5 marzo 2020

EVITARE TUTTI I CONTATTI CON PERSONE, NON NECESSARI. ORDINE DEL SINDACO

14 ottobre 1918


mascherine

Il sindaco di Milano ha reso pubblica questa ordinanza: “La malattia che domina attualmente Milano, come tutto il resto d’Italia e d’Europa, è certamente influenza […]. Contro di essa valgono le precauzioni seguenti: 1) curare la più scrupolosa nettezza della persona e dei luoghi di abitazione, sia familiari sia collettivi […]; 2) mantenere inalterate, per quanto è possibile, le condizioni di vita ordinarie […]; 3) evitare tutti i contatti con persone, non necessari […]. Così facendo, si mette in pratica l’unico mezzo veramente efficace contro l’influenza, ossia l’isolamento […]; 4) evitare qualsiasi eccesso nel mangiare e nel bere […]; 5) appena si avvertono i primi segni della malattia, mettersi subito a letto, e chiamare il medico […]; 6) durante la malattia si adottino tutte le norme comuni alle altre forme contagiose […]. Finita la malattia, si lascerà ventilare ampiamente la camera, tenendo le finestre aperte, e sciorinando bene all’aria, entro la camera stessa, tutti gli effetti letterecci per tre o quattro giorni. Così facendo, il virus dell’influenza resta distrutto anche senza ricorrere alle disinfezioni. L’Ufficio d’Igiene e Sanità di via Palermo 6 sempre a disposizione del pubblico per consigli e per soccorsi d’urgenza.”

La firma non è però Sala/Scavuzzo bensì Caldara/Verratti, siamo infatti nel 1918, il 14 ottobre e l’influenza viene detta “spagnola”.

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La guerra era alla fine, i milanesi morti in guerra saranno oltre 10.000 (24.000 nella provincia e più di 80.000 in tutta la Lombardia), in città decine di migliaia erano i profughi provenienti dalle zone del conflitto, e altrettanti i militari in cura. Il comune è in bancarotta e questa seconda ondata della pandemia, inizia proprio con l’inizio delle celebrazioni per la fine della guerra, il governo il 24 ottobre con il ministro degli interni Orlando cerca di smorzare l’allarmismo dice che si tratta interpretazioni “arbitrarie, assurde, frutto di incompetenza e di fantastica sovreccitazione. Le osservazioni cliniche come le indagini di laboratorio escludono in modo assolutamente indubbio l’origine esotica della malattia e attribuiscono in modo altrettanto indubbio a quella forma morbosa che è conosciuta come influenza la manifestazione pandemica del periodo attuale.”. La ricorrente tesi del: “ è poco più di un’influenza.”.

Scrive Giorgio Cosmacini in Salute e medicina a Milano (l’ornitorinco edizioni). “Si adottano misure più empiriche che scientifiche: le fumate di tabacco germicida si intrecciano alle nebulizzazioni in apposite camere a gas. …l’arcivescovo di Milano, cardinale Andrea Ferrari, formulò una serie di norme su quel che si doveva o non si doveva fare, neanche fosse stato un ispettore sanitario… L’autorità civile, dal canto suo, consiglia di disinfettare tutto. Di fronte a un’epidemia tanto aggressiva, la strategia sanitaria registra provvedimenti profilattici a carattere collettivo oscillanti tra la genericità e l’inconsistenza pratica.”.

_99488879_manspithhsIl focolaio iniziale dell’influenza pare sia stato Fort Riley nel Kansas (USA) nel marzo del 1918, dove in pochi giorni 1100 soldati si ammalarono, secondo alcune fonti contaminati da lavoratori cinesi presenti per la costruzione della ferrovia. Inviati in Europa per combattere, i militari diffondono il morbo senza per la verità creare più di tanto allarme, viene infatti chiamata influenza dei 3 giorni.

Secondo altre versioni il morbo origina in Francia che aveva per ragioni belliche trasferito 50.000 militari delle unità indigene dalle colonie e in particolare dal regno di Annam (oggi Vienam, Laos, Cambogia), i medici francesi infatti la battezzarono “polmonite degli annamiti”.

