7 dicembre 2020

“L’ECONOMIA CIVILE”

Un saggio di Luigino Bruni e Stefano Zamagni


rausaQuesto breve saggio di “economia civile” scritto da Luigino Bruni e Stefano Zamagni, docenti di Economia politica nell’Università Lumsa di Roma il primo e nell’Università di Bologna e nella Johns Hopkins University l’altro, edito nel 2015 e ripubblicato nel settembre di quest’anno, capita come suol dirsi a fagiolo, in un periodo della storia dell’umanità funestato dalla crisi economica scoppiata nel 2007-2008 e dalla attuale pandemia da coronavirus che stanno mettendo a dura prova il sistema economico capitalistico fin qui seguito.

È il momento di ripensare nuove forme di produzione che non mirino esclusivamente al profitto ma al contrario coinvolgano la società civile in una visione di comunità con lo scopo di raggiungere la felicità. Ecco che l’economia da mezzo di sussistenza diventa strumento per affrontare la materia in modo nuovo e soprattutto sostenibile, rispettoso dei cicli naturali e che miri a perseguire e assicurare il benessere dei cittadini, rivalutando il ruolo e la figura dell’imprenditore ‘civile’, esecutore di un progetto per il bene comune.

Lo hanno raccontato grandi economisti come Joseph Alois Schumpeter e Luigi Einaudi. Il cambio di prospettiva coinvolge anche il cittadino-consumatore che interviene nelle scelte produttive, non solo segnalando a chi produce quello che gli piacerebbe fosse realizzato ma anche il modo eticamente accettabile in cui desidererebbe che accadesse, pena il boicottaggio e la pubblica denuncia. Quello che si configura come ‘consumatore civilmente responsabile’.

L’applicazione di questi concetti trova sedi di elaborazione, di studio e di proposte operative nelle Giornate di Bertinoro per l’economia civile, giunte quest’anno alla XX edizione, promosse da AICCON, l’Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit, il Centro Studi dell’Università di Bologna, dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e da numerose realtà, pubbliche e private, operanti nell’ambito dell’Economia Sociale, con sede presso la Scuola di Economia, Management e Statistica di Forlì, che hanno come precursore l’economista Antonio Genovesi, antesignano nelle “Lezioni di economia civile”, (1765), delle linee guida premonitrici della nuova disciplina congeniale alla “legge del moderatore del mondo, che ci comanda di essere gli uni utili agli altri”.

L’economia civile non si configura come un’alternativa a questo sistema capitalistico ma come laboratorio, di prassi e di teoria che si giova di diversi approcci sistemici innovativi, si veda l’“Economia della terra” di Vandana Shiva o la decrescita di Latouche. È un’altra storia di mercato, un esercizio di bene comune, di quella “carità intellettuale” di cui parlava Antonio Rosmini.

L’Economia civile è anche “una narrativa sulla vocazione e sul destino del nostro paese, sul suo passato, sull’oggi, sul suo domani”. Il saggio pende le mosse dalla società antica: dalla teoria di Aristotele dell’uomo animale politico, dei sentimenti di amicizia (philía) e dell’idea di pόlis, luogo fisico e ideale in cui si esercita la cooperazione per il bene comune. E prosegue con la tradizione medioevale delle arti e dei mestieri, conosciuta come il corporativismo. Passando da Benedetto che con il suo celebre ora et lavora, sovverte l’idea del lavoro non più come attività servile ma elevandolo, insieme alla preghiera, a simbolo di libertà. Pratica che trova una sua ulteriore esplicazione nell’opera di Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, 1776, sulla non separatezza del lavoro dalla creazione della ricchezza e del mercato dalla democrazia.

L’economia civile diventa strumento di benessere sociale e anche azione utopistica per il raggiungimento della felicità. Così negli anni in cui l’Umanesimo protestante statunitense poneva al proprio centro il “diritto alla ricerca della felicità”, negli stessi anni a Napoli grazie all’opera di Antonio Genovesi, Giacinto Dragonetti e degli studiosi successivi si affermava il diritto-dovere alla felicità pubblica, si badi bene, non individuale. “I più autentici continuatori delle loro idee sono stati gli artefici del movimento cooperativo italiano. – dicono Bruni e Zamagni, che aggiungono – L’Economia civile è viva oggi nella cooperazione sociale, nel commercio equo e solidale, nell’economia di comunicazione, nella banca etica, nelle imprese sociali e in tutte quelle altre forme che fanno della reciprocità e delle virtù civili interiorizzate il loro principale motivo di azione”. (Editrice il Mulino, Bologna, 2020)

Paolo Rausa



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