22 agosto 2020
I PIOPPI CIPRESSINI DI PESCHIERA BORROMEO
Un pezzo di paesaggio messo in discussione
22 agosto 2020
Un pezzo di paesaggio messo in discussione
Nessuna poesia finora ha innalzato a gloria imperitura i pioppi cipressini di Peschiera Borromeo in via Galvani, zona industriale. Non come accadde in ‘Davanti a San Guido’ del Carducci: “I cipressi che a Bólgheri alti e schietti/Van da San Guido in duplice filar,/Quasi in corsa giganti giovinetti/Mi balzarono incontro e mi guardar.”
Anche questi pioppi cipressini s’innalzano e svettano verso il cielo lungo una strada costruita a supporto della zona industriale. Capannoni su capannoni come ce ne sono tanti nelle cittadine ai margini della metropoli lombarda, interland lo chiamano. Quartieri desolati come quello di via Galvani, del quale una mente fervida ha cercato di attenuare l’aspetto e l’impatto visivo turbato da tanto cemento squadrato a formare strutture anonime, tutte uguali, tutte senza un minimo di visione estetica, solo edifici senza volto che fra l’altro hanno sottratto terreni agricoli fertili al Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministratore turbato ha pensato bene di abbellire queste vie diritte senza storia, con filari di alberi a rapido accrescimento con un effetto a distanza di qualche decina d’anni, di una visuale prospettiva coinvolgente, a maggior ragione se si trascorre un po’ di tempo a passeggiare alla loro ombra e si alzano gli occhi per vedere dove finisce la loro cima affusolata che solletica le nuvole.
Accanto a questo duplice filare che si stende diverse centinaia di metri corrono paralleli alla via due marciapiedi, oltre la striscia sottilissima di terra, dove sono stati impiantati gli alberi a rapido accrescimento e dall’apparato radicale superficiale. Tanto che in più parti ha sollevato l’asfalto dei marciapiedi adattati a pista ciclabile, almeno quello verso la campagna.
Un’idea progettuale mai praticata e ripresa dall’attuale Amministrazione Comunale. Una buona idea che si sposa con una visione della città che mira a contenere l’inquinamento atmosferico e che è stata incentivata dai programmi governativi e regionali. Quindi un plauso a questa bella trovata. Solo che per essere realizzata, si è pensato di spianare l’asfalto divelto e sopprimere la causa di queste irregolarità. Cioè spiantare i pioppi cipressini che adornano la via anonima e ne fanno una zona di pregio dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
In altri termini si persegue una buona azione (la pista ciclabile) con un’orrenda (spiantare circa 240 alberi) per poter appianare l’asfalto. Un crimine, fra l’altro non necessario perché basta alzare il livello del marciapiede e si riporta la pista a una situazione ottimale senza asperità. Se la logica è ambientale e di combattere l’inquinamento atmosferico con l’uso della bicicletta allora non ha senso abbattere gli alberi: perché si fa l’esatto contrario.
Abbiamo assistito in questi ultimi tempi a controversie politiche sulla necessità o meno dell’abbattimento divise in due fazioni, che si sono servite di perizie e controperizie. Innanzitutto togliamo di mezzo la questione politica. Non si tratta di essere pro o contro l’Amministrazione Comunale ma di ragionare per capire come le esigenze possano trovare soluzione senza sacrificare il monumento vegetale rappresentato da questi alberi.
Neppure si possono usare le posizioni di associazioni ambientaliste per avvalorare una tesi o l’altra. Stamattina sono state fatte delle prove di resistenza su alcuni esemplari. Ma chi stabilisce fino a che punto i pioppi sono sicuri o fonte di pericolo? Non ci debbono essere soluzioni precostituite ma occorre valutare ragionevolmente quale soluzione adottare.
Questo vale per ogni problema, a maggior ragione quando sono coinvolti altri esseri viventi, quali i vegetali. Basta percorrere a piedi quel tratto di strada e ascoltare lo stormire delle foglie e godere della loro ombra. Non è un miracolo che un tale doppio filare sia ancora lì a svettare per noi e non sarebbe ora di dedicargli una poesia, anziché pensare di abbatterli e fare tabula rasa?
Paolo Rausa
Associazione Culturale Orizzonte
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