La prima ondata pur facendo molte vittime, passa abbastanza sottovalutata.

Nell’agosto del 1918 una seconda ondata si sviluppa in tutto il mondo. La maggior parte di morti si verificò nel corso di queste 13 settimane, tra la metà di settembre e la metà di dicembre del 1918.

Il virus colpiva sopratutto giovani tra i 18 e i 40 si disse perché gli anziani avevano anticorpi di precedenti epidemie di influenza.

Il fatto che ci fosse la guerra e quindi la censura, impediva la diffusione di notizie attorno all’epidemia, quindi furono sopratutto i giornali spagnoli a parlarne “Una strana forma di malattia a carattere epidemico è comparsa a Madrid … L’epidemia è di carattere benigno non essendo risultati casi mortali”, da lì il nome spagnola con cui venne definita. Ma non ovunque: in Senegal fu l’”influenza brasiliana”, in Brasile, la “tedesca”, in Danimarca fu chiamato il “male del sud”, in Polonia la “malattia bolscevica”. In Spagna venne chiamata l’Influenza del “soldato napoletano” che era la serenata di una zarzuela in voga nel momento in cui ebbe avvio l’epidemia. Oggi il nome è virus RNA H1N1. La trasmissione del virus avveniva per tosse o starnuti, uno di questi poteva immettere in aria circa 4.600 goccioline sino a 4 metri di distanza.

Sulle origini del virus non mancarono tesi diverse, scrive Cosmacini: “Al livello delle conoscenze mediche al tempo ci furono tante teorie, quanti dottori. Al livello del senso comune non mancano congetture o credenze bizzarre, come quella che incrimina l’estate calda e secca in Europa: a questa ipotesi neo-aerista, supportata dal parere di qualche meteorologo, si contrappone o giustappone l’ipotesi astrologica, ammodernata in termini di perniciosa influenza di due pianeti – Saturno e Nettuno, congiunti in modo nefasto nel segno zodiacale del Leone – sull’elettromagnetismo terrestre. Non mancano le interpretazioni religiose secondo cui la spagnola è l’avverarsi di una profezia biblica o il concretarsi in un secondo flagello, dopo la guerra, dell’ira divina”.

Ma le ipotesi più gettonate furono due ancor oggi riproposte. La prima: trattavasi di un arma segreta tedesca, del resto si era in guerra. Raffaele Pagniello scrive nel 1921 un libriccino “Le ultime gravi epidemie sono di origine delittuosa? – Riflessioni e Considerazioni” (Melfi – Tip. R. Ercolani): “Fu così che la Germania, nel 1918, non appena cominciò ad avere forte il dubbio sull’esito della guerra e, meglio, quando intravide che stava precipitando in un abisso irreparabile, dovette ricorrere a un ultimo estremo mezzo di offesa. Ed ecco che, inaspettatamente, sorge e divampa la straordinaria epidemia della spagnola. Nel secondo dopoguerra il virus venne imputato a una fuga dai laboratori USA sulla base della testimonianza (peraltro falsa) di Heinrich Mueller, il famigerato comandante in capo della Gestapo ritenuto morto nel 1945 ma per molti sopravvissuto (non è chiaro se in Argentina o in URSS, differenza peraltro non da poco). Ma vi sono teorie di tutti i tipi: i persiani accusarono i britannici, i giapponesi i lottatori di sumo.

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La seconda teoria è ancora più semplice: tutto originava dai vaccini. Sul sito www.disinformazione.it (accanto all’articolo “Morti da coronavirus? ma ne siamo proprio sicuri?”) è possibile leggere l’articolo pubblicato sul numero 47 della rivista Biolcalenda a firma Marcello Pamio: “Numerose persone sopravvissute alla Spagnola, hanno testimoniato che si ammalavano e morivano solamente coloro che erano stati vaccinati!…Dove si verifica nel 1918 il primo caso di Spagnola? Nella base militare di Fort Riley nel Kansas. Nulla di strano, visto che l’altra cosiddetta pandemia avvenuta nel 1976 è scoppiata contemporaneamente nelle basi militari di Fort Meade nel Maryland e Fort Dix nel New Jersey! Sempre e solo basi militari. Le pandemie del 1918 e 1976 si sono manifestate nelle persone più vaccinate al mondo: i militari… Oggi, nel Ventunesimo secolo, c’è chi afferma che l’omeopatia è acqua fresca. Sarà anche vero, ma su 26.795 casi analizzati di influenza Spagnola, i medici omeopati e naturisti nel 1918 avevano un tasso di mortalità pari all’1%, mentre gli allopati, con i loro farmaci, una mortalità dal 30 al 100%!”.

