1 giugno 2019

L’EUROPA È SALVA. O NO?

Che fine hanno fatto i suoi valori fondanti?


La settimana scorsa abbiamo votato per le Europee. Non tutti. Una buona metà dei cittadini aventi diritto ha preferito non esprimere una preferenza. La partecipazione, cifre alla mano, è stata un successo: si è registrata l’affluenza più alta degli ultimi vent’anni e il primo incremento nel numero dei votanti dal 1979, anno delle prime elezioni. Anche a livello di risultati, se andiamo oltre il giardino di casa nostra e guardiamo all’Europa come a un’unica entità (l’unico modo sensato d’intenderla, nel parere di chi scrive), si può essere felici: i sovranisti hanno perso, sono una minoranza.

L’Europa è salva, assieme ai suoi valori fondativi, che potete trovare elencati in breve nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Cibati-01

 

«I popoli europei nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni. Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà; l’Unione si basa sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.»

Dignità, libertà, uguaglianza e solidarietà. Tenete bene a mente queste altissime parole mentre proseguo a raccontarvi un esempio, uno solo, utile a imbarazzare ogni cittadino europeo che si senta rappresentato dal preambolo della Carta dei diritti.

Di recente sono stato sul confine tra Bosnia e Croazia, un confine esterno dell’Unione Europea, per documentare la gestione dell’accoglienza nei confronti dei migranti. In teoria, chiunque non possa o non voglia tornare nel proprio paese per paura di essere perseguitato, ha diritto a ricevere asilo. Anche se privo di documenti, trovandosi su suolo europeo, chiunque può alzare le mani e dire Asilo!, diventando a tutti gli effetti nostro ospite in attesa del processo che accerterà la validità della richiesta.

Cibati-02Bene. L’Europa solidale, egalitaria, non rispetta i propri valori né le proprie leggi. Per entrare in Croazia e chiedere asilo non avendo documenti è necessario passare per le foreste. In queste stesse foreste, seimilacinquecento agenti di polizia pattugliano incessantemente, prelevando, picchiando e respingendo in Bosnia chiunque non abbia un passaporto europeo.

Individuare un gruppo di tre o quattro persone che attraversano a piedi una foresta di notte non è semplice. La polizia di confine croata però è ben equipaggiata: visori notturni, sensori termici montati su droni comandati a distanza, elicotteri… Una dotazione militare di prima classe provveduta proprio dall’Unione Europea, che a questo punto diventa palesemente ipocrita: come puoi parlare di uguaglianza e solidarietà mentre armi un piccolo esercito, dando istruzioni di non fare entrare nessuno?

Anche uscendo dalla prospettiva personale i dati sono chiari, ecco ad esempio i grafici che riportano la spesa per Frontex e per la costruzione di muri negli ultimi anni:
Cibati-Frontex2005-2017 Cibati-Walls2005-2017

A cosa servono valori fondanti e leggi, se poi non vengono rispettati, nella generale disinformazione o, peggio, indifferenza? Per approfondire le crudeltà sui migranti vi rimando ad altri articoli, non è questo il luogo.

Ciò che mi preme evidenziare è lo scollamento tra l’idea, per la quale “Europa” è sempre sinonimo positivo di civiltà, diritti, coesione; e la realtà, che appare tristemente diversa. Quello dell’accoglienza ai migranti è solo un esempio, se ne potrebbero fare molti altri. Pensate alla bancarotta della Grecia riguardo la solidarietà, o all’arresto di Assange, agli articoli 11 e 13 del trattato sulla privacy per quanto concerne la libertà, alla legittimazione dei movimenti pro-life in quanto tutelanti la “dignità” umana. Davvero gli esempi si sprecano, ma di certo non è compito di un fotografo interessato ai diritti umani (ossia chi scrive) fare un elenco puntuale che li includa tutti. Il succo del discorso però è chiaro, il problema è palese e altrettanto evidenti sono i primi passi da muovere verso una soluzione.

Non è un’Europa fatta di singole entità statali ciò che serve. Finanza, immigrazione, ecologia, lavoro, diplomazia sono tematiche ingestibili singolarmente dagli stati, ma nemmeno in maniera corale. Abbiamo necessità di una unica entità governativa, che possa essere davvero trasparente nei meccanismi del suo funzionare.

Che strada hanno percorso i visori notturni e i droni che ora sono impiegati al confine croato, mandati dall’Europa per scopi che l’Europa stessa dice illegali? A Bruxelles, città del lobbyismo, quanti hanno a cuore la situazione dei cittadini, degli ultimi, e quanti danno la priorità al profitto di multinazionali e alla liberazione del mercato? C’è una gran confusione.

La coda per il cibo al Bira di Bihac può durare ore. Qua sta iniziando a formarsi, un'ora prima che inizino a servire il pranzo.

Il campo di Bira in Bosnia Erzegovina. Centinaia di persone vengono respinte illegalmente ogni giorno al di fuori dei confini europei.

Certo, è necessario riconoscere le conquiste ottenute dall’Unione Europea fino a qua. Però bisogna essere onesti nell’autocritica, e capire che il sistema attuale non regge all’analisi sul lungo periodo. Non basteranno riforme minime, altri accordi tra stati. Non saranno il solo superamento del trattato di Dublino o l’abolizione dell’unanimità per le delibere del Consiglio a portarci verso l’Europa che immaginiamo nelle nostre fantasie più felici. Siamo ancora lontani.

Il punto da raggiungere è il vero federalismo. Forse, prima ancora di questo, è necessario un popolo europeo che si senta tale, che sia pronto a mettersi in gioco per il rispetto e l’applicazione attiva dei valori fondanti l’Unione Europea. I valori sono scritti e ratificati, nero su bianco. Ma nelle teste degli europei cosa c’è? E nei processi operativi di questo grande organismo sovranazionale? La strada verso l’Europa che immaginiamo è ancora lunga.

Quando ero piccolo, alle scuole elementari, mi è stata regalata dallo Stato una copia della Costituzione. Col senno di poi, oltre alla costituzione, mi sarebbe piaciuto ricevere anche il Manifesto di Ventotene e, perché no, qualcosa che mi aiutasse ad immaginare la Costituzione degli “Stati Uniti del Mondo”.

Francesco Cibati



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