17 gennaio 2020

IL GIALLISTA FUCILATO

I gialli a Milano e una tragica storia


Milano è indubbiamente la capitale del romanzo poliziesco italiano. La data di nascita di un genere è sempre oggetto di discussioni e precisazioni, noi assumiamo come data probabile il 1914 quando l’editore milanese Sonzogno avvia la serie I romanzi polizieschi che in pratica è la pubblicazione in italiano dei romanzi di George Meirs, uno pseudonimo di Adrien Jean Remy Machaux (1878 -1962) autore francese di certo successo, cui farà seguire nel 1922 la collana I Racconti Misteriosi. Altri potrebbero obiettare che la nascita si deve alla casa editrice Bietti con la sua collana intitolata Le Avventure Del Poliziotto Americano Ben Wilson. Sempre a Milano nasceranno le più fortunate riviste del settore a partire dalla Il Romanzo Poliziesco della Casa Editrice Varietas quindicinale.

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Il romanzo giallo è l’erede di quella letteratura giudiziaria che aveva avuto ampio successo a partire dagli ultimi decenni dell’ottocento, come aveva scritto già nel 1906 Scipio Sighele: “Se c’è un genere di letteratura oggi alla moda, è senza dubbio la letteratura dei processi. Questi drammi veramente vissuti che hanno il loro epilogo in Corte d’Assise interessano assai più dei drammi immaginari che si rappresentano sui palcoscenici dei teatri. E noi li seguiamo nella stampa, – sia nella cronaca affrettata del giornale quotidiano, sia nel volume che è o pretende di essere imparziale e scientifico –, con una intensità che segna il ritmo della nostra ansia febbrile.”

Tutti però devono convenire che il successo principale toccherà ad un altro editore, Arnaldo Mondadori che nel 1929 lancia una collana: I libri gialli che diverrà sinonimo di poliziesco. La copertina già aveva al centro una immagine racchiusa in un esagono dai bordi rossi. Non altrettanto duraturo successo ebbero i colori delle altre collane I Libri Azzurri di narratori italiani, I libri Verdi di storia romanzata, i Libri neri collana dedicata a Simenon, mentre i Libri rosa resistono ancora.

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Il prezzo era di 5 lire e mezza e la periodicità inizialmente trimestrale diventerà negli anni quindicinale, la vendita in edicola fu una delle ragioni del successo accanto alla riduzione del prezzo ed alle campagne pubblicitarie.

Sempre a Milano erano attive altre case editrici, alcune effimere altre di tradizione: La Gloriosa che pubblicò le Avventure del Detective William Brandson, la società Alfa Elit, Le edizioni Alpe, Le edizioni Argo, Le edizioni Ariete, le edizioni Atlante, le edizioni Martucci, le edizioni Mediolanum, le edizioni Minerva, la casa editrice Vittoria, la casa editrice Delta, le edizioni Impero, la Casa editrice Moneta, le edizioni Moderne Italiane, la casa editrice Valdieri, Nicoli editore, l’editrice Milanese ma di Sesto san Giovanni così come le edizioni Madella, la casa editrice Enigmistica, le edizioni L’attuale , le edizioni Italgrafica e molte altre.

I titoli, alcuni spesso ormai del tutto introvabili, si calcolano a centinaia.

Se agli editori milanesi si aggiungono quelli nel resto d’italia si arriva a migliaia.

La politica del governo fascista che imponeva in ogni collana una certa percentuale di autori italiani genererà un filone di autori: Alessandro Varaldo, Alessandro De Stefani Ferdinando Guidi di Bagno, G. Marolla, Vasco Mariotti, O. Giacomi, S. Cassone, Gastone Tanzi, Renato Umbriano, G. Lussi, L. Cocchi, Magda Cocchia Adami, Mario Datri , Alfredo Pitta, Adriano Baracco, Cesare Jenco, Gianni Nencioni, Francesco D’Agostino, Gastone Simoni, Franco Invernizi, Salvatore Serra, Ezio D’Errico, Enzo Gemignani, Ferruccio Buratti, Franco Vailati. Va inoltre considerato che molti autori si firmavano con diversi pseudonimi sia italiani che inglesi o americani o francesi.

Nel 1941 il successo travolgente del fenomeno gialli subisce una pesante battuta d’arresto quando il ministero della Cultura popolare dispone che […] per ragioni di carattere morale, la pubblicazione dei libri gialli, sia sotto forma di periodici, sia di dispense, venga sottoposta alla sua preventiva autorizzazione. Il Ministero ha disposto inoltre che vengano ritirati dalla circolazione non pochi romanzi gialli già pubblicati e che giudica nocivi per la gioventù. L’incarico di ritirare tali libri è stato affidato agli editori stessi.”

Le motivazioni come racconta Alberto Tedeschi originano dalla cronaca nera: “A Milano alcuni studenti di buona famiglia, a scopo di rapina, penetrarono in una villa, tramortirono la cameriera e riuscirono a razziare qualcosa. Agirono da dilettanti e furono subito scoperti, ma la cosa fece scalpore […] Quando poi si andò a cercare la causa di un fatto del genere si volle attribuire una parte di responsabilità anche all’esempio deleterio dei romanzi polizieschi ai quali questi ragazzi si sarebbero ispirati per attuare il loro piano.”

Lo stesso Mussolini pare fosse colpito dalla testimonianza dei ragazzi che parlavano delle loro letture di gialli e sollecitò l’intervento censorio che fu due anni dopo ulteriormente inasprito dalla Repubblica di Salò che vietò la pubblicazione, peraltro già ridotta a quasi zero dalla mancanza di carta, e ordinò il sequestro di tutti i gialli in circolazione.

