4 settembre 2020

MILANO, BELLA DA UCCIDERE

Riflessioni su di un libro nato nella pandemia


gennai2Cammino senza meta, catturato dalla tua bellezza riservata, dalla tua eleganza, dal tuo odore, come tu fosse l’assoluto possibile, l’unica possibile. Sei ancora bella, anche se impaurita, disorientata, forse sei l’amore impossibile, irraggiungibile, stanca e sottomessa a una realtà già vissuta.

Ognuno prende qualcosa di te, senza rimorsi, senza pensare che tu “sei sempre stata”, e che l’umana vita non sopravvivrà alla tua gloria, al tuo grande nome, e che anche questa volta tu resterai, perché tu sei Milano e noi siamo “en passant”.

Tuttavia c’è una realtà che ti nega, é nelle notti insonni dei medici e di quelle dei malati, non ci sono anime da redimere né peccatori da condannare, ci sono vecchi soli e gente impaurita dalle sirene, mamme sveglie e papà pietrificati davanti alla paura di vedere un figlio che se ne va, c’è una realtà che ci annulla, ci annichilisce e ci divide, forse il male peggiore, la paura collettiva e l’alienazione, la voce inascoltata di chi vive in mezzo tra la ragione della sopravvivenza e il dovere della missione.

Sfoglio questo libro donatomi da un protagonista: Emozioni Virali. Le voci dei medici nella pandemia (1).

Marina Bianchi, medico di base a Milano, ex ricercatrice del Mario Negri, trova conforto nello scrivere su un libro che raccoglie il grido di disperazione di molti medici come Lei, che si cercano e finalmente si trovano in un gruppo:

le giornate di lavoro di un medico di medicina generale cambiano, si susseguono tra il telefono, capire da chi è urgente andare … si insinua un profondo senso di inadeguatezza, dover improvvisare ma senza far danni … ma c’è una piccola parte dolce che mi accompagna in queste giornate … è il momento in cui posteggio l’auto e c’è il silenzio … entro nella mia via e dalle finestre, semiaperte, mi arrivano i rumori di stoviglie e di famiglie riunite intorno a un tavolo per cena. Come le madeleine di Prost, nella ricerca del tempo perduto … mi viene spontaneo un profondo sospiro di sollievo.

Giacomo Panzeri, medico chirurgo, scrive:

Cari colleghi, lunedì avrei dovuto aprire il mio ambulatorio come medico chirurgo di medicina generale. Ero tanto felice. Invece, mi hanno ricoverato in ospedale. Ho messo tutto il mio amore e il mio impegno in questa professione. Ora devo affrontare la prova più dura. Sono all’ospedale di Cantù. Ho la polmonite. Ho paura. Per favore dite una preghiera per me.

Antonio Gaeta anestesista militare impiegato in missioni di pace in scenari di guerra, scrive:

Sono abituato a viaggiare in terza classe nei posti del mondo dove nessuno andrebbe a curare al tempo stesso amici e nemici a seconda delle circostanze … in questa occasione , tuttavia, il mio nemico era invisibile. Ma si faceva sentire eccome, al pari di un cecchino ben addestrato.

E tante altre voci …

Queste voci s’intrecciano, cercano di curarsi almeno l’anima e danno un inconfutabile misura della gravità del momento storico, non solo per via della polmonite bilaterale, ma anche e soprattutto per quello che tutti noi definiremmo folle se ci guardassimo in terza persona, in un momento di lucidità.

Oggi Milano si appresta ad affrontare una schizofrenia collettiva pericolosa, ci sono i milanesi “negazionisti”, gli “antimascherina”, i “vaffanculo” e chi si reputa “immune” o peggio: “sedicente contagiato e guarito, dunque immune”. Poi ci sono quelli come me, basiti da tanta illogicità, impreparazione e assenza, equamente distribuita tra Società Civile e Istituzioni. L’Italia è sottoposta alle sollecitazioni degli esperti, anch’essi, in alcuni casi, in contraddizione, forse disorientati dalla pressione dei mass-media se non sottoposti a ricatto ma c’è un dato che non è sensibile, é quello matematico, forse pleonastico, della crescita dei contagi e le voci dei medici di base, lontani da un’ ATS depotenziata e ridotta all’impossibilità di svolgere bene la propria funzione, spesso soli, sicuramente in prima linea e certo consapevoli di quello che è il SARS Cov 2, potenzialmente letale, questa è una realtà che non può essere messa in discussione.

