8 marzo 2020

RIMANI A CASA, QUALE?

I cittadini, purtroppo, non sono tutti uguali


Dall’alto. Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il virus: nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione. […] Care concittadine e cari concittadini, senza imprudenze ma senza allarmismi, possiamo e dobbiamo aver fiducia nelle capacità e nelle risorse di cui disponiamo. Possiamo e dobbiamo avere fiducia nell’Italia” (Presidente della Repubblica Mattarella il 5 marzo 2020).

In basso: Mantieni le distanze. Rimani a casa. Lavati le mani. Metti la mascherina. Tieni a casa i nonni. Rimani a casa. Rimani a casa. Rimani a casa.

caffa

Presidente, una domanda: dove rimangono i senza casa?

Lettrice, lettore di Arcipelago Milano, ricordi? 26 novembre 2019, con il suo editoriale il direttore interviene sul Convegno organizzato dal Sicet, Casa della Cultura, Milano, 22 novembre 2019: “Milano città esclusiva, Milano città che esclude. Emergenza abitativa a Milano: analisi e proposte per un welfare abitativo.” Allegate all’editoriale la Relazione Ronda, la Relazione Gatti, la Relazione Praderio, presentate al Convegno. Rileggi, lettrice, rileggi, lettore. Gli affitti a Milano sono fra i più cari d’Europa…Crescita esponenziale degli sfratti…Le famiglie con minori, dopo l’esecuzione degli sfratti, si trovano senza nessuna soluzione per mesi e a volte per anni…A peggiorare ulteriormente la situazione è intervenuta la Regione Lombardia attraverso la L. 16/2016…

Il giorno dopo l’Avvenire informa: “La città che esclude” poche case disponibili…in un anno 24mila domande per un alloggio popolare. Nel 2018 ci sono state solo 859 assegnazioni. Il Corriere della Sera, Cronaca di Milano, pagg. 1, 2, 3: …il Comune risponde al 3,4 per cento delle 25mila domande…

Il Giorno, Repubblica…

Presidente, una seconda domanda: nelle altre città, invece?

Ho sotto gli occhi il libro di Goffredo Buccini, Ghetti – L’Italia degli invisibili: la trincea della nuova guerra civile, Solferino edizioni, Milano, dicembre 2018. In quarta di copertina leggo: “I più invisibili non sono i 600.000 migranti che tutti cercano, sono i milioni di italiani che tutti hanno sempre ignorato.” – Un reportage dalle “periferie di nessuno”: un duro atto di accusa alla classe dirigente del Paese.

Nel risvolto di copertina leggo: ”Destra e sinistra per vent’anni non hanno neppure provato a intervenire seriamente, come se non fosse chiaro che le periferie (non solo geografiche) sono la vera trincea della democrazia.” (1)

Presidente, una terza domanda: Abitanti dei ghetti, rimanete nei ghetti, nei vostri alloggi inabitabili, è questa l’indicazione?

In data 30 maggio 1999 il Manifesto ha pubblicato una mia lettera al Presidente Carlo Azeglio Ciampi: “…Ci rivolgiamo a Lei da un’area di esclusione grave ed estrema, costituita da tre quartieri di edilizia popolare, Molise, Calvairate e Ponti, cosiddette periferie urbane pubbliche, a un quarto d’ora di cammino a piedi dal Duomo di Milano. Abbiamo deciso di attraversare l’immensa distanza che corre tra questi cortili e il Quirinale dopo aver ascoltato il discorso che ha rivolto a tutti. Signor Presidente, ha parlato anche a noi? Ha parlato anche alle persone che abitano in tutti i quartieri cosiddetti a rischio di Milano, di Torino, di Genova, di Roma, di Napoli, di Palermo, di Catania, eccetera? Ha parlato anche alle persone che sono senza casa? Le chiediamo di ascoltarci e di rendersi vicino.

Dal 7 maggio 1999 una persona malata abita per strada…

Signor Presidente, ha mai assistito ad uno sfratto?…

Se sarà anche il nostro Presidente, in tanti ci accorgeremo di un cambiamento nel Paese.”

Dopo quattordici anni, il 20 aprile 2013, ho riportato la mia lettera al Presidente Ciampi nella mia sesta lettera aperta al sindaco Pisapia. Il giorno prima avevo ricevuto da un prete un incoraggiamento in latino: In spe contra spem, Sperando contro ogni speranza. San Paolo? Anche lui scriveva le sue lettere…

Aveva risposto il Presidente Ciampi? No, non aveva risposto.

