19 aprile 2020

MILANO DOPO IL DILUVIO: QUATTRO PROGETTI E UN FUNERALE

Progetti e idee per il dopo


Fotografia di Nicolò Maraz

Fotografia di Nicolò Maraz

Milano è lo specchio (anticipatore) dell’Italia, un Paese dove la classe politica si è autoeliminata da ormai vent’anni delegando l’azione agli apparati pubblici e al mondo delle imprese che con questi si relaziona: la funzione notarile è evidentissima proprio a Milano dove, per un paradosso, una disordinata capacità di progetto è apparsa in capo alla consiliatura Moratti, sull’onda lunga della quale hanno poi trovato spazio gli Scali, unico vero frutto delle due consiliature di centro- sinistra, e comunque tutto legato al mercato immobiliare privato in totale assenza di programmazione pubblica: sempre per uno strano paradosso, che paradosso non è, la Città della Salute a Sesto, frutto tardivo dell’evo formigoniano e di Infrastrutture Lombarde, appare l’unica operazione di rilevanza pubblica oggi in cantiere.

Per il resto sia la consiliatura Pisapia che quella Sala sino ad ora, nel campo dell’industria pubblica cittadina, si è rivelata chiacchiere e distintivo, ovvero grandi principi ma delega incondizionata all’azione privata in assenza di progetto: le Periferie, l’allargamento alla Città Metropolitana e le integrazioni infrastrutturali e di servizi connessi, che prima o poi dovranno darsi, una politica dei trasporti fatta di divieti senza progetti (si pensi all’occasione persa della Circle Line da imporre a FS in sede di trattativa sugli Scali, che avrebbe consentito di raccordare l’esterno della città proprio alla città metropolitana che la circonda e assedia) e così via, molto sottoscrivendo e poco progettando.

Il funerale da cui tutto potrebbe ripartire è proprio quello della funzione notarile della politica, perchè è evidente che in questo specifico momento la sola azione privata, per quanto lungimirante e desiderosa di investire sul futuro, non ha prospettiva alcuna per agire da sola, al modo di Milano: tocca dunque alla politica metropolitana milanese (specifico, perchè il secondo funerale che dobbiamo organizzare unitamente al primo, è quella della visione milanocentrica sin qui segno distintivo dell’azione di Sala) dare inizio senza indugio, ma con molta assennatezza, ragionamento e controllo, a una stagione di cantieri pubblici dotati di razionalità economica e capacità di creare lavoro e reddito in tempi brevi.

Il vero nodo, ovvero quello finanziario, diventa residuale una volta che Milano abbandonasse per sempre la logica degli appalti così cara alla sua Dirigenza, e sposasse quella della Finanza di Progetto che prevede solo ritorni economici in periodi più o meno lunghi, dunque niente fuffa come spesso capita oggi.

Servizio idrico

Il Sindaco da oltre un anno e mezzo ha per le mani due paginette (assai apprezzate) in cui si disegna la possibilità di aprire cantieri, già finanziati secondo le regole stabilite dalla nostra quasi perfetta legge sull’acqua pubblica, per 2,5 mld e che riguardano lo sdoppiamento delle reti fognarie e idriche, l’interconnessione con i reticoli idraulici maggiore e minore, una diversa gestione delle acque di falda: il tutto può venire finanziato in quanto, tra incremento nel valore patrimoniale delle proprietà metropolitane e risparmi negli attuali costi di gestione, i piani tariffari consentono di reperire immediatamente le risorse per poi ritornare in utilità e sgravi tale finanza entro il periodo della concessione.

Dunque costo zero: con una volontà direttiva della politica (e molta competenza, cosa che oggi nei settori di intervento spesso latita) questo è un piano che può partire entro la fine dell’anno se solo finissero le manfrine personali dei soggetti interessati al ridisegno delle Società Pubbliche investite della faccenda, oggi principale problema sul tappeto e di cui alla Città importa nè tanto, nè poco; inoltre sarebbe la seconda grande operazione su scala metropolitana (la prima fisica) dopo la ridefinizione delle fasce tariffarie del trasporto locale.