“I Gialli Mondadori” sarebbero ricomparsi a guerra finita, nell’aprile 1946. Ma alcuni editori ripresero le pubblicazioni anche prima come L’editoriale romana che avviò con un certo senso dell’ironia la Collana del coprifuoco mentre altri si lanciarono come la milanese Costelli nel 1946 nella creazione del giallo antifascista con la collana, I Fascicoli Della Sfinge, che aveva come protagonista l’americano Walter Raft in avventure dal titolo Nel covo delle SS o Ai ferri corti con la banda Koch, creato da tale L. Nicolini:

Chiunque voglia saperne di più legga Nascita, morte e resurrezione del libro giallo in Italia di Tiziano Agnelli – Umberto Bartocci – Adriano Rosellini, facilmente rintracciabile online.

Della più parte delle case editrici che pubblicarono “gialli” si è completamente persa memoria, così come della più parte degli autori, anche se in anni recenti con meritoria pervicacia alcuni editori hanno ripubblicato autori del trentennio, uno per tutti Augusto De Angelis, l’inventore del commissario De Vincenzi che morì dopo essere stato a San Vittore per antifascismo a seguito delle percosse di un gerarca fascista.

Ma vi è un dimenticato più dimenticato di tutti: Pietro Mormino. Egli era uno dei 67 fucilati il 12 luglio 1944 presso il poligono di tiro di Cibeno dove era arrivato dal Campo di Fossoli.

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Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici, diventato nel dicembre del 1943 Campo di concentramento per ebrei e nel 1944 Campo poliziesco e di transito (Polizei und Durchgangslager), utilizzato dalle SS come anticamera dei Lager nazisti. I circa 5.000 internati politici e razziali che passarono da Fossoli ebbero come destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. Dodici i convogli che si formarono con gli internati di Fossoli, sul primo diretto ad Auschwitz, il 22 febbraio, viaggiava anche Primo Levi.

Notizie sull’arresto e la detenzione a Fossoli non ve ne sono. Come poco si sa dei suoi libri, più di quaranta. Pubblicò alcuni titoli (Orchidea nera, Ombre sulla metropoli, I tre pugnali, Il tragico ritorno) con il suo nome ed altri con pseudonimo: PM Arcoleo, Otto Hamon, Harold Jefferson, Henry Madeson, P. Mormin, Louis Ritter, Ramon Vargas (La vipera Nera).

 

Marossi_6 Marossi_7Scrittore professionista di discreto successo, giallista alla Wallace, ambienta i suoi racconti, per rispettare le direttive del regime che riteneva la malavita scomparsa in Italia e i delitti eventualmente commessi nel bel paese quasi sempre opera di stranieri, in una fantasiosa America. Fu anche autore di libri per bambini, di libri d’avventura e biografie (Il cavaliere degli abissi, Il duca d’Aosta, Cristoforo Colombo). Il suo successo più importante e forse l’unico ancora letto e in circolazione perché pubblicato nel dopoguerra, fu però un manuale: Codice della danza e del ballo come si impara a ballare, in cui discetta anche teoricamente di rumba e beguine.

Marossi_2Anche l’identificazione fu difficile perché i corpi erano stati ricoperti di calce viva. I Funerali delle vittime si svolsero nel duomo di Milano.

Del giallista di successo e del martire antifascista resta solo una breve scheda segnaletica:

Pietro Mormino, di anni 37, nato nel 1907 a Palermo, residente a Milano, coniugato con un figlio. Entrato a San Vittore nel gennaio 1944, matricola 773, VI raggio cella 3. Inviato a Fossoli il 27 aprile, matricola campo 255, baracca 18. Il suo corpo, contrassegnato all’esumazione col numero 14, fu riconosciuto da una carta d’identità del comune di Milano rinvenutagli. É sepolto al cimitero di Musocco, Campo 64, detto della Gloria, lapide 186.

Walter Marossi



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  1. silvanoSempre molto interessanti le letture che propone il dottor Marossi. Questa volta, del suo "Il giallista fucilato" durante il fascismo, mi ha colpito questa frase "... per rispettare le direttive del regime che riteneva la malavita scomparsa in Italia e i delitti eventualmente commessi nel bel paese quasi sempre opera di stranieri, …". Vi ricorda nulla? Complimenti per il vostro lavoro!
    23 gennaio 2020 • 16:43Rispondi
  2. Carmela PascarellaBuonasera sono una scrittrice di gialli e thriller psicologici. Ho girato tante case editrici ma tutti chiedevano soldi per pubblicare il mio romanzo. Ora io mi chiedo... sebun romanzo vale, non dovrebbe essere spinto dalla casa editrice a farlo conoscere alle persone . Io ho un romanzo in tre volumi henparla di mafia, visto dalla parte degli affiliati dei clan...FIGLI DELLA MALA, SO CHE VALE ECCOME... PERÒ LO VEDO MORIRE NEL.CASSETTO PERCHÉ DEVO PAGARE PER VEDERLO PUBBLICATO. IO ORA STO CERCANDO NEGLI STATI UNITI UNA CASA EDITRICE, magari sarà bun altro scarface, il boss dei boss ecc. Sta di fatto che l'Italia se non sei famoso, non ti danno speranze
    18 settembre 2021 • 19:21Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaGentile signora, un amico editore mi ha confermato che le case editrici scelgono autori che abbiano sopratutto sui social una certa notorietà, quantomeno followers su Facebook. Questa è la realtà della cultura italiana. Peccato. Cordialmente. Luca Beltrami Gadola
      19 settembre 2021 • 16:24
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