15 maggio 2020

LA FAMIGLIA ELETTIVA E I SUOI BENEFICI

È ora di scegliere i propri “congiunti”


La famigerata definizione dei “congiunti”, che consentiva di vedere i cugini di sesto grado ma non l’amico di una vita, ha portato alla ribalta un tema che l’Italia non aveva mai neppure preso in considerazione: il riconoscimento, alla pari con la famiglia tradizionale, dell’ “iperfamiglia”, cioè di quei legami informali che spesso sono, o diventano, più importanti di quelli di sangue.

pettinicchio

Confessate! Se siete genitori di figli piccoli probabilmente lo avete fatto anche voi: l’invio del messaggio assolutorio del “mal comune mezzo gaudio”; messaggi in cui abbiamo alluso a quanto non avevamo il coraggio di dire in pubblico, o di scrivere sui social o di dire ai clienti, al datore di lavoro, ai colleghi, o alle maestre che ci chiedevano maggior controllo nei compiti.

L’abbiamo solo sussurrato tra di noi via WhatsApp, per timore di risultare poco sensibili – verso chi non c’è più, chi si è sacrificato nelle corsie di ospedale, chi ha perso il lavoro – o poco riconoscenti – per non esserci ammalati, per aver ancora un lavoro, per non essere soli durante la quarantena. Ci siamo mandati brevi messaggi che suonavano più o meno tutti uguali, ma che dovevano rimanere un gergo solidale tra chi “poteva capire”. Capire cosa? Figli piccoli + confinamento + zero scuola + lavoro – babysitter – nonni = sclero.

Poi mi sono accorta che non eravamo in pochi, che non era un problema solo di chi perde la pazienza in fretta, o di chi ha figli iperattivi. Durante le brevi passeggiate col cane prima del 4 maggio, intercettavo brandelli di domesticità reclusa che fuoriuscivano dalle finestre aperte del quartiere. Urla di genitori stressati, grida di bambini frustrati, segnali di esasperazione e rabbia che rimbalzavano tra le pareti dei palazzi nel silenzio della città confinata e ferma.

Rabbia e tensione che non si sapeva come ristorare se non urlando. Ho immaginato le famiglie numerose, i bambini certo, i piccoli dimenticati dalle ordinanze, di cui ho scritto molto ma anche i genitori, i 30-40enni tirati per la giacca, costretti a mantenere lucidità, calma, e ottimismo per evitare che crollasse tutto e senza la possibilità di condividere il pesantissimo carico emotivo.

Per gli oltre due mesi del confinamento siamo stati costretti a non vedere nessuno, a interrompere ogni relazione che non fosse con i nostri conviventi. Da un giorno all’altro ci siamo trovati a fare affidamento psicologico solo su noi stessi, a contare sull’intrattenimento, la compagnia, l’appoggio, solamente di chi condivideva la nostra stessa abitazione. Abbiamo rinunciato agli “altri” affetti, agli altri tasselli del nostro “esistere socialmente”.

Ai parenti certo. Ma spesso chi ci è mancato di più sono quelle figure con cui non abbiamo nessun legame di sangue, che nel dibattito acceso degli ultimi giorni su chi è congiunto e chi non lo è (e chi quindi può essere frequentato), sono rimaste immancabilmente fuori. Sono gli amici del cuore, i mentors, le colonne su cui appoggiarsi, le guide, i consiglieri, i motivatori, le spalle su cui piangere, ridere, sfogarsi. Sono quelle persone che quando sei giù o ti senti solo, quando sei in difficoltà, accorrono senza che tu lo chieda. Sono i compagni di gioco, di pazzie, di viaggio. Persone che condividono la tua vita o pezzi di essa e le danno colore e sapore.

Queste persone sono scomparse dalla nostra quotidianità fisica. Le sentiamo al telefono, in video-chat. Ma quanto ci mancano i loro volti, le micro-espressioni degli occhi? Quanto manca il loro supporto, il loro aiuto, la loro attenzione?

Riflettevo sul bisogno di appartenere ad un gruppo stabile, che dura nel tempo e che vada però oltre il legame di parentela. Pensavo alle famiglie, come la mia certo, private del supporto di amici e figli di amici, zii, cugini, per la gestione dei bambini. Ma pensavo anche ai single che in ospedale non avevano nessuno che potesse chiedere loro notizie. Agli anziani soli, ma anche agli studenti fuori sede, agli expat lontani migliaia di chilometri da casa.

Pensavo a quanto fosse importante il riconoscimento delle famiglie solidali o elettive ovvero quelle persone che si supportano o curano reciprocamente senza aver legami di sangue o vincolo di matrimonio. Possono essere anziani, zii, nipoti, amici, coppie dello stesso sesso o semplicemente persone che si vogliono bene. Una rete che non è mai stata riconosciuta e formalizzata, e che, come mi ha suggerito una amica, viene definita iper-famiglia, sintesi rotonda quanto affascinante.

E dopo lo smarrimento, le canzoni dal balcone, le torte e le pizze, le video chat, gli scleri con i bambini, la fase due in cui il confinamento si è allentato un po’ è forse quella che risuona maggiormente per la mancanza di abbracci, delle cene di gruppo, dei pic-nic sul prato. Delle chiacchiere al bar, del cinema, delle passeggiate per mano, delle confidenze fitte fitte sulle panchine, delle partite a pallone, e sì, pure degli aperitivi.

Non è ancora il momento, ma l’Italia che si riprende ha bisogno di una svolta anche culturale in cui riconoscere l’importanza ed i diritti della famiglia elettiva, grande strumento di welfare e supporto sociale, solidarietà e condivisione. È l’ora della libertà di scegliersi con chi condividere la vita o parte di essa, con chi costruire legami di affetto, e che questi vengano riconosciuti dalla legge, al pari di chi sceglie di sposarsi.

“Fate più parentele”, recitava Donna Haraway, un’attivista della lotta di genere. È il momento di una società fondata sugli affetti. È arrivato il momento di potersi scegliere i propri “congiunti” e quando avverrà sarà come la festa dei 18, l’interrail, l’ultimo giorno di scuola, o la corsa di Tardelli ai mondiali dell’82.

Silvia Pettinicchio



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


19 maggio 2021

LA RIQUALIFICAZIONE DI PIAZZALE LORETO

Michele Sacerdoti



26 aprile 2021

IL 25 APRILE DIVIDE ANCORA?

Giuseppe Ucciero



25 aprile 2021

25 APRILE 2021 RIFLESSIONI DI UN IMMIGRATO

Mustapha Ouelli



24 marzo 2021

LE DONNE “PROCREATICI” RIFLETTONO

Antonella Nappi



17 marzo 2021

L’AFFITTO DEL SIG. G E LA CITTÀ SMART

Gianluca Gennai



1 gennaio 2021

LA MIA GENERAZIONE HA VINTO

Francesco Bizzotto


Ultimi commenti