Edilizia popolare

Milano, per una perversa combinazione di insipienza politica dei nostri rappresentanti a Roma (trasversale a sinistra e destra) si trova esclusa per via di un cavillo dalla possibilità di utilizzare gli sgravi fiscali connessi alle ristrutturazioni energetiche e antisismiche dei propri edifici, operazione che da sola vale 1 mld di euro e che consentirebbe senza troppe manfrine e questue, come capita ora, di mettere mano con i soldi dei privati a tutto il patrimonio edilizio pubblico, ammodernandolo e rendendolo salubre.

Questa battaglia, al momento condotta sotto traccia e sin qui con pochi esiti, dovrebbe diventare una bandiera per il Sindaco, perchè rappresenta la soluzione maestra per la questione delle Periferie e delegherebbe al Comune Metropolitano e alla sua partecipata MM il compito direttivo mentre lascerebbe al Mercato e alla sua autonoma capacità di finanziamento l’intera operazione.

Dunque costo zero e nessuna intermediazione degli apparati pubblici, come oggi invadentemente accade, tempi certi con la sola direzione pubblica esentata dalle questioni economiche.

Risparmio energetico

Altra battaglia sorda che l’apparato comunale e le imprese a esso collegate stanno conducendo contro la città e contro la politica e che blocca, per i soli edifici pubblici, investimenti remunerati per 100 mln di euro a Milano se solo questa Città si adeguasse a quel che la spiantata Città metropolitana ha fatto con i suoi edifici scolastici: a Milano siamo ancora nella Prima Repubblica e all’onnipotenza dei suoi Mario Chiesa nel decidere dove e come allocare i propri denari senza rispetto della ragione che in tutta Europa parla la lingua del risparmio energetico che, unitamente ai cospicui fondi concessi dall’Europa a fronte di risultati, consentono il finanziamento delle opere.

La stagione dei Project Energetici ad alto valore di risparmio, deve partire proprio dagli edifici pubblici mentre oggi, come subdolamente indica pure Dagospia il 9 aprile, in Comune sono impegnati a distribuire soldi alle imprese amiche, senza che la questione del contenimento e dei risparmi venga posta sul tappeto se non come aria fritta per condire un appalto scriteriato.

Partire dagli edifici pubblici e poi imporre la stessa logica a quelli privati, ovvero pagare con il risparmio dei combustibili fossili le opere necessarie sulle strutture edilizie, comporta un grosso sforzo finanziario che il sistema bancario dovrà affrontare ma anche la certezza che in un periodo più o meno lungo questi investimenti troveranno ragione, sia per il Pubblico sia per il Privato.

Stagione a costo zero per gli Enti che mobilita almeno 1 mld di opere finanziabili.

Liberare energie

La dematerializzazione del servizio pubblico dev’essere un imperativo su scala metropolitana: è assurdo replicare i servizi unificabili su 134 comuni (tutti i servizi anagrafici, contabili e amministrativi) dove le economie di scala realizzabili libererebbero risorse e persone per uno dei principali scopi futuri dell’aministrazione cittadina, ovvero i servizi alla persona.

Come l’epidemia in corso ha mostrato è l’isolamento anche fisico delle nostre città il principale vettore della malattia, delegata al solo medico curante e, dopo un nulla desolante, al solo Ospedale: non c’è solo la cura delle malattie a chiedere strutture intermedie ma tutto il disagio sociale di cui sono portatrici le città.

Ridisegnare a somma zero le proprie attività, integrando in modo strutturale il volontariato per il conseguiento di obiettivi dati e abbandonando la logica dei finanziamenti a pioggia odierni, permetterebbe di destinare gli sforzi alla cura della persona, vera emergenza sociale odierna per chi è fuori dai circuiti di integrazione del lavoro.

Tutto ciò richiede appunto che defunga il modo autoreferenziale della politica citadina e nazionale che oggi blocca l’azione publica e la rende ancella di quella privata sotterranea: Milano, specchio d’Italia, cominci sin da domani a vedersi bella e metropolitana.

Giuseppe Santagostino



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  1. Gianmatteo DradiSul punto "liberare energie" bisognerebbe avere mano libera sui dipendenti pubblici.... mi chiedo è possibili cambiare loro mansioni e funzioni a prescindere? Se non si scioglie questo nodo c'è poco da programmare....
    26 aprile 2020 • 20:13Rispondi
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