Infine, posso accennare all’interesse con cui in questi giorni ho seguito alcune trasmissioni TV. Si scriveranno saggi sulla prova che nel tempo del corona virus dà di sé il potere dei media, chi ne partecipa, gli esclusi, la massa degli sconfitti. Ho seguito Piazza Pulita, ho preso appunti seguendo la trasmissione Otto e mezzo, La 7, di Lilli Gruber e Paolo Pagliaro. “Programma di approfondimento giornalistico quotidiano, con ospiti in studio, dedicato a politica, economia, società, etica e attualità. Durante le interviste vengono commentate le principali notizie del giorno.”. Ora la principale notizia del giorno è il corona virus. Con tutti i miei pregiudizi, osservo e ascolto quelli che sanno tutto, pieni di sé, chi compete con l’altro per il primato, il sussiego dei volti, i toni della voce, la recita. Dicesi approfondimento. Si distingue la persona seria che pensa prima di parlare, con evidente rispetto per sé e per gli altri.

Sento che ora, quando il virus sarà debellato, si imporrà un cambiamento: nel Servizio Sanitario Nazionale, ad esempio, colpito nel corso degli anni dagli interessi che hanno causato tagli distruttivi. (è scomparso il riferimento all’immigrazione. Nessuno dice, ad esempio: tagli nel Servizio Sanitario Nazionale, mentre sensate politiche dell’immigrazione avrebbero dovuto dare misure di potenziamento). Si imporrà un cambiamento! Il televisore ti appare tutto roseo, ma è una incandescente sirena, se lo guardi bene, mentre ti dice che coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti non devono essere soltanto il nostro presente, dovranno essere il nostro futuro.

Io guardo la realtà, in base a dati accertabili, e, mentre rimango a casa, continuo a vedere i dominanti sempre più ricchi, i dominati sempre più poveri, casa, lavoro, sanità, scuola, cultura, la loro vita, il loro destino, non rappresentati, ignorati. (2)

Franca Caffa

 

  1. Mi propongo una rilettura dell’inchiesta di Goffredo Buccini nelle periferie del Paese, per vari aspetti illuminante, mentre il capitolo sulla nostra città concorre alla propaganda del Modello Milano, omettendo i dati e il racconto delle politiche milanesi di macelleria sociale e di mortificazione delle capacità e delle risorse dei cittadini.
  1. Rimani a casa, tempo di letture e di riletture…Mi azzardo a proporre due libri:
  • Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe, intervista a cura di Paola Borgna, Editori Laterza, Bari, marzo 2012.
  • Lev Tolstoi, Che fare? Con uno scritto di Francesco Leonetti, Gabriele Mazzotta editore, Milano, 1979. Con le parole di Francesco Leonetti, “la scelta di classe è veramente il tema del libro: non la religione di fronte alla miseria: ma la scelta di classe.”



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  1. renato garoffoloQuando leggo "modello Milano" prendo in prestito "Saffo - liriche e frammenti" e lo uso al contrario. "Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle, e ho buio negli occhi e il rombo del sangue alle orecchie . . ." Praticamente sono molto incazzato e per farmela passare mi metto a rileggere Italo Calvino "le città invisibili" Poi non mi passa, perchè subito salta fuori il coronavirus, allora mi metto a rileggere Camus "la peste" e se non basta c'è Saramago "cecità". Quando mi è un po' passata, penso che anche questo "Barbarossa del cemento" non è per sempre, Sala "stai sereno"
    11 marzo 2020 • 23:07Rispondi
  2. Maria VittoriaI modelli Milano, Roma sono i modelli di chi vuole due città nella stessa città. Da un lato il centro, come luogo di produzione e di concentrazione della ricchezza, dall'altro le periferie che, in una città come Roma sono distanti dal centro storico decine di chilometri, tanto da far dire ai romani che si muovono: " vado a Roma". Ci aiuta la memoria delle storie vissute, i documenti prodotti negli anni da chi come te, cara Franca, aiuta nella lettura ed interpretazione del momento che purtroppo ci dice che negli anni nulla è cambiato. Anzi, mai come in questo momento c'è bisogno di avere investimenti nelle periferie dove c'è la città reale, quella degli uomini, delle donne che contribuiscono a rendere vive, solidali, umane le nostre città. È vero, da un lato i dominanti e dall'altro i dominati. Il nostro impegno continua ad essere quello di lottare per una società più giusta, cominciando proprio da quei modelli di città che rigettiamo.
    15 marzo 2020 • 11:42Rispondi
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