6 marzo 2020

IL CIGNO NERO COVID-19 E DOPO? IL CIGNO NERO

Prendere sul serio il virus e cambiare. Perché c’è di peggio


Nonostante il progresso e la crescita della nostra conoscenza, o forse a causa […], il futuro sarà sempre meno prevedibile” (p. 21). “Finora abbiamo giocato alla roulette russa, adesso smettiamo e andiamo a cercarci un lavoro serio” (p. 132). Il Cigno nero, di Nassim Nicholas Taleb – Il Saggiatore, Milano, 2008

Il Covid-19 non è un Cigno nero (impensabile, imprevedibile, incredibile) e neppure un Rischio (incerto ma previsto, misurato). È un Pericolo, in qualche modo atteso, ma per molti aspetti di causa e decisione, sconosciuto, sfuggente. Ci stiamo lavorando e gli stiamo prendendo le misure: troveremo i rimedi. Va preso come avvertimento. Dice: cambiamo atteggiamento e passo; smettiamo di devastare la Terra. Quantità e aggressività vitale (fame di fame futura) ci hanno reso un Pericolo per l’ambiente. Un troppo quantitativo (un eccesso in automatico, senza limiti: crescere!) che ci sta ribaltando.

bizzotto

Ho detto: rallentiamo, puntiamo alla qualità, alla misura, all’armonia. È bello avere davanti risorse e possibilità; molta strada da fare. Come in montagna, prendiamo un passo che reggeremo; diamoci un ritmo, uno stile. Riflettiamo: è l’esperienza di qualità – da cui la bellezza – che desideriamo e apprezziamo. Ma, se bene e bellezza non ci convincono (è già successo), dobbiamo sapere che c’è di peggio: sono in arrivo i Cigni neri. Da restare a bocca aperta.

Il Cigno nero è un evento casuale, di enorme impatto, a priori impossibile da prevedere, incredibile; spiegabile solo a posteriori. Ne ha parlato Nassim Nicholas Taleb, un consulente finanziario che insegna incertezza in Usa. Può essere sia negativo sia positivo (“Cigni neri fortunati” – p. 14). È nell’aria e manda in ansia l’atteggiamento routinario che non lo attende. Il caso (pura incertezza) non viene colto da chi osserva “i dettagli invece che il quadro generale”, chi si concentra “sulle minuzie e non sui grandi eventi possibili”, su ciò che sa anziché su ciò che non sa. Così una certa “lettura dei giornali diminuisce la nostra conoscenza del mondo” (p. 12). Vediamolo da vicino. Cosa e come fare per coglierlo?

Accetto l’imprevedibile; mi focalizzo sull’anticonoscenza (il molto che non so); alzo le antenne, mi apro ed espongo; investo in ricerca e in capitale di rischio ma con metodo e con sguardo lungo, strategico; osservo la realtà, i grandi trend, ciò che li benedice e che li contraddice, e le nuove scoperte e possibilità. Qui, mantengo uno sguardo d’insieme che ne percepisca e custodisca l’equilibrio, la tenuta, e ne colga movimenti e tendenze. “È sempre meglio diffidare della conoscenza che deriva dai dati” (p. 55). “Sospettosi riguardo al passato, che è subdolo” (p.102), ci serve agire con “approcci dal basso e procedimenti non pianificati per prove ed errori” (p. 53). Via dagli automatismi, consapevoli dell’”effetto tossico del veleno che consiste nel guardare indietro” (p. 92).

Seppure Taleb (o la traduzione) usi un linguaggio fantasioso e confonda i rischi (misurati) con i pericoli (“abbiamo ereditato il gusto per i rischi non calcolati” – p. 131), è chiaro quando dice: “La tendenza a correre rischi ha spinto molte specie verso l’estinzione” (p. 132).

Ora, forzo il ragionamento di Taleb (è in filigrana) e apro alla possibilità di misurare e gestire anche il Cigno nero. Il necessario sguardo al presente (non troppo sul passato, sui dati, per cogliere l’improbabile) deve essere mobile, rispettare l’esperienza (la storia) e soprattutto provare a sentire il futuro nel suo duplice sviluppo (positivo e negativo: vantaggi / utilità e conseguenze indesiderate / disastri). Per poterlo intuire e anticipare.

Ma, lato in fiore e lato in ombra delle possibilità viaggiano insieme. Li dobbiamo osservare e gestire insieme, non separatamente com’è nella nostra ingorda prassi: oggi io.

Colgo i vantaggi, domani lui si occuperà dei rischi. È qui il cambio di passo. La Possibilità letta come Rischio (simbolo contraddittorio e vitale) formerà la capacità di vedere i Cigni neri (di anticiparli). È l’immaginazione creativa, o nous per gli antichi; una visione, una luce che sta oltre la psiche ed è pura presenza mentale illuminante. Potentissima. Ciò che serve.

Si tratta di frenare il lato sinistro del cervello, il lato maschile, analitico e aggressivo, e dare campo alla visione d’insieme del destro, quello femminile, ben presente anche nei maschi. E arrivare a passi e atteggiamenti misurati e misuranti – contemplativi – capaci di misurare anche l’imprevedibile; di ridurlo a rischio. Da Cigno nero a rischio, appunto.

Però, non illudiamoci. Questo passaggio è difficile, di lunga lena; parla di crescita spirituale; figuriamoci. Intanto, i Cigni neri incombono: vedi il 5G, l’AI … & le loro ombre.

Francesco Bizzotto



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