9 settembre 2020

IL COVID E IL SISTEMA DEI VALORI

Quando domani è ieri, anzi oggi


Il Covid e la sua violenza distruttrice ci richiede un serio ripensamento sull’equilibrio dei valori e sull’importanza di guardare all’individuo.

gario

Covid-19 ci ripropone, in particolare a Milano e Lombardia, responsabilità eluse dalla generazione protagonista della transizione dall’economia di fabbrica all’economia dei servizi, in cui atteggiamenti e comportamenti personali – di produzione, consumo, vita – hanno un’importanza prima impensabile. Ne presi atto in La transizione in Lombardia, edito da Angeli (1983) nella collana dell’allora Istituto Regionale di Ricerca, e la letteratura internazionale offriva due scenari probabili in una popolazione anch’essa in transizione verso la stazionarietà: la società a somma zero e il dilemma dei prigionieri. «Entrambi indicano l’importanza, determinante per il nostro futuro, del sistema di valori e di obblighi reciproci in cui la nostra società si riconosce».

Se questo sistema c’è e funziona, il denaro ne è al contempo simbolo e strumento, insostituibile su vasta scala. Dal crollo dell’URSS, l’economia di mercato è diventata paradigma strumentale globale, anche per la sua intrinseca democraticità, ma dopo il golpe cileno di Pinochet la scuola di Chicago e l’anglosfera hanno imposto il paradigma ideologico del mercato facendo del denaro misura e fine di se stesso provocando il cortocircuito della società a somma zero e del dilemma dei prigionieri: il motore s’ingrippa, il mercato globale diviene guerra commerciale globale e la democrazia ricambio di gruppi ristretti di potere mediante periodiche competizioni elettorali, mentre solo l’UE cerca di darsi mercati sovranazionali responsabili e leggi sovranazionali condivise nel contesto d’una crisi di fiducia anch’essa globale e con gli stessi epicentri del mercato globale, noi inclusi.

Il banco di prova più importante dell’età dei servizi è la salute – anche la libertà, ma più elusiva – perché materia prima del sistema sono le persone con le loro aspettative e performances. Lasciato criminalmente libero di diventare pandemia, Covid-19 conferma e, se necessario, dimostra a livello globale che il sistema di valori e di obblighi reciproci che ci fa vivere non è il mercato, e constatiamo che i social-media non fanno, ma disgregano la società perché eliminano la fisicità, fondamento della nostra vita.

Come sempre, le responsabilità non sono della tecnologia, ma nostre che la usiamo. Il carbone è stato – è – un cardine di sviluppo con tutto quel che segue, ma c’è modo e modo di estrarlo e usarlo, di metterlo a frutto, e dipende dalla nostra intelligenza, ‘spirito santo’ che ispira il sistema di valori e obblighi reciproci in cui ci riconosciamo. Su questo e con questo fondamentale sistema dobbiamo lavorare nell’emergenza esistenziale di Covid-19 e nell’ennesima sempre più grave crisi economica e sociale di un mercato fine a se stesso che non ne ha, né può averne l’intelligenza.

Giova ripeterlo, questa necessaria intelligenza è la nostra di ‘povere creature’, con opportunità e responsabilità diverse ma, come usa dire, della stessa pasta con cotture diverse. Nel caso specifico di Milano e Lombardia – parcella significativa del mercato globale – è determinante la sanità pubblica perché la salute delle persone è precondizione dell’esistenza stessa della società dei servizi; così come determinanti sono l’istruzione (non è una novità) e come sempre la casa, con i criteri/modi/regole di renderla fruibile a tutti perché tutti hanno un ruolo nella società dei servizi. A questo fine dobbiamo tenere saldamente ancorato il governo al territorio, oggi per necessità e buona sorte in filiera federale dal quartiere su su fino al sub-continente Unione Europea. I sistemi di gestione in remoto mordi e fuggi – ‘valorizza al meglio il tuo capitale immobiliare’ – sono miniere primitive, poco redditizie e frutto di scarsa intelligenza (umana, politica, tecnica).

Quarant’anni fa, davanti alla stazione centrale, vidi formarsi un enorme stormo di passeri subito volato via col vento. Seppi poi che sul Pirellone aveva fatto il nido un falchetto. I passeri a Milano vivono bene senza falchetti, ma i falchetti senza passeri, o equivalenti, no. Non si tratta di fare tutti i passeri, ci mancherebbe, ma di non lasciare in libertà tra noi i falchetti, dandoci un sistema di valori e obblighi reciproci per investire su sanità pubblica, istruzione e casa. Il resto non viene da sé, ma nasce sulle stesse radici.

Salute, casa, istruzione: patrimonio comune, in modo davvero straordinario con e dopo Covid-19.

Giuseppe Gario



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