Anche le cure diedero origine a progetti diversi, alcuni fantasiosi: dall’olio di ricino al rhum (esaurito in un giorno a Parigi), dall’aglio masticato crudo all’acqua d’angiolo (l’orina del bambino più piccolo della famiglia), per non tacere della castagna matta in tasca (secondo mia madre serviva anche a me da piccolo) o dell’acqua della paura un decotto di erba lavandaia rigorosamente raccolta per San Giovanni e seccata.

Milano-preccauzioniSui giornali si poteva leggere la pubblicità (come ricorda Vincenzo Martines) della “Pozione Arnaldi che: ”presa un paio di volte la settimana immunizzando l’organismo, previene l’infezione“, presa ogni sei ore, a malattia dichiarata, conduce a una rapida guarigione, eliminando le possibili complicazioni polmonari! La cassetta per la cura della febbre spagnola (polvere-sale) si spedisce a mezzo della nostra Farmacia di Roma contro vaglia postale … ” o del liquore “Archebuse”, preparato dai frati maristi con la scritta: “unico prodigioso rimedio preventivo contro l’influenza” .

Ma la forma di prevenzione che più ricorderanno gli italiani fu quella proposta da Il Popolo d’Italia diretto da Benito Mussolini, che scrive: “Che s’impedisca a ogni italiano la sudicia abitudine di stringere la mano, e la pandemia scomparirà nel corso di una notte”, è nato il fascistissimo saluto romano

Ma quanti morti fece? In Italia, la pandemia contagiò circa 4 milioni e mezzo di persone, circa il 12% dell’intera popolazione. I morti stimati furono tra i 375.000 e i 650.000 e il morbo colpì principalmente al sud.

Le stime a livello mondo parlano dai 50 ai 100 milioni di morti. Ma i numeri sono molto variabili, quello che è certo è che “fu la più grande ondata di morti dai tempi della peste nera” (Laura Spinney).

E a Milano?

Ogni giorno veniva pubblicato un bollettino dell’influenza con i numeri dei morti e dei contagiati.

Il 17 ottobre 1918, si denuncia l’aspetto politico dell’influenza: “Il senso di allarme che ha invaso la cittadinanza è affatto giustificato e contro di esso bisogna reagire energicamente … C’è una forma di disfattismo… C’è un’altra tendenza che non va incoraggiata che si compiace di seminare notizie fantastiche, che esagera e generalizza casi particolari… alimentando il terrore… Contro questo disfattismo bisogna pure reagire senza pietà”. La prefettura invece comunica che “prima ancora che il ministero impartisse istruzioni ai prefetti dando loro la facoltà di chiudere temporaneamente le scuole, la prefettura su conforme parere del medico provinciale ne aveva ordinato la chiusura”.

Quello stesso giorno viene pubblicato il decalogo dettagliato del comune, dove vengono indicati una serie di comportamenti quali: “… fare gargarismi con acque disinfettanti (dentifrici a base di acido fenico, acqua ossigenata), non sputare per terra, viaggiare in ferrovia il meno possibile, diffidare dei rimedi cosiddetti preventivi, evitare contatti con persone, non frequentare luoghi dove il pubblico si affolla (osterie, caffè, teatri, chiese, sale di conferenze). Così facendo si mette in pratica l’unico mezzo veramente efficace contro l’influenza e cioè l’isolamento… evitare qualsiasi eccesso nel mangiare e nel bere. Gli alcolici non servono a prevenire l’influenza… durante la malattia… il malato non dev’essere avvicinato che dal medico e da chi lo assiste, escluse assolutamente le visite anche quando si tratta di forme lievi… in attesa del medico si può tuttalpiù nettare l’intestino con un purgante…”, decalogo che verrà ripubblicato e rilanciato più volte.”.

influenza-spagnola-3Non mancano gli allarmismi e il 23 ottobre 1918 il municipio è costretto a smentire la voce che “salme che sarebbero state trasportate ai cimiteri senza cassa”.

