14 dicembre 2019

PER UN FUTURO PIÙ SICURO

Progetto "On the Road" educazione civica e alla Legalità


Insegnare la sicurezza sulle strade ai più giovani è una questione tassativa tanto quanto insegnar loro i pericoli della droga. Non sono questioni disgiunte. Dietro molte morti sula strada all'imprudenza si accompagna l'uso di droghe o l'alcol.

 

Guiso_1I giovani continuano a morire sulla strada. Soltanto negli ultimi tre mesi hanno perso la vita oltre 55 ragazzi tra i 16 e i 25 anni di età, dal Nord al Sud, per non parlare delle decine di feriti anche gravi. Perché guidano con così tanta disinvoltura da eccedere con la velocità, da ignorare le cinture di sicurezza, da mettersi al volante sotto l’effetto dell’alcol? Sembra evidente che il percorso formativo per ottenere la patente non basta per rendere consapevoli dei pericoli della strada e che le campagne informative siano efficaci soltanto fino a un certo punto.

È giusto chiedersi cosa c’è di sbagliato negli insegnamenti degli adulti, perché è così difficile convincere i giovani a proteggere la propria vita. Se lo è chiesto anche Alessandro Invernici, giornalista, vicepresidente dell’Associazione Ragazzi On The Road (www.ragazziontheroad.it) il quale ha pensato per i giovani a una sorta di Educazione Civica e alla Legalità appresa direttamente sulle strade, a fianco di chi ha il compito di vigilare sulla nostra sicurezza.

L’idea è confluita in un format educativo di tre settimane per studenti over 18 schierati sul campo, accanto a Polizia Locale, forze dell’ordine e operatori del 112, per vedere “dal vivo” cosa succede sulla scena dell’incidente stradale e oltre. Un format che ha trovato il supporto istituzionale ed è diventato il progetto On The Road. L’intervista che vi proponiamo ci offre il punto di vista di Elena Tardivo, una delle studentesse che hanno partecipato al progetto.

Elena, vuoi presentarti ai nostri lettori?

«Ho 18 anni, sono una ragazza semplice, mi piace andare a ballare con gli amici, cantare, cucinare e leggere. Frequento il 5° anno dell’Istituto statale d’Istruzione superiore Guido Galli dove studio, economia, diritto, inglese, francese e tecniche della comunicazione relazionale. Dopo la maturità ho intenzione di partecipare a un concorso per entrare nel corpo della Guardia di Finanza».

Guiso_2Come hai scoperto il progetto On The Road?

«Per puro caso. In occasione della festa della Repubblica del 2 giugno 2019, il sindaco del mio paese ha convocato i neo maggiorenni per la consegna della Costituzione Italiana e della bandiera. In questa circostanza il comandante della Polizia Locale ha presentato il progetto On The Road. Mi ha incuriosito e ho chiesto informazioni». 

Cosa ti ha convinto ad aderirvi?

«La mia ambizione di entrare nel corpo della Guardia di Finanza. Sono sempre stata affascinata dalla divisa delle forze dell’ordine, ma dopo l’esperienza vissuta nell’associazione Ragazzi On The Road, sono attratta anche dal loro lavoro a favore della sicurezza dei cittadini. Volevo confermare quest’ambizione a me stessa e questo progetto mi ha permesso di farlo. Spero di raggiungere il mio obiettivo».

Raccontaci la tua esperienza…

«Ho aderito a On The Road dal 17 giugno al 7 luglio 2019. Ho affiancato il comando di Polizia Locale del mio paese nello svolgimento delle mansioni assegnate poi ho trascorso alcune giornate con Vigili del fuoco, Carabinieri, Sommozzatori, SOREU, Croce bianca, Polizia provinciale e Guardia di Finanza». 

Cosa hai imparato?

«A vedere la strada da un altro punto di vista, a essere consapevole della pericolosità e dell’imprevedibilità della strada, aspetti cui davo poca importanza. Ho rafforzato il mio interesse verso il lavoro delle forze dell’ordine e ho costatato le molteplici mansioni che sono chiamate a svolgere. Ho arricchito il mio bagaglio personale di conoscenze e in particolare di esperienze, di crescere e maturare».

Su quale aspetto non avevi riflettuto?

«Sull’entità e sui rischi del lavoro delle forze dell’ordine. L’agente di Polizia è visto come chi eleva contravvenzioni. In realtà, questo è solo l’aspetto più evidente del suo lavoro. L’attività delle forze dell’ordine è complessa e comprende anche attività formative come la tutela della legalità, del cittadino e dei beni pubblici, e la sicurezza stradale».

Cos’è cambiato nella tua vita?

«Ho imparato quali sono i rischi e i pericoli della strada e ora non mi comporto più come prima: per attraversare la strada tolgo gli auricolari, non permetto ai miei amici di utilizzare il telefono in macchina e sono diventata più consapevole».

Quale aspetto ti ha colpito maggiormente dell’attività delle forze dell’ordine?

«La difesa della vita sulla strada. Per fare ciò adottano alcune strategie, ad esempio il rilevamento del livello alcolemico nel sangue dei conducenti attraverso lo spirometro, uno strumento capace di evidenziare la presenza di alcool nell’organismo. Se il conducente è positivo al test è sottoposto a un’altra verifica per quantificare il livello di alcool nel sangue. Ne seguono gravi provvedimenti. É una metodologia molto efficace che spinge i conducenti a rispettare le regole e i limiti previsti».

E dell’attività degli operatori sanitari?

«Affiancare la Croce bianca è stata un’esperienza indelebile. Udire al telegiornale le frasi “vittima della strada”, “ferito gravemente” e “grave incidente”, non è come viverlo e vederlo realmente. Percepire la tensione del momento, osservare le norme di soccorso, le decisioni da prendere in tempi brevi, l’organizzazione, la rapidità dell’intervento e l’empatia verso le vittime, sono aspetti molto toccanti».

Pensi di convincere i tuoi amici a partecipare al progetto?

«Si, assolutamente. Ho raccontato ai miei amici ciò che ho vissuto, imparato e visto. Credo sia un’esperienza che tutti miei coetanei dovrebbero vivere perché è a quest’età che si fa la patente e si ha il primo vero approccio con la strada. Permette di capire inoltre cosa c’è sullo sfondo del lavoro delle forze dell’ordine».

Perché i giovani si mettono alla guida in stato di ebrezza?

«Non sono solo i giovani, ma anche gli adulti e lo affermo perché l’ho visto. Ci sono ancora persone che pensano con convinzione “A me non capiterà mai di fare incidenti” oppure “Ma sì, cosa vuoi che sia? Devo fare solo due minuti di auto e sono a casa, non succederà nulla“. Sono persone superficiali e irresponsabili e mettono in pericolo la propria e l’altrui incolumità. Ancor peggio, i giovani sfidano il rischio». 

Come convincere i giovani a guidare senza distrarsi?

«Numerosi giovani restano indifferenti alle sollecitazioni a riguardo. Le regole esistono e sono fatte per essere rispettate, sta a noi avere il senso di responsabilità».

Che esempi devono dare gli adulti?

«Bastano piccoli gesti, ad esempio non usare il telefono alla guida per non abituare i bambini a farlo in futuro, oppure attraversare negli spazi riservati ai pedoni e non fuori. I bambini “assorbono” i comportamenti degli adulti e li trasformano in atteggiamenti positivi da seguire».

Cosa fare per aumentare la sicurezza sulle strade?

«Educare e investire sui più giovani per creare nuovi utenti della strada più consapevoli e un futuro più sicuro, con sempre meno vittime sulle strade».

Giovanna Guiso



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