30 aprile 2020

ENTRA IL SOLE, FINALMENTE

Ci può essere poesia anche in questa problematica ripresa


Il 4 maggio siamo tornati ad uscire di casa, ormai allenati alla nuova normalità. Cosa speriamo di trovare fuori dalla porta?

Alesso

Il portoncino si apre piano piano. Alle spalle l’ombra del marmo e davanti una luce splendida. Entra il sole, caldo, fresco di primavera. Bellissimo.  È solo un passo, uscire è un attimo ma perché è così lento? Non è come uscire sui balconi, sentendosi solidi, sicuri, protetti. Fuori da soli con la musica, la voce, circondati da gerani, sorrisi e bandiere.

Qui non ci sono i solchi sicuri del parquet di casa, diecimila passi al giorno: percorsi brevi per telefonate veloci, percorso lungo, est ovest, per conversazioni impegnative e siesta sul divano per noia, film o gioia. Qui è in gioco uscir fuori da soli e gli alberi, l’edicola, il profumo di carta, il quotidiano di carta (almeno la domenica!) sono un pensiero che guida, ma che non spinge.     

È il sorriso che accelera il passo nel sentire gli uccellini e rivederli sfuggire a San Francesco nella spiritosissima gag di Massimo Troisi in ”Ricomincio da tre”: “parlava agli uccellini, parlava agli uccellini e parlava agli uccellini, quelle povere bestie, non lo sopportavano  più e appena lo vedevano salivano sugli alberi”. Sorrisi, e paradossi, compagni di viaggio preziosi e utilissimi per smobilitare l’emotivo e il razionale. Grimaldelli del reale, come la speranza, la “speranza riguardo all’avvenire”, la medicina, dono di Prometeo agli “umani” vedendoci “fragili, mortali”.

Ed è la speranza che in questo momento porta a immaginare e ripopolare le piazze, le vie di Milano, così struggenti nelle fotografie di Nicolò Maraz, riprese dai droni e da pubblicità tempestive e azzeccate, una delle quali accarezzata dalla voce familiare di Sofia Loren. Immagini mute di quelle piazze e vie dove abbiamo manifestato, passeggiato, dove siamo stati felici e anche no, luoghi cari e ora così lontani e quasi perduti.

È intenso il senso della perdita nell’uscire nel noto con il timore e il tremore del non più conosciuto. Persa la familiarità, forse anche la abituale complicità di luoghi e scorci. Sicuri di saperli lì con noi, decidendo anche di non andarci ma potendolo fare, volendolo, mentre ora ci si chiede: “Sono veri anche se non c’è nessuno”? A distanza di tanto tempo riaffiora la domanda di una bimba in città, d’inverno: “Il mare esiste anche se non lo vedo?”

Preparate i fazzoletti”, titolo di un film di un po’ di tempo fa, ben si presta ad essere esortazione tenera per parecchi di noi, per quando saremo di nuovo lì con occhi lucidi, occhiali appannati e mascherine cui attribuirne la responsabilità.

Luoghi e tempi per nulla ravvicinati dalla “genialità” della Milano dai “ritmi impensabili” dal “facciamo miracoli” – per di più “ogni giorno”! – così nel video, ovviamente eroico: “Milano NON si ferma”.  Effervescente innaturale vien da dire, anche cronologicamente, sopra le righe e privo di misura, probabile discendente del “Sistema Milano”, difficilmente associabile al risolto e sobrio “Caso Milano”.    

Datevi una calmata, a chi volete darla a bere?” è stato il commento, giunto non dal Nord Europa o dal Sud Italia, ma dal vicino Piemonte, dalla provincia di Alessandria tanto colpita, e il pensiero non ha potuto non andare al tempo, per fortuna lontano, della “Milano da bere”, nota réclame dell’amaro Ramazzotti, il cui tratto beato pare ancor oggi risuonare ogni tanto tra le righe. 

Niente sarà più come prima” è riflessione ricorrente, alludendo al peggio ma auspicando il meglio: ma è poi vero? “Tutto tutto niente niente”; è attualissima la genialità di Antonio Albanese che in tempi non sospetti diede vita all’incubo della Paura nominandone “Qualunquemente” il suo Ministro. Geniale, quasi come il suo collega inglese Alfred Hitchcock che lapidariamente tra paura e suspense sentenziò, saggio: “non c’è nessuna paura in uno sparo, ma solo nell’anticipazione di esso”.

Nel frattempo il biglietto per il concerto di Vasco Rossi, il 13 giugno, rimane a guardarmi dal cassetto, e so che non sarà possibile sentirlo cantare anche quest’anno, ironico e roco, come lo scorso giugno a San Siro: “e va bene, va bene, va bene, va bene così …”.   

Ileana Alesso
FronteVerso Network   



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