16 aprile 2019
IL QUARTIERE ADRIANO
A volte ritornano. Io per esempio
Eh sì, spesso gli assassini ritornano sul luogo del delitto. Almeno così si legge nei gialli più classici. E così io, dopo più di un anno, ritorno a parlare del Quartiere Ardiano. Nell’articolo precedente mi ero concentrato sulla storia del Programma Integrato di Intervento (PII) per poi ragionare sui concetti di verde pubblico e di dotazioni di servizi. Questa volta il Direttore di ArcipelagoMilano mi ha chiesto di assistere ad un incontro pubblico tra i residenti del Quartiere Adriano e alcuni rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, che si è svolto la sera di martedì 9 aprile.
Sul “ring” della parrocchia Gesù di Nazareth di via Trasimeno 53 si sono sfidati da una parte circa 150 agguerriti residenti del quartiere e dall’altra un team di altissimo livello composto dagli Assessori Maran (Urbanistica), Granelli (Mobilità) e Galimberti (Istruzione), assistiti dall’Ing. Viganò di MM e dall’Arch. Zinna del Comune di Milano.
L’intento era quello di aggiornare i cittadini sulle tempistiche e sull’andamento dei progetti in corso di realizzazione nel Quartiere Adriano. Si è parlato di nuovi parchi, di nuovi servizi, del prolungamento della linea tramviaria fino a Cascina Gobba. E alla fine c’è stata una corposa sessione di domande e risposte. Il riassunto della serata sarà breve perché in realtà il racconto mi servirà da spunto per fare una riflessione su un tema, magari ovvio, ma che è emerso chiaramente proprio durante quell’incontro.
Nel primo atto va in scena Maran, che, con una buona capacità espositiva, richiama alla memoria di tutti la situazione di partenza e mette in fila con dovizia di dati, di date e di cifre, le cose fatte e quelle ancora da fare nei prossimi anni. Il PII Adriano è diviso in due ambiti dalla via Tremelloni, a sud l’ambito A e a nord quello B. Lo stato di avanzamento dell’ambito B, con l’interramento dell’elettrodotto, è all’85%. Per l’ambito A vi sono le coperture finanziarie, parte grazie al Governo (il Bando Periferie), parte grazie al recupero delle fideiussioni a seguito dei fallimenti delle imprese che dovevano realizzare le opere. Si sta costruendo la RSA tramite fondi privati e si completeranno i lotti del verde pubblico, trasformando l’involontaria wilderness in qualcosa di più fruibile per gli abitanti, grazie anche a circa 3.000 nuove piante di cui 70 ad alto fusto.
È poi il turno dell’Assessore Granelli, che in maniera solo leggermente meno efficace illustra il progetto approvato di ampliamento della metrotramvia 7 fino a Cascina Gobba, distinguendo i vari stati di avanzamento della progettazione e dei finanziamenti. Dal capolinea attuale di via Anassagora si arriverà a quello provvisorio ad anello all’altezza di via Vipiteno. Questo tratto è già finanziato e progettato a livello esecutivo. Il tratto successivo, che avrà il suo capolinea definitivo a Cascina Gobba M2, è in fase di progettazione preliminare (finanziata). Il dettaglio del progetto è lasciato ad un tecnico, l’ing. Viganò di MM, forse non troppo avvezzo a parlare in pubblico, forse non troppo assistito dalla tecnologia deputata all’esposizione. Sta di fatto che i pdf delle tavole tecniche del progetto non sono lo strumento più adatto per spiegare un progetto di una infrastruttura così importante, dotata oltre che di linea tramviaria di strade e ciclabili. E infatti la platea non comprende fino in fondo.
Il terzo atto (che nei film ben scritti ha la funzione di risolvere la storia) è lasciato all’interpretazione un po’ “scolastica” dell’Assessore all’Istruzione Galimberti. Il tema è quello della scuola secondaria di primo grado, che quando le cose si chiamavano col loro nome e non con burocratiche perifrasi aveva l’antico e caro nome di scuola media. La notizia è che, malgrado una bonifica necessaria a causa del ritrovamento di ordigni bellici, i lavori avranno solo un lieve ritardo e la scuola sarà pronta per il 2021. Ovvero nei tempi previsti.
Ora dovrebbero esserci i titoli di coda, ma questo è un incontro pubblico e non un film e quindi c’è il famigerato spazio per le domande dei cittadini (e le relative risposte). Un po’ come la scena post credit dei film Marvel. E qui viene il bello (!?).
