20 ottobre 2019

PGT MILANO 2030, COSA NON C’É

Sviste o trappole? Strizzate d'occhio agli amici?


Lunedì 14 ottobre 2019 il Consiglio Comunale ha approvato la Variante al PGT, quello che ormai da lungo tempo, nell’immaginario collettivo, ma anche nei titoli di stampa, si chiama Milano 2030. Milano 2015 Expo, Milano (e Cortina) 2026 Olimpiadi, Milano 2030 … ehm nessun evento, solo l’orizzonte temporale di questo “nuovo” PGT. Chissà, forse questo esprimersi sintetico e per date, come se ci preparassimo per un’interrogazione di storia alla prima ora, è lo specchio dei tempi in cui viviamo. O forse è un’efficace strategia comunicativa, che sta pagando ed è un piccolo tassello di quello che viene comunemente definito “Modello Milano”.

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Non sappiamo quanto questo piano sia diverso dalla bozza adottata a marzo. Non ci è dato di sapere quante e quali osservazioni siano state recepite e in che misura abbiano inciso nelle modifiche del piano stesso. Per esperienza penso che poco sia cambiato, al di là di quanto volutamente anticipato in questi giorni. Mi riferisco in particolare alla Piazza d’Armi, che conferma a sua vocazione a parco, con un aumento significativo del verde pubblico previsto. Sicuramente avrà aiutato avere un ministro amico a Roma, nelle stanze giuste (quelle del MIBAC), come già ipotizzavamo in un precedente articolo. Io non metto il vincolo e tu mi aumenti il verde…

Visto che ancora non c’è la possibilità di conoscere ufficialmente i contenuti del nuovo PGT, preferisco soffermarmi su quello che quasi sicuramente non ci sarà. Del resto, ne parleremo a tempo debito.

Manca, secondo la mia modesta opinione, un’idea forte di Città. Credo di aver ripetuto questa cosa più volte a partire da un articolo di maggio 2018. A riprova di tutto ciò, noto che non c’è più la tavola denominata “Progetto Strategico”, che conteneva fin dalla versione Moratti degli elementi di masterplan (e quindi di indirizzo pubblico), soprattutto per le aree degli Scali Ferroviari. Allo stesso modo scompaiono gli ATU e gli ATP. Per fare un esempio, nel precedente PGT le aree demaniali delle Caserme erano inserite negli ambiti di trasformazione urbana. Nel PGT appena approvato sono dei pezzi qualunque di città. Perché?

Rimangono per forza evidenziati i perimetri degli Scali Ferroviari, ma con regole che sfuggono (volutamente?) alla pianificazione del PGT. Detto in altri termini: le aree su cui si faranno le trasformazioni più importanti a Milano, dal punto di vista strategico, qualitativo e quantitativo, seguono regole non contenute nei documenti del PGT. Fantastico!

Però in compenso abbiamo una incisiva linea tratteggiata blu scuro che evidenzia la velleitaria idea di riscavare (e non riaprire, perché non c’è più nulla là sotto, intendiamoci) i Navigli.

Un altro tema che sembrerebbe essere assente (ingiustificato) è quello della Città Metropolitana. Sono pochi i riferimenti nel Documento di Piano e pressoché nulli quelli nel Piano delle Regole. Eppure Milano non si può permettere di funzionare a prescindere dal proprio intorno. Ma temo che sia più interessante continuare a tenere separati gli ambiti in modo da non ridurre gli spazi di potere.

Manca la P (di pavimento), nel senso che non si parla più di SLP (superficie Lorda di Pavimento), ma di SL (Superficie Lorda e basta!). Non sono riuscito a capire se questo comporti qualche cosa a livello operativo o sia solo una questione lessicale.

Noto che non c’è quasi più l’indice unico di 0,35 mq/mq perché una buona parte del territorio milanese è stata inclusa negli ambiti caratterizzati da alti livelli di accessibilità, per i quali è previsto un indice massimo (che poi è anche minimo) di 1 mq/mq. Per carità nulla di male. Io sono favorevole alla riduzione del consumo di suolo, anche e soprattutto attraverso la densificazione e alla concentrazione dei volumi edificati in altezza. Viva i grattacieli, insomma! Di fatto nel piano è anche detto/scritto che l’indice massimo può essere superato in alcune zone. Da ciò ne deduco che in realtà l’indice massimo, non è poi così “massimo”.

Comunque va rilevato che questo piano prevede di ridurre il consumo di suolo del 4% rispetto al piano precedente. Un segnale sicuramente positivo, che unito alle tante tematiche green, sembra voler dare un segnale importante. Confidando che non sia semplice propaganda, ma che le indicazioni operative si traducano poi in effetti benefici sul territorio e sulla qualità della vita dei cittadini.

Speravo che ci fosse un ritorno alla terza dimensione, quella che permette di tenere insieme l’urbanistica e l’architettura. E invece si continua ad esprimere gli indici in metri quadri (che sono bidimensionali). Eppure gli oneri si pagano ancora sui metri cubi, ovvero l’unità di misura della tridimensionalità. Sono convinto che questo è un tema, forse marginale, ma di una qualche rilevanza, non solo filosofica. Gestire il territorio con uno strumento “piatto” a mio parere è più difficile e meno efficace. Ma riconosco che l’indice espresso in metri quadri abbia anche alcuni vantaggi, almeno teorici. Quelli pratici ancora non li ho visti.

Probabilmente però è un tema che va affrontato in sede di legge regionale, e non di PGT locale.

Per tirare le somme bisognerà aspettare la pubblicazione del PGT, ma già da quello che abbiamo potuto capire, direi che c’è ancora molto lavoro da fare.

Pietro Cafiero



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