16 ottobre 2020

MONOPATTINI ELETTRICI E NEOCAFONI

Li abbandonano dove capita, anche davanti a negozi o passi carrai. E multarli si potrebbe, ma…


In città non possono arrivare mezzi di trasporto personale come i monopattini senza che se ne regolamenti prima l’uso. Quando dilagano è troppo tardi e non ci si può affidare a “grida” manzoniane quando nelle realtà non esistono né controlli né sanzioni applicabili.

savoia

Ormai fanno parte del panorama milanese, anche se, diciamocelo, tutti noi ne faremmo volentieri a meno. Li parcheggiano davanti a un portone, su un passo carraio, sulla soglia di negozi, in mezzo ai marciapiedi. Dove capita. Sono i monopattini elettrici, bellezza, e tu non puoi farci niente. Perché se ti azzardi a dire qualcosa di poco carino, passi subito per nemico della NUMS, la nuova mobilità urbana sostenibile, all’insegna della quale sta cambiando forma e faccia una buona parte della viabilità milanese.

Tralasciamo i numerosi rischi per sé stessi e per gli altri che corrono i “monopattinisti” quando si muovono nel traffico cittadino come se fossero su una pista in un’area dedicata; tralasciamo che spesso viaggino in due sullo stesso mezzo (è vietato); tralasciamo che sfreccino sui marciapiedi con queste due ruote elettriche che non si sentono arrivare e mettono a repentaglio l’incolumità dei pedoni; tralasciamo anche che sotto i 18 anni i suddetti utilizzatori dovrebbero indossare il casco.

Tralasciamo pure tutto ciò. Ma perché consentire a chi li guida di sbarazzarsene dove capita senza alcuna logica, senza rispetto per le più banali norme di convivenza? Si dirà che, in quanto privi di targa, i monopattini elettrici non sono multabili, ma non è così. Visto che sono da tempo disponibili in sharing, per poterli utilizzare è necessario scaricare una app, registrarsi con nome, cognome eccetera, quindi dare il riferimento di una carta di credito sulla quale verrà addebitato il consumo al minuto.

Così come succede per automobili, scooter e biciclette, il gestore della società di sharing conosce il nome degli utilizzatori dei suoi mezzi secondo per secondo e basterebbe quindi dotarli di un codice accessibile per dar modo a un vigile di fare la multa. Dopodiché il gestore medesimo, esattamente come accade per una multa presa da un utente del car sharing, comunicherà l’importo da pagare a chi risulta aver noleggiato il mezzo in quel particolare orario della giornata e forse certe abitudini cesserebbero di colpo.

Non è difficile, si tratta soltanto di voler introdurre un minimo di norme prima che la situazione sfugga definitivamente di mano. Lo stesso discorso andrebbe fatto per il bike-sharing privato, le biciclette nere e arancioni, per capirci. Mentre quello comunale ha rastrelliere in molti punti della città, quello privato è nelle identiche condizioni del servizio di monopattini elettrici: ma siccome, immaginiamo, una biciletta è ben più grande di un monopattino, il suo utilizzatore prova almeno un briciolo di vergogna a lasciarla in mezzo alla strada o davanti a un portone (non tutti, ma il fenomeno è meno evidente). Diciamo che green è bello e che a tutti piacerebbe vivere in una città che assomiglia al borgo del mulino bianco, ma se la realtà cittadina è questa, non si sa davvero quanta strada potrà fare questo cambiamento, peraltro utile.

In fondo, a ben pensarci, basterebbero un po’ di rastrelliere riservate a questi mezzi e soprattutto basterebbero due figure della Milano di una volta. Una è quella delle portinaie, che nelle aree di loro competenza mai avrebbero consentito simili utilizzi degli spazi pubblici. L’altra è quella del vigile urbano, oggi quasi in via di estinzione: si vedono soltanto se c’è da regolare il traffico di un grande incrocio in cui è saltato l’impianto semaforico, oppure davanti alle scuole negli orari di ingresso e uscita.

Poi si smaterializzano come per incanto, lasciando la città in balìa di automobilisti indisciplinati, motociclisti convinti di essere sempre impegnati in un gran premio, ciclisti e monopattinisti legibus soluti. Se a tutti costoro aggiungiamo, doverosamente, quella quota di pedoni che ritiene di potersi muovere liberamente nelle strade cittadine senza prestare neppure un briciolo di attenzione a quel che succede intorno, il quadro si avvicina a ciò che nota chiunque giri ogni giorno per la città. Forse anche i vigili, pardon la polizia locale, torneranno di moda prima o poi, come è successo per i jeans a zampa di elefante, i film di Totò o il cocktail Manhattan. Dipende dal numero di monopattini elettrici in circolazione e dal nostro livello di sopportazione.

Ugo Savoia



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Silvana PulcinellaPer completare il panorama nell'articolo manca una chicca vista alcuni giorni fa. Il monopattino tra i corridoi di un supermercato e poi naturalmente in fila alla cassa per pagare. Naturale....ovvio !!
    25 ottobre 2020 • 07:33Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


7 marzo 2023

CUIUS COMMODA EIUS ET INCOMMODA

Giorgio Origlia









20 dicembre 2022

GREENWASHING

Erica Rodari



17 maggio 2022

GLI ALPINI E LA MODERNITÀ

Giuseppe Ucciero



8 marzo 2022

LA LEZIONE DEI TOPI E DEL FORMAGGIO*

Giovanni Guzzi


Ultimi commenti