6 giugno 2020

MARWA AL-SABOUNI ARCHITETTO

Società e architettura se non c’è l’una finisce per affondare l’altra e viceversa


Dal racconto di una architetta siriana molte suggestioni per ripensare ai nostri problemi, quelli di una architettura che sembra estranea alla società. Pensare a Milano?

debenedetto DEF 450Non sono in grado, lo dico subito, di rendere conto nel dettaglio di questo libro: La battaglia per la Casa. Memorie di un’architetta siriana, della giovane Marwa al-Sabouni, trentun’anni, di Homs, in Siria. Ma solo perché le pagine di cui è composto e le cose che raccontano costituiscono un richiamo forte e, mi permetto, imbarazzante, a ciò che noi non riusciamo più a pensare delle nostre città.

Scritte dal cuore di tenebra della distruzione provocata da una guerra più che violenta raccontano l’esperienza di un pensiero che nasce dal confronto con una realtà che cancella inesorabilmente i tratti dell’abitare per dissolversi nel nulla delle rovine e della distruzione.

Forse dovremmo riandare con la memoria alle testimonianze di coloro che dopo la guerra mondiale sono usciti dalle macerie a Dresda, a Milano, a Berlino, a Londra e hanno cercato di guardare nelle vuote occhiaie delle loro città distrutte per cercare di costruire su un passato che non c’era più un avvenire dai contorni incerti. Ma anche in questo caso troveremmo delle difficoltà a ricostruire quei pensieri, quelle speranze e forse le stesse intenzioni che poi si realizzeranno negli anni della Ricostruzione.

Il tema è lo stretto rapporto che intercorre tra società e architettura e come il venir meno della prima finisca per affondare la seconda e viceversa, come la cattiva architettura riesca a mettere in crisi la società stessa.

Parlavo di messaggio imbarazzante per noi che viviamo nella sicurezza della nostra città, non sempre consapevoli, anzi, più spesso dimentichi di questa relazione, impegnati come siamo a sacrificarla in nome e cognome di interessi e speculazioni immobiliari che non hanno alcun respiro storico. Quest’ultimo si nutre della continuità temporale che è fatta del respiro vivente di popoli e persone, istituzioni e costruzioni, non a caso uniti, questi ultimi, anche dall’etimologia. Le istituzioni come gli edifici si fondano, per sorreggersi hanno bisogno di solide fondamenta. Altrimenti sono destinate a crollare. E in Siria sono crollate.

La Siria moderna, lo ricordiamo, è l’erede distrutta, maciullata, negata, della Mezzaluna fertile, di quel territorio centro della cultura neolitica che si espande e si restringe nel corso dei millenni come sistole e diastole del cuore della civiltà che divenne via via occidentale. La Siria non è il Medio Oriente è il Vicino Oriente, quello che più direttamente dovrebbe parlarci.

Il cristianesimo è siriano qualche anno dopo la morte del Cristo. Palmira, distrutta dall’Isis, è ricca e potente fino a quando entra nell’Impero bizantino e via via fino alle inique spartizioni coloniali. Si succedono civiltà, culti religiosi, stili architettonici, forme di vita e modelli statuali. Tutti sono ciò che sono sulla base di ciò che costruiscono, così che stili, unità abitative, forme urbanistiche, agglomerati urbani e villaggi mostrano e chiariscono l’identità di quelle configurazioni, umane e materiali.

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Nel racconto della distruzione di Homs, Marwa si mantiene leale alla propria terra natia cercando lei e il marito di sopravvivere, di non soccombere. È questo che rende questo libro più che una testimonianza di accadimenti lontani. È questo che ci interroga. Il libro ha la prefazione del filosofo inglese Roger Scruton, morto qualche mese fa. Marwa al-Sabouni a suo tempo aveva letto uno dei libri più belli di Scruton, Aestetich of Architecture, nel quale la moralità dei dettagli architettonici è alla base di ogni possibile giudizio su ciò che è bello e ciò che è brutto, di una città, di un edificio. «Gli edifici non ci mentono: dicono la verità senza schierarsi. Ogni piccolo dettaglio di configurazione urbana è il registro fedele di una storia vissuta […] e nell’ambiente costruito si possono trovare non solo i segni degli eventi che si sono già verificati, ma anche i prodromi di ciò che potrebbe verificarsi”.

Cosa accadrebbe a Milano se fosse realmente consapevole di questo? Che scelte farebbe la sua amministrazione? Si affiderebbe davvero solo alla composizione mutevole e allo stesso tempo sempre uguale degli interessi dei più forti?

Riccardo De Benedetti

Marwa al-Sabouni, La battaglia per la casa. Memorie di un’architetta siriana, Artena Anarchist Press, € 12,00

 

*Marwa Al-Sabouni (in arabo : مروة الصابوني; nata il 18 settembre 1981) è un architetto e scrittore siriano. Crede che l’architettura abbia un ruolo nel mantenimento della pace di una città. Il suo primo libro, The Battle for Home , è stato selezionato da The Guardian come uno dei migliori libri di architettura del 2016. È stata selezionata come una delle BBC 100 Women nel 2019.



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