A questo punto bisogna fare una doverosa premessa, anche se, arrivando a metà articolo, non so se si possa definire tale: lo stato in cui si trova il Quartiere Adriano non è certo colpa della attuale Amministrazione. La crisi finanziaria degli anni 2000, il fallimento di alcune delle imprese esecutrici e forse – questo lo penso io – anche un masterplan non felicissimo, sono concause dell’insuccesso del PII Adriano. La Giunta Sala sta da qualche anno, come si suol dire, cercando di “metterci una pezza”.
Altra premessa. Io non nutro una grande simpatia per questa Amministrazione. Non l’ho votata e non penso che la voterò se si ripresenterà alle prossime elezioni. Il nuovo PGT, appena adottato, non mi piace in alcune delle sue scelte strategiche e operative. E quindi quello che dirò di positivo nella seconda parte dell’articolo deriva non da piaggeria o da opportunismo, ma è frutto del mio libero pensiero.
La riflessione che voglio fare riguarda la difficoltà di gestire la distanza che inevitabilmente c’è tra chi governa e chi è governato. Perché a volte la distanza è enorme e incolmabile, malgrado la buona volontà e le migliori intenzioni delle parti. In questo caso soprattutto di chi governa. Localmente, ovvio.
Non vorrei passare per snob o insensibile, ma a sentire le domande che gli abitanti del quartiere rivolgevano agli assessori che si erano mostrati così disponibili a spiegare e a confrontarsi con loro, mi sono trovato improvvisamente catapultato in un episodio del telefilm “Ai confini della realtà”. O in una mega riunione di condominio.
Delle due l’una. O gli abitanti non hanno ascoltato proprio nulla di quello che Maran Granelli e Galimberti hanno raccontato, o lo hanno ascoltato, superficialmente e senza che ciò gli interessasse veramente. Perché le cose sono state dette in modo chiaro e comprensibile da quasi tutti. Quindi non si tratta di aver frainteso o non capito. E allora ne deduco che gli abitanti fossero lì principalmente per farsi ascoltare, per dire la loro, ma in maniera parecchio scollegata da quello che veniva raccontato. Forse questo non è neanche un male. Siamo in democrazia, bellezza! Certo la democrazia 2.0, quella dei social in cui è importante apparire, farsi vedere, partecipare (ussignur! L’urbanistica partecipata!), anche se non si ha (quasi) nulla da dire.
Però deve essere veramente frustrante passare una serata a raccontare con dovizia di dati, studiati e assimilati, cosa si sta facendo per il Quartiere Adriano e sentirsi chiedere di rimando se ci saranno alberi da frutto, tra i 3.000 da piantare, se possono aumentare i parcheggi davanti alle scuole visto che quei cattivoni dei vigili fanno le multe alle auto in doppia fila, perché i figli oggi si portano fino in classe col SUV altrimenti arrugginiscono se piove. I figli, non i SUV. E cosa si può rispondere a un signore che chiede il nome del progettista dei sedili dei nuovi autobus, troppo scivolosi, in modo da non affidargli nessun futuro incarico? Insomma, se lo conosci lo eviti, sto povero progettista… Granelli è stato troppo gentile. Io avrei suggerito di indossare pantaloni dotati di biadesivo. Forse anche per questo non posso fare l’Assessore.
Ho sentito alcuni piccoli comizi, un paio di domande di nessuna attinenza col quartiere e qualche moto di protesta sulla nuova strada legata alla metrotramvia (not in my backyard, capisci?). Come se si stesse riproponendo la Gronda Nord.
La verità è che gli assessori sono stati fin troppo british, rispondendo con pazienza alle domande a cui era possibile farlo e glissando con velata ironia quando proprio non era cosa (speriamo che non vi sia un aumento di allergie per i pruni e i meli selvatici).
Gli abitanti del Quartiere Adriano hanno tutta la mia umana comprensione, vivono in un posto che ha problemi reali ed oggettivi. Che devono essere risolti. E mi pare che Comune di Milano si stia muovendo in tal senso, con uno sforzo anche finanziario di supplenza e sostituzione rispetto agli attori privati che non è da poco. Credo quindi che sarebbe molto più utile ascoltare quello che l’amministrazione viene a dire ed eventualmente contestarlo nel merito. Il confronto è sempre positivo. Ma se io parlo di una nuova strada di quartiere e tu mi dici che non vuoi l’autostrada a casa tua, è difficile individuare un terreno comune su cui dialogare. Se ti lamenti per il traffico e per l’”imbuto” di via Adriano in direzione via Padova, però non vuoi la nuova strada fatta proprio per alleggerire il carico di veicoli che passano per quell’incrocio, forse le domande devi farle prima a te stesso.
Io sono venuto via da quell’incontro con una domanda che mi risuonava nella testa e che da quel giorno non mi ha più abbandonato. Ma cosa c’entra la presunta scivolosità dei sedili dei nuovi autobus coi problemi del Quartiere Adriano?
Pietro Cafiero
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