11 ottobre 2019
FERMI TUTTI: C’È IL SALONE DELLA MODA
Piazza della Scala: un “terrificante” stop al traffico
11 ottobre 2019
Piazza della Scala: un “terrificante” stop al traffico
In un passato articolo di questa rivista, eravamo subito dopi il primo annuncio, ho giudicato terrificante il silenzio della stampa locale e della voce popolare di fronte alla prospettiva di distruggere lo storico stadio Meazza di San Siro. Poi tutti ne hanno parlato e questa rivista ha pubblicato numerosi interventi. Lo stesso aggettivo terrificante va usato ora di nuovo in occasione del blocco del centro storico imposto dalla Amministrazione Comunale di Milano durante lo svolgimento del Salone della Moda.
Ci si domanda come sia possibile che un’organizzazione privata come la manifestazione della Moda abbia il diritto di occupare uno spazio pubblico di vitale importanza cittadina e di paralizzare una zona della città intensamente frequentata da residenti locali e da visitatori turistici.
Il blocco del centro della città si è verificato negli ultimi tre giorni del Salone della Moda ed ha comportato il divieto di attraversare Piazza della Scala e dintorni sia agli automezzi degli abitanti della zona sia ai taxi in regolare orario di ufficio. Il divieto è stato fatto rispettare in modo discontinuo: in alcuni casi sono state commesse eccezioni ed in altri è stato imposto con severità inflessibile. Tutto dipendeva dalla maggiore o minore tolleranza dei vigili locali messi a custodia delle transenne posate di traverso alle strade.
In alcuni casi i taxi hanno potuto raggiungere l’indirizzo al quale erano stati chiamati, in altri casi al contrario sono stati costretti ad avvisare che gli sbarramenti impedivano di arrivare alla meta richiesta; tutto ciò ha dato origine a episodi incresciosi ed allarmanti. Una persona colpita da malore non ha potuto raggiungere il pronto soccorso utilizzando l’auto di sua proprietà ed ha dovuto attendere a lungo l’arrivo della autoambulanza.
Il divieto di transito è stato esteso anche ai mezzi di trasporto comunale come tram e filobus: solo la metropolitana in conseguenza del suo percorso sotterraneo ha potuto funzionare regolarmente. Tuttavia essendo la sua rete notoriamente limitata ed insufficiente a coprire l’intero territorio urbano l’inconveniente del blocco si è ripercosso anche su molte zone della città fuori dal centro storico.
Vi sono eventi eccezionali durante i quali sia per motivi di sicurezza sia per assicurare un regolare svolgimento della cerimonia può essere tollerata la paralisi di alcune zone della città: visita di un capo di stato, svolgimento di un corteo ufficialmente autorizzato, transito di una sfilata celebrativa. Ma sono casi di durata limitata, si svolgono nel tempo di poche ore e non sono estesi a più giorni continuativi come invece è avvenuto per il Salone della Moda di quest’anno.
Si ha la sensazione che l’autorità pubblica dimentichi il suo ruolo ed i suoi doveri e conceda autorizzazioni che danneggiano gravemente i diritti dei cittadini e favoriscono indebitamente alcuni soggetti privati. Perché i Signori della Moda godono di un privilegio speciale? Ma soprattutto perché il Comune di Milano concede questo privilegio a vantaggio di una ristretta categoria e danneggia contemporaneamente l’intera popolazione della città?
Si tratta di un dilemma di natura etica che ogni amministratore pubblico, ogni uomo politico, ha il dovere di sentire ed il compito di affrontare per sapere rispondere alle responsabilità che gli sono state affidate: e le responsabilità consistono anzitutto nell’anteporre il bene della cittadinanza al privilegio dei privati. Ciò deve valere per tutte le amministrazioni, di qualunque colore politico esse siano, ma soprattutto per quelle considerate di sinistra.
Da questo ultimissimo episodio relativo alla Moda come da alcuni recenti avvenimenti si ha la netta impressione che il Comune dimentichi il suo compito. Ne è un esempio plateale il noto caso degli Scali Ferroviari ormai dismessi di cui si è già parlato a lungo nei passati numeri di Arcipelago Milano.
Ripetendo come conclusione ciò che è già stato anticipato all’inizio, sembra davvero terrificante il silenzio della stampa e della voce popolare. Di fronte alle provocazioni della politica comunale non si leva una sola autorevole voce che dia segni di perplessità, di dissenso, di protesta sugli organi ufficiali di comunicazione: giornali, radio, televisione. La forza polemica, lievito della vita politica, si è ormai spenta.
Jacopo Gardella
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