25 marzo 2019

TAV: NECESSITÀ DI UN DIBATTITO DEMOCRATICO

Il percorso di una questione divisiva


Al termine dellincontro in cui abbiamo discusso con Marco Ponti e Lorenzo Boscarelli del Terzo Valico dando luogo a un contraddittorio piuttosto animato, ci siamo lasciati con l’impegno di rivederci per discutere anche dell’ Analisi costi-benefici del Gruppo di lavoro del TAV che dopo svariati rinvii, Toninelli ha finalmente reso pubblica. Ho raccomandato a chi ha competenza adeguata di studiarle per poter impegnare relatori dell’incontro del 18 marzo scorso su aspetti di metodo e di contenuto e non su questioni di principio perché, su queste già si svolge un dibattito molto scomposto. Infatti nei giorni scorsi la disputa relativa al TAV che dovrebbe collegare Lione e