Ripartono le scuole con tanta incertezza, con le paure dei genitori e degli insegnanti, con una quasi totale “de-regulation” dove ogni Preside deve decidere se fare o non fare, nonostante le linee guida del MIUR, ognuno deve assumersi delle responsabilità, anche collettive, in assenza delle decisioni dei politici forse presi da altro, soprattutto dalla comoda poltrona come furono i falsistori dei Re e degli Imperatori, prima etruschi e poi romani. Politici, autodefinitisi paladini di una Costituzione, logora dal pensiero moderno, devastata dai nuovi “padri della Nazione”, forse immaturi o peggio, impavidi sprovveduti o ciarlatani del nulla e dunque pericolosi. Mai come oggi siamo preda di voci stolte che noi stessi abbiamo legittimato. Nessun dorma tra i cittadini con delle idee, ma non legittimati a fare di peggio.

D’altra parte la storia ci parla di ragazzi che nel Decameron escono da una Firenze pestifera per sfuggire al contagio e si riuniscono in una casa aretina per raccontarsi storie leggere, fino a una Milano manzoniana che ci insegna come sia devastante la peste e quanto entri nella psiche della gente, ma anche la Repubblica di Venezia che ci insegna come gestire le pandemie, quarantena, distanziamento e protezione del respiro (maschera). Perché negare le poche certezze che ci vengono trasmesse dal nostro passato? Il povero cittadino si piega alla disperazione e alla disinformazione e dunque resta sensibile alle voci, soprattutto a quelle che negano persino la pericolosità del virus o l’inutilità della mascherina e del distanziamento.

Non che non si possa avere delle opinioni, non che non si notino delle posizioni criticabili e forse sbagliate da parte di chi dovrebbe dare delle indicazioni, ma che si resti nel campo delle critiche costruttive, nell’ambiente delle discussioni politiche, quel parlare che spesso ci fa arrivare a sera, oppure diamo una mano concreta sui temi che sentiamo di poter sostenere tramite le nostre conoscenze, la nostra esperienza, non facciamo il megafono di teorie delle quali non padroneggiamo.

Certo è che la dispotica contrapposizione del pensare non giova a nessuno, non compensa la sospensione e l’impreparazione della politica né delle Istituzioni, ma quello che più preoccupa è il pensiero della gente in preda a fonti come google che diffonde disinformazione e molta saccenteria indistintamente diffusa tra le varie stratificazioni di sedicenti pensatori per tutti e tutto. C’è una via d’uscita, si chiama buonsenso, disciplina civile e responsabilità collettiva.

Il dubbio opprime tutti, il domani che vorremmo non fosse preda di untori, tantomeno di profeti del nulla, se mai attenti e critici cittadini. Un nuovo modo di essere responsabili come collettività, in cui ciascuno fa quello che sa fare meglio, piccoli contributi a una Società Civile che dovrà affrontare un futuro incerto e sospeso. Il messaggio che ci arriva da quei medici che oggi non vanno in televisione ma che ci aiutano giornalmente, è chiaro, è forte nonostante la paura di chi non ha precedenti al proprio attivo, come tutti noi, eppure si muove e cerca d capire attraverso una rete fatta di saperi, tuttavia non sufficienti a sconfiggere questo male che sta intaccando non solo il respiro ma anche le menti migliori.

E’difficile restare sospesi e sottomessi alle decisioni di altri, quando queste ci limitano la libertà, quando non abbiamo mai sopportato di essere obbligati a tutelarci per tutelare anche gli altri, un’idea di collettività che c’impone la responsabilità e il senso di unità civile, mettendo da parte le personali convinzioni di essere nel diritto di poter sempre disporre di ogni libertà personale, persino ammalarsi a carico della collettività (terapie intensive, ecc.).

Restiamo pure critici, ascoltiamo tutti, ma di fronte a tante incertezze, il buon senso e il pragmatismo ci dovrebbe guidare verso l’unica informazione che abbiamo, la consapevolezza della pericolosità della pandemia data dalla storia, la quale ci dice che l’unico modo di ridurre il rischio è la distanza, la protezione del respiro e se si arriva da un luogo contagiato, la quarantena senza aver paura di vivere. Regole semplicissime tuttavia efficaci.

Per chi volesse ascoltare quelle voci, presto potrà farlo. Alcune delle voci dei protagonisti del libro “Emozioni virali” saranno a Milano, un’occasione per capire meglio chi ha paura ma non scappa, non teme raccontare cosa ha vissuto e che continua a vivere, con la paura di ammalarsi, con un futuro incerto che potrebbe costare troppo all’umanità.

Gianluca Gennai

1) Emozioni Virali. Le voci dei medici dalla pandemia. 
A cura di Luisa Sodano.
Da un’idea nata dal gruppo fb, dei 100 mila medici.
Pensiero scientifico Editore.



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