4 luglio 2019

SANDOKAN A MILANO

La vicenda di Emilio Salgari tra diritti d'autore e piaggeria fascista


Esattamente 120 anni fa, l’editore Donath bandisce un concorso nazionale per un romanzo d’avventure. Vince un veronese: Luigi Motta, di lui si dice che sia capitano di marina, ma in realtà ha abbandonato l’Istituto Navale per dedicarsi al romanzo e vive facendo il commesso. Il titolo del libro è: I flagellatori dell’oceano che viene pubblicato nel 1901. Di li a poco pubblicherà per l’editore Speirani: I misteri del Mare Indiano, Il raggio naufragatore, L’oceano di fuoco e molti altri.

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Nel 1906 si trasferisce a Milano dove fonda una rivista “l’oceano”, edita dalla Società editrice Milanese di Pirolini, che è un massone, deputato repubblicano, per molti anni esule in Svizzera perché condannato a quindici anni per insurrezione.

La rivista ed i romanzi ottengono l’attenzione di Jules Verne, di Boussenard (un emulo di Verne, al tempo molto famoso), dello stesso Salgari che definisce il giornale “bellissimo”. Salgari incontrerà più volte Motta come testimoniano diverse fotografie anche se forse è eccessivo dire che fossero amici intimi. Grazie a questi avvalli Motta firma un contratto con Treves, suscitando lo sdegno e l’ira di alcuni colleghi romanzieri d’avventura come Quattrini che così lo recensisce: “un somaro incapace di scrivere e perciò costretto a pubblicare romanzi rifiniti e ripuliti da altri”.

La polemica costa a Motta la direzione del giornale che passa ad Icilio Bianchi (romanziere, e fondatore della casa editrice Modernissima, giornalista e per un certo periodo collaboratore di Gian Dauli).

Prosciugamento_Mediterraneo_romanzo_Motta_Ciancimino_1931Ormai però la carriera di scrittore di Motta era lanciata. E’ un professionista della scrittura che avrà all’attivo un centinaio di romanzi, drammi e commedie (per esempio: Telegrafo senza fili, Coscienza in lotta, La nave dei morti, Creso si diverte, L’insidia, Paparino, Tenebre, Il gioco, Addio sogno, La moglie clandestina, L’agguato, Tanto va la gatta al largo, Il processo Loraine, Un americano in vacanza), libretti musicali (per esempio: Anima allegra, Il bacio della duchessa, Sultana, Il cosacco rosso, S.A. Il milione, Boulevard, La montagna di luce, La ballerina dell’opera, La leggenda delle ciliegie), traduzioni di teatro spagnolo e francese (Jacinto Benavente, Yves Mirande, Santiago Rusiñol, i fratelli Quintero, etc.).

Collaborerà a La Domenica del Corriere (tra il 1916 e il 1933) a Il Corriere dei piccoli (tra il 1935 e il 1947), a Milano; ma anche al Il Gazzettino dei ragazzi, al Il Gazzettino illustrato, a L’Avventuroso, a Il Tricolore – Giornale dei giovani italiani, a Topolino alla La Gazzetta del popolo. Viene annoverato trai primi autori della cosiddetta proto-fantascienza italiana. Negli anni ’30 creò le edizioni O.L.M. (Opere di Luigi Motta), per pubblicarsi senza limitazioni. I suoi successi furono inizialmente dovuti all’eredità Salgari.

Di che si trattava? Dopo la morte di Emilio i figli minorenni Romero, Omar e Nadir cederanno trame (le trame lasciate da Salgari erano di poche cartelle) ad editori ed autori per “terminare” i romanzi del padre, lasciando mano libera nello stile. In pratica autorizzeranno la pubblicazione di volumi presuntamente salgariani ma in realtà semplici utilizzi dei personaggi creati da Salgari. Le diciture furono varie: “romanzo postumo tratto da trama dell’autore”, “romanzo tratto da trama dell’Autore a cura di Nadir/Omar Salgari”.