Il 9 novembre la Giunta sanitaria “rilevato il quasi completo ripristino dello stato normale della salute pubblica, ferme quelle disposizioni la cui efficacia è stata dimostrata chiede la revoca di tutti i provvedimenti eccezzionali”.

Ma l’ottimismo non era giustificato dall’andamento ciclico del virus e così il 29 dicembre vengono di nuovo chiusi i cinematografi. Decisione attenuata di lì a poco quando la giunta provinciale sanitaria delibera che: ai cinematografi è consentita una sola rappresentazione, nei teatri è proibita la mattinata festiva, sono vietate le visite ai malati e prolungato l’orario delle farmacie. Chiusure e aperture dei locali pubblici generano proteste, la associazione dei cinematografari nega che: “i cinematografi puliti, comodi, aerati, arieggiabili, atti alla disinfestazione più di ogni altro locale pubblico… siano ambienti di propagazione epidemica. Il paragone con i teatri non regge”.

Per i tram il vicesindaco Verratti informa che sarà vietato l’affollamento e sopratutto lo stare in piedi nelle vetture (ma il redattore del Corriere scettico mette tra parentesi che è un provvedimento del tutto inefficace se non aumenteranno le corse), analoghi provvedimenti saranno presi per le Ferrovie nord. Un po’ quello che centouno anni dopo sentiamo anche oggi.

images (1)Lo stesso vicesindaco dovrà pochi giorni dopo però confessare che l’Amministrazione comunale non può moltiplicare i tram in quanto difetta di materiali e maestranze e si lamenta dei cittadini: “molti che ricorrono al tram dopo aver fatto a gomitate per salirvi e aver inveito contro il personale di servizio, contro l’amministrazione, contro il governo, ne discendono dopo poche centinaia di metri… ” e visto che c’è, rincara la dose contro il comportamento dei milanesi che pur conoscendo i rischi “salivari”, “ sputano sui tram, nei caffè, nelle osterie, negli uffici; si insalivano le dita per distribuire biglietti, biglietti di banca, carta da involgere alimenti… E come rimediarvi se non con la volonterosa cooperazione di tutti? A meno che non si pretenda un vigile urbano per ogni venditore… ”. La lettera aperta si conclude con l’appello a non affollare “belluinamente gli ambienti”.

Anche allora si parlava di mascherine: il 10 gennaio il direttore dell’Istituto sieroterapico scrive “noi italiani nell’adottare questa misura del fazzoletto o della maschera, che è secondo me molto efficace a difenderci dal contagio ci sentiremmo ridicoli, in America dove l’hanno adottata non hanno di queste fisime… “.

Il 16 febbraio 1919 si rende pubblico il numero dei morti nel 1918: 2.710 morti per influenza, 3.557 per polmonite. Il giorno con più morti fu il 15 ottobre con 145. Il 18 febbraio per la prima volta non fu denunciato nessun caso di influenza e solo 4 morti. Il 29 aprile un convegno di medici di fatto dichiarò conclusa l’emergenza. La stima totale dei morti superava i 10.000.

Walter Marossi

PS . Se siete arrivati alla fine della lettura sono permessi scongiuri.



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  1. renato garoffoloAl Sindaco dico : venga a vedere la "pulizia"e lo stato di abbandono nelle case ERP (si chiamano ancora così?) gestite da MM.
    11 marzo 2020 • 21:47Rispondi
  2. silvanoComplimenti al Dott. Marossi che, com'è solito fare, scrive documentando i fatti come pochi. E facciamoli 'sti scongiuri, magari porta bene!
    19 marzo 2020 • 18:58Rispondi
  3. ANTONIO GARGANESEhttps://musicaclassicadotblog.wordpress.com/2020/11/14/toscanini-e-la-spagnola/
    14 novembre 2020 • 21:12Rispondi
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