e la dichiarazione di illegalità del Movimento studentesco che – a giudizio del suddetto funzionario – sarebbe incorso nel reato di associazione sovversiva a e paramilitare.

Lombardi chiedeva al ministro: “se ritenga in particolare che il recente rapporto informativo… non costituisca la prova clamorosa, sia pure a posteriori, che tutte le calcolate carenze e le palesi complicità più volte denunciate nell’ impiego delle forze preventive e repressive dello Stato nella città e nella provincia di Milano (a partire dal tragico episodio Annarumma, passando per la defenestrazione di Pinelli, fin o alla devastazione della sede milanese de l PSI) non sono state la conseguenza di deficienze o di errori tecnici, ma di un orientamento ottusamente fazioso e reazionario, certamente incoraggiato fra gli esecutori minori da chi detiene la massima responsabilità dell’ordine pubblico, cioè il prefetto”.

Servello denunciava la “la realtà inoppugnabile di quei 20 mila guerriglieri armati, accampati nel cuore di Milano”. A sostegno del prefetto anche Bucalossi che si era già espresso in Consiglio Comunale e il democristiano Carenini.

Il ministro Restivo minimizzò il significato del rapporto: “Noi non indichiamo nella contestazione studentesca e giovanile il nemico da abbattere, perché solo una impostazione reazionaria potrebbe muoversi su questo terreno, disattendendo la spinta stessa del nuovo e del moderno, che è essenziale alla democrazia” al punto che uno stupefatto Orilia (indipendente di sinistra) concluse il dibattito registrando che il ministro era più a sinistra degli intervenuti della sua maggioranza: “Sono, infatti, accadute delle cose abbastanza strane, signor ministro ; in realtà la sua posizione è più avanzata di quella dell’onorevole Carenini, dell’onorevole Bucalossi, dell’onorevole Orlandi .”

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Negli anni le contrapposizioni interpretative non si ridussero. Vittorio Emiliani (nel libro Cronache di piombo e passione) riporta il commento di Umberto Dragone: “solo il nostro testardo antifascismo, solo l’alleanza con i sindacati ha consentito a Milano di dimostrare al paese, che Milano non era la città del prefetto Libero Mazza e del questore Allitto Bonanno; mentre Mazza ribadirà a Tobagi, l’altro giornalista che diede un giudizio positivo del rapporto: “Purtroppo ci furono dei travisamenti, mi accusarono di convalidare la teoria degli opposti estremismi. Gli attacchi furono violenti e vennero soprattutto dalla corrente oltranzista dei socialisti, che pure erano al governo… Tuttavia le frange extraparlamentari ebbero in quegli anni protezione e qualcuno, disse anche, foraggiamento dal PCI che esercitava una opposizione forte, decisa, dura. I comunisti protestarono contro il mio rapporto benché parlasse solo di extraparlamentari: forse si consideravano i gelosi, sensibilissimi, tutori di quelle formazioni. … Se è esistita una connessione, una discendenza diretta fra quei gruppi extraparlamentari e i successivi nuclei del terrorismo? Credo di sì. … .” (Corriere della Sera maggio 1979); ed anzi negli anni calcherà la mano: Quali sono state le conseguenze? Il terrorismo. La sua matrice è in quegli anni. All’inizio non solo non è stato contrastato ma addirittura favorito. E quando è stato valutato nei suoi reali pericoli era troppo tardi; per batterlo si è pagato un prezzo che si poteva benissimo risparmiare. Bastava un po’ di coraggio”.

Convincente quanto ha scritto Giannuli su Mazza (nel libro Bombe e inchiostro) “la valutazione era molto lontana dalla realtà: il gruppo più consistente dal punto di vista “militare” , il MS della statale disponeva di un servizio d’ordine di 400 elementi; aggiungendo le analoghe strutture di LC, Potop e AO non si raggiungevano le 2000 persone organizzate ed attrezzate…” ma il prefetto proponeva una strategia quella della messa fuorilegge dei movimenti, come era avvenuto in Francia e come sarebbe avvenuto in Germania con i Berusferboten che avrebbe potuto cambiare la storia del decennio successivo. La sua richiesta di mettere fuori legge i movimenti tuttavia non solo non incontrò il consenso del governo di centrosinistra ma fu osteggiata anche da altri settori dello stato, in particolare la polizia che vi vedeva una “manina” di settori dei carabinieri.

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L’importanza del rapporto Mazza, uomo di grande esperienza politica essendo stato capo di gabinetto di Ambroni, sta anche nel fatto che alimentò e fornì contenuti e motivazioni al nascente movimento Maggioranza silenziosa, la cui prima iniziativa pubblica fu a Torino con una manifestazione svoltasi in Piazza S. Carlo non molto numerosa promossa dall’Organizzazione cittadini indipendenti, ma che acquisì importanza solo nella “piazza” milanese.

Apolitica, apartitica, nazionale ma soprattutto anticomunista la maggioranza silenziosa si caratterizzò per un obbiettivo di legge ed ordine che sostanziava nella chiusura del centro sinistra, nella sconfitta del sindacalismo confederale, nell’impedire ogni qualsiasi coinvolgimento del partito comunista; l’elemento maggiormente caratterizzante era l’anticomunismo, il che spiega anche il breve fascino che esercitò in settori di anticomunismo democratico.

La prima riunione milanese si tenne nella sede del PDIUM milanese in Corso Genova 26, il 1° febbraio di quell’anno.

Alla riunione (cito dalla tesi di Alberto Pirro) tra gli altri c’erano: Luciano Buono core, coordinatore regionale dei giovani del MSI ; Gabriele Pagliuzza, PLI; Guido Pasqualino di Marineo, DC con simpatie monarchiche; Giampaolo Landi e Cristiano Fiore, PDIUM; Elena Manzoni di Chiosa, gruppo “Jana Palace”; Franco Nodali e Franco Formenti, “Bocconiani indipendenti” di idee liberali; Priori, “Nuova Gioventù liberale”; Giorgio Muggini, “Comitato Tricolore”; infine Nava , “Nucleo genitori anticomunisti”.

In una nota sempre Mazza li definì: “indubbiamente persone di modesta notorietà e di scarso peso politico; tuttavia è notorio che esse siano appoggiate da gruppi politici di centro-destra e da talune personalità del mondo economico e imprenditoriale, che garantiscono all’associazione forza e disponibilità finanziaria”. Dei finanziatori la rivista Anarchica fece un elenco.

Nei fatti lo strumento di propaganda del movimento era il quotidiano del pomeriggio la Notte il cui direttore Nino Nutrizio peraltro aveva dato alle ultime elezioni indicazione di voto per il PSDI.

La prima manifestazione pubblica fu la “Manifestazione unitaria anticomunista” del 13 marzo 1971 che portò in piazza un numero sorprendente di sostenitori, con personalità politiche di varia estrazione: esponenti liberali e monarchici dirigenti del MSI come Franco Servello, l’enfant prodige Massimo De Carolis con l’ex vicesindaco Giambelli per la DC; Del Pennino e Bucalossi del PRI; Vittorio D’Ajello del PSDI.

Gli slogan della manifestazione come riporta il Corriere della Sera erano tra gli altri: “Fuori dalla scuola la teppa rossa”; “No alla schiavitù marxista”; “Libertà nelle scuole contro la violenza comunista”. Lo striscione di apertura era: “Milano dice basta alla violenza rossa”, Michele Brambilla ricorda gli altri: “Ordine e progresso; Viva l’Italia; Meno politica e più fatti; Roma sì, Mosca no”.

Proprio la presenza di esponenti della maggioranza che governava la città fu il segnale di una contraddizione profonda interna al movimento, come scrive Luciano Bonocore: “i socialisti di Milano, capeggiati dal sindaco massimalista Aldo Aniasi erano la bestia nera dell’opinione pubblica moderata. Uno degli slogan più gridati era “Aniasi Vattene”.

In consiglio comunale si tenne un dibattito, dove il socialista Accetti denunciò l’adesione alla manifestazione del capogruppo PSDI D’ajello e del capogruppo DC De Carolis, minacciando di non sostenere più la giunta se i due non avessero ritrattato; De Carolis rispose a tono: “siamo anticomunisti per lo stesso motivo per cui siamo antifascisti”, idem D’ajello “la socialdemocrazia che rappresento in questo consiglio è contro tutte le dittature di destra e di sinistra”.

La segreteria provinciale DC sconfessò De Carolis con un comunicato in cui “anche le cosiddette partecipazioni a titolo individuale favoriscono infatti come l’esperienza insegna strumentalizzazioni a fini politici contrastanti con quelli perseguiti dal partito”, mentre il comitato cittadino DC si esprimeva a sostegno della tesi “gli opposti estremismi”. La polemica si intrecciava con il dibattito aperto in sede nazionale dalla proposta socialista degli equilibri più avanzati che vedeva la DC e il PSDI in tutte le loro componenti decisamente contrari.

L’animosità del dibattito impedì che si arrivasse a conclusioni o votazioni in consiglio comunale, pragmaticamente pochi giorni dopo i partiti di maggioranza concordarono un rimpasto di giunta.

L’Unità registrò con sorpresa il numero di partecipanti alla manifestazione che “ha rappresentato un fatto nuovo che merita una attenta riflessione”.

Il successo della manifestazione portò alla convocazione di un secondo appuntamento per il 17 aprile 1971 (all’indomani della pubblicazione del rapporto Mazza).

Proprio la prefettura vietò quella manifestazione (anche perché nella notte vi era stato un attentato dinamitardo alla federazione del PSI allora in viale lunigiana) che tuttavia si svolse lo stesso ma fu caratterizzata dalla presenza di centinaia di giovani missini e dell’estrema destra che rifiutarono di sgomberare come ordinato dalla forza pubblica provocando scontri durati alcune ore. Alla fine si contarono un discreto numero di feriti da ambo le parti con 84 tra fermati e arrestati.

Scrive Simona Colarizi “non appena i giovani dell’estrema destra cercano di cavalcarle [le manifestazioni della maggioranza silenziosa], il movimento si sfalda… Appaiono agli occhi degli uomini d’ordine sgraditi quanto i contestatori di sinistra, perché la loro carica di violenza riesce solo ad aggiungere disordine a disordine”.

Le divisioni interne, le ambiguità di alcuni dei protagonisti, l’interesse di cannibalizzarlo da parte del MSI del quale in pratica divenne una corrente, la rinascita del centrismo con i governi Andretti 1 e Andreotti Malagodi che sembravano rispondere ai desiderata del movimento facendone venire meno le ragioni di mobilitazione, fecero rapidamente declinare le fortune della Maggioranza silenziosa che in pratica si dissolse proponendo teorie sempre più complottiste a cui imputava le sue difficoltà; scriverà ad esempio Lotta Europea, il giornale diretto da Luciano Bonocore: “Portavoce ufficiale il “Corriere della Sera” quotidiano indipendente della sovversione nazionale. I “cervelli” del piano sono i sinistri D.C. d’accordo con il Geometra [il sindaco Aniasi ndr] e con il P.C.I.; esecutori materiali i gruppuscoli extraparlamentari di sinistra tra i quali spicca, per assoluta fedeltà, (anche perché si dice pagato dal Geometra e da Bettino Craxi) il famigerato Movimento Studentesco, manovrato per tornaconto personale, dallo pseudo studente Capanna. Fiancheggiatori sono i giudici di “Magistratura Democratica” ispirati da Marx, ed il Questore Allitto, che consciamente o inconsciamente favorisce questo piano”. La tesi che Craxi fosse finanziatore di Capanna è francamente divertente. Del Corriere della sera la maggioranza silenziosa organizzò anche il boicottaggio.

Abbandonato dai rappresentanti dei partiti centristi il movimento già nel 1973 può considerarsi esaurito anche se l’ultima manifestazione si tenne al chiuso nel marzo del 1974, in tutto le manifestazioni convocate furono dieci.

Un risultato comunque la mobilitazione della maggioranza silenziosa lo ottenne. Alle politiche del 1972 lo MSI in città ottenne il suo miglior risultato di sempre con il 10,35%, voti in gran parte sottratti al PLI che pure ottenne poco meno del 10%. Nel febbraio 1973 (ma scritto nel giugno 1972) i giornali di destra anche questa volta senza autorizzazione pubblicano un secondo rapporto, questa volta del questore Allitto Bonanno, considerato al suo arrivo in città nel 1970 un progressista (era stato partigiano in Piemonte con Giustizia e Libertà) rispetto al suo predecessore Guida che era stato il carceriere di Pertini a Ventotene.

Bonanno modifica il rapporto Mazza solo nei numeri: 12000 invece che 20000 di cui 3000 del Movimento Studentesco che veniva definito “sotto il mascherato controllo della federazione comunista”, 1500 di Lotta Continua, 500 di Avanguardia Operaia, si tratta di “una vera e propria legione di facinorosi…che costituisce non già un semplice presupposto di pericolo per l’ordine pubblico, ma una realtà …suscettibile di sconvolgere l’intiera città con azioni di guerriglia e di teppismo.”

Su un totale di 16 pagine il questore ne dedicava solo due all’estrema destra anche in questo caso confermando la sottovalutazione già contenuta nel rapporto Mazza. L’unica vera novità contenuta nel rapporto era l’identificazione di un gruppo. “a carattere militare autonominatosi Brigate Rosse, che opera sul piano clandestino e con metodi terroristici, costituita da un centinaio di militanti”.

Il dibattito fra i partiti fu una copia di quello sul rapporto Mazza.

Allitto Bonanno come Mazza (tra i due correva una reciproca radicale antipatia) puntava al ruolo di capo della polizia, anch’esso fallì forse perché coinvolto in diverse inchieste tra cui quella su Franceschi e fu nominato Zanda Loy.

Se Mazza e Allitto Bonanno divennero le bestie nere della sinistra non ebbero miglior giudizio a destra: Servello li riteneva nemici giurati dello MSI e gli imputava di aver costruito una trappola vietando la manifestazione dell’aprile 1973 che portò agli scontri tra neofascisti e polizia che provocò la morte dell’agente Marino e che minerà profondamente l’immagine del MSI come partito tutore dell’ordine.

download (2)Ricorda l’allora vice di Almirante: “Accadde un piccolo episodio che non ho mai raccontato prima. Lì per lì non diedi peso alla cosa. Però, alla luce dei fatti successivi, l’episodio acquista una sua rilevanza. Mentre uscivo dalla prefettura mi si avvicinò il comandante dei carabinieri. Mentre mi salutava, indicò con gli occhi Allitto Bonanno e mi sussurrò: “Si guardi da quello”. Era il timido avvertimento che, ai danni del Msi, si stava preparando una trappola”.

Non amati a sinistra, non amati a destra, prefetto e questore furono smentiti anche dalla DC, partito nel quale peraltro Mazza fu eletto senatore nel 1979. Nell’agosto del 1974, Paolo Emilio Taviani rilasciò all’Espresso un’intervista: “Per molto tempo ho creduto alla tesi degli opposti estremismi. Quando ho mutato parere? Poco dopo essere tornato su questa sedia di ministro degli Interni. Gli indizi, le informazioni, le prove raccolte dalle questure e da tutta la rete informativa della pubblica sicurezza m’hanno dato la certezza che non solo la matrice ideologica, ma l’organizzazione sovversiva va cercata a destra” e anni dopo nelle sue memorie scrisse: “I miei amici credettero che bilanciandosi fra destra e sinistra la Dc avrebbe consolidato il dominio al centro dell’elettorato. Invece si generò una fuga eccentrica di giovani a sinistra e di anziani a destra che trascinò il centro nel vuoto. La strategia degli opposti estremismi avrebbe dovuto costituire il pilastro della forza elettorale democristiana, ne fu invece il batterio che la corrose: prolungò gli anni di piombo, logorò le istituzioni, distrusse la Dc.”

All’itto Bonanno morirà nel 1980; Mazza nel 2000 in tempo per vedere parte di quei 20000 facinorosi diventare classe dirigente del paese.

Walter Marossi



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  1. Annalisa ferrarioTema molto complesso. Certo fra i militanti extraparlamentari di allora ci sono molti attuali appartenenti con merito alla classe dirigente del paese. Ma c'erano anche i futuri appartenenti alle Brigate Rosse e a Prima Linea. Cosa li ha indirizzati da una parte o dall'altra? Lo stesso Cossiga lo diceva: la repressione dell'Autonomia ha portato i suoi militanti nelle Brigate Rosse. E quindi anche a distanza di anni appaiono davvero civili le parole dell'allora ministro Restivo: la democrazia nasce dalla novità e dall'inclusione. Certo, senza abbassare la guardia.
    16 dicembre 2020 • 09:00Rispondi
  2. Andrea VitaliColpisce che fra i giornalisti favorevoli al "Rapporto Mazza" ci fossero Casalegno e Tobagi, poi entrambi vittime del terrorismo di sinistra (forse era il caso di specificarlo). Un destino presagito o generato? Spesso è la stessa cosa
    16 dicembre 2020 • 09:46Rispondi
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