Per la cronaca dei quattro figli di Salgari, Fatima morrà di malattia a 23 anni, Romero suicida nel ’31, Nadir in un incidente, Omar suicida nel ’63. Addirittura fu falsa anche l’autobiografia salgariana postuma intitolata Le mie memorie, pubblicata dall’editore Mondadori e poi ristampata da Sonzogno nel 1937 col titolo Le mie avventure, in realtà opera di Renzo Chiosso, altro autore di “falsi” salgariani.

l_aeroinfernaleSolo l’editore Bemporad, tra il 1920 e il 1934, pubblicò dodici volumi che indicavano in copertina il nome di Emilio Salgari, ma sul frontespizio aggiungevano che il libro era “tratto da trama lasciata dall’Autore e pubblicato sotto la direzione di Nadir Salgari”. Il totale dei libri ad ispirazione salgariana supera le centinaia ed è oggetto di un continuo aggiornamento tra i collezionisti (pare che il più ricercato sia il Corsaro Azzurro).

In pratica una schiera di autori di diverso livello e qualità cominciò a “copiare”. Tra questi cosiddetti emuli salgariani, vale la pena ricordare: il livornese Amerigo Greco (1888-1948); il cattolico moderato Lorenzo Chiosso (1877-1949) più noto come sceneggiatore di cinema; Aristide Giannella( 1978-1961) caporedattore dell’Ambrosiano, personaggio in vista nella Milano giornalistica; Athos Banti (1881-1959) fondatore del Tirreno e del Tempo di Roma; Mario Contarini (1887-1907); Carlo Dadone (1864-1931) collaboratore fisso del Corriere dei Piccoli; Giulio Speirani nipote dell’editore di Salgari fino al 1897 e autore di una trilogia ; Guglielmo Stocco (1886-1932) il più noir del gruppo; A. G Quattrini editore e storico che per i suoi romanzi salgariani fu definito “pescatore di frodo in acque altrui”; il milanesissimo Francesco Cazzamini-Mussi (1888-1952) alias Francesco Margaritis che fu anche autore dialettale; Sandro Cassone (1890-1984) autore de Il Corsaro Verde; Gustavo Marolla, Gastone Simoni (1899-1966) che diventerà uno dei primi giallisti italiani.

E ancora Calogero Ciancimino (1899-1936) il creatore della serie il figlio di Baffalo Bill; Giovanni Bertinetti (1872-1950) che porterà a termine alcuni romanzi di Emilio Salgari su richiesta di Nadir come Il fantasma di Sandokan e che sarà autore con lo pseudonimo di Ellick Morn dei primi manuali americani l’arte del successo in tutte le manifestazioni della vita dal grande successo commerciale; Emilio Fancelli (1892-1972) già combattente con Pancho Villa autore di Il figlio di Yanez e Le ultime avventure di Sandokan; Paolo Lorenzini ( 1876-1958 ) alias Collodi Nipote, il primo direttore di Topolino (quand’era pubblicato da Nerbini); Emilio Moretto che portò in tribunale Motta perché (a detta di molti a ragione) si riteneva il vero autore dei seguiti salgariani.

libri-dispense-fumetti-verona-loceano-di-fuoco-luigi-08ba0b84419143a6de7cd593321f4d44Quasi tutti questi autori non furono solo “copiatori salgariani” ma si cimentarono nel romanzo umoristico, nella letteratura per l’infanzia, nel cinema, nel fumetto, nel teatro. Insomma come esisteva una letteratura di consumo “rosa” ne esisteva una d’avventura non necessariamente solo infantile, che arricchì molti editori del resto si suole dire che “La cultura ha guadagnato soprattutto da quei libri con cui gli editori hanno perso”.

I personaggi salgariani erano un prodotto che tirava non solo nei libri ma anche nelle figurine, nelle cartoline, negli album insomma in tutto quello che oggi definiamo gadget. Di questa schiera Motta fu non solo l’autore di maggiore successo ma anche quello “più corretto”, infatti nel 1922, acquistò definitivamente dalla famiglia di Salgari le trame ancora inedite concepite dal maestro, in pratica pagò per poter firmare volumi: Emilio Salgari-Luigi Motta. Tra essi: Addio Mompracem, la gloria di Yanez, La tigre della Malesia, la tigre Bianca, Lo scettro di Sandokan, Sandokan rajah della jungla nera.

Luigi-Motta (1)Il 31 dicembre 1927 il giornale “Il Raduno”, rivista ufficiale dei sindacati degli artisti e degli scrittori, diretta da Antonio Beltramelli biografo di Mussolini lancia una campagna a sostegno di Salgari con toni aulici: “uno dei più grandi artisti italiani…il nostro precettore vero, senza il quale “saremmo cresciuti tristi, metodici, già tutti ragionieri a dodici anni”,il primo tacito e sicuro alleato di Mussolini”, “nessuno degli scrittori di questo secolo, neppure Gabriele d’Annunzio ha lasciato un solco così profondo nell’animo nazionale”,bisogna ricordare cos’era l’Italia quando noi eravamo giovinetti…i nostri genitori allucinati dalle idee socialiste-umanitarie”.

Si chiede di togliere i diritti agli editori (affamatori) e di fare una edizione nazionale delle opere a beneficio dei Balilla e degli eredi. Tra i primi ad aderire il ministro dell’istruzione. Per Motta è un momento importante; da una parte lui con tutti i salgariani viene promosso sul campo ispiratore e aedo del regime, dall’altra la richiesta di togliere i diritti agli editori e versarli all’Opera Balilla può essere un danno economico.

La questione è oggetto nel febbraio 1928 di un dibattito alla Camera dei deputati! presente Mussolini! che sarà chiuso in modo imprevisto per i supporter di Salgari da un articolo sul Popolo d’Italia di Margherita Sarfatti, che stronca il progetto: “ I libri di Salgari non sono eroici: trasudano un basso erotismo, non di rado associato a una specie di pur basso e anche morboso compiacimento del crudele e del sanguinario. Ma soprattutto … sono i libri di spirito profondamente antifascista per due ragioni fondamentali: 1) esaltano la rivolta, l’indisciplina e la disobbedienza alle autorità legalmente costituite della società e dello Stato; 2) sono libri anticoloniali, dei quali il protagonista è sempre un indigeno, oppure (ed è ancora più grave) un bianco capo di indigeni, pirati o banditi in rivolta contro i colonizzatori. Ora tutti oramai sanno che ogni dominazione coloniale è basata su questa convinzione, nel fatto e nello spirito: l’inevitabilità dell’uomo bianco e la necessità della sua vittoria. Spirito classico. …… È ancora il minore dei guai, per quanto non trascurabile. Il guaio è che ‹pensa› male; o per dire meglio non pensa affatto. Scrive sotto l’impulso di quello spirito di rivolta romantica, e di romantica, ipercritica, nichilista e distruttrice esaltazione della rivolta per la rivolta al quale in gran parte abbiamo dovuto, in Italia, le fazioni, le lotte di parte, il servaggio, il brigantaggio, la camorra e la mafia. Gli eroi del Salgari sono quel genere di gente i quali, se vedono un ladro fra due guardie, intanto e a buon conto, se appena possono in mezzo alla folla, gridano: molla, molla! E se il ladro scappa, lo favoreggiano, invece di dar man forte ai carabinieri e dicono: povero diavolo! e non: brave guardie. Questo tipo, del cittadino in rivolta, è il tipo antiitaliano e fazioso della vecchia Italia che il Fascismo rieduca, muta e rinnova.”

img257La trasformazione di Sandok in eroe fascista abortisce ma non definitivamente. Anni dopo Lucio D’ambra, che fu il prefatore della biografia romanzata scritta dal figlio Omar definisce Salgari: “ il profeta di quella vita fascista degli italiani nuovi che Mussolini doveva definire con …vivere pericolosamente.” e si propone lapidi, monumenti, intestazioni di scuole. Qualche buontempone propose di chiamare Salgaria una città in Etiopia.

Agli “emuli” prestò attenzione anche il MINCULPOP: una ricerca di Giovanna Viglongo ha evidenziato come agli autori ed agli editori venissero imposti dei precisi limiti: “Via i brani antispagnoli, per rispetto dell’amicizia tra Benito Mussolini e il dittatore Francisco Franco. Attenuazione dei passi in cui si raccontano fatti di sangue, compresi i duelli con i pirati. Presentazione degli americani in cattiva luce, togliendo ogni riferimento al loro presunto dinamico stile di vita. Depennare ogni accenno alla nobiltà inglese”.

imagesAntonio Califano in un recente saggio così chiude la questione: “A differenza di Collodi, di De Amicis, degli altri scrittori per l’infanzia che operano verso la fine dell’Ottocento, Salgari non trasmette …. i valori della borghesia, delusa nei suoi ideali risorgimentali, e regredita verso altri principi più pragmatici: la laboriosità, come strumento che garantisce il benessere collettivo … l’obbedienza e il rispetto delle rigide gerarchie sociali; il rifiuto di ogni trasgressività … nei romanzi salgariani, c’è tutto un pullulare di personaggi, di indigeni, di ribelli, che lottano concretamente per valori che sono contrapposti a quelli dei potenti, dei colonizzatori, e che sono presentati come valori autentici, genuini. Il sistema dei valori positivi (l’‹assiologia›) prospettato da Salgari è chiaro, è completamente diverso da quello di un Kipling, che considerava la colonizzazione dei popoli inferiori “il fardello dell’uomo bianco” (“white man’s burden”), una missione da espletare per motivi di progresso e di civiltà. Per Salgari, invece, la civiltà di questi popoli non è per nulla inferiore a quella dei colonizzatori, viene descritta nei minimi particolari con ammirazione. Trovano alimento, dunque, quei sentimenti anticoloniali, antirazzisti, ribellistici”.

Per Motta e per gli altri salgariani, sopratutto gli editori (innumerevoli da Vallardi a Sonzogno, da Bemporad a Guigoni,da Mondadori a Paravia, da Pagani a Viglongo, da Bietti a Treves, da Donath a Speirani, da Gualdoni a Barion per non citare che i più famosi) la stroncatura della Sarfatti economicamente è un successo e il numero di “ghost writer” cresce ancora e continua nel dopoguerra. La Fratelli Fabbri mandò in edicola tutto Salgari ancora negli anni 70 (ce li ho ancora) mentre il Sandokan televisivo di Sollima è del 1976.

Politicamente Motta si iscrive al PNF, non si sa se per convinzione o opportunismo ma certamente non appartiene alla categoria dei fascisti della prima ora, infatti viene portato a San Vittore una prima volta nel 1938 dopo le leggi razziali per aver criticato il regime. Nel 1944 Motta viene arrestato e tradotto al Forte di S. Sofia, con l’accusa di aver dato aiuto e ospitalità a prigionieri nemici. Da li fu trasferito al carcere degli Scalzi a Verona, poi a Padova e a Venezia. Infine, nel novembre del 1944, un telegramma firmato Mussolini ne ordinò il rilascio. Il telegramma era falso, spedito pare dalla moglie di Motta, ma entrambi hanno sempre negato. Motta venne di nuovo incarcerato, a San Vittore e liberato solo il 24 aprile 1945. Racconterà tutta la vicenda in un libro: La grande tormenta, romanzo autobiografico di un epoca crudele che sarà pubblicato postumo a cura di Paola Azzolini nel 2010

Trovare i suoi libri non è difficile cercando tra bancarelle fisiche o online, di nuovo ci sono solo le sue memorie postume; tutto questo mondo salgariano è ormai frequentato solo da nostalgici, numerosi ma anziani. Ma non è detto, Sandokan ha mille vite, l’ultimo degli emuli salgariani del resto è il messicano Paco Ignacio Taibo II che per spiegare il suo libro Ritornano le tigri della Malesia ha detto: io mi sento antimperialista sandokaniano più che leninista. Lenin arriva dopo”.

Luigi Motta muore a Milano il 18 dicembre 1955, in seguito a un attacco di peritonite. La moglie lasciò parte delle sue carte alla Biblioteca Sormani.

Walter Marossi

credits

http://riami.altervista.org/mirkoriazzoli/emilio-salgari/
https://rivistasavej.it/
http://www.cartesio-episteme.net/ricordi.htm
Valentino Cecchetti, generi della letteratura popolare
Paola Azzolini La vita come romanzo: appunti per una biografia di Luigi Motta
Antonio Catalfamo Emilio Salgari e l’epopea dei popoli colonizzati: I “Pirati della Malesia”
Ann Lawson Lucas Il Fascismo 1916 1943 Emilio Salgari



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  1. Cesare MocchiComplimenti, davvero interessante
    10 luglio 2019 • 14:46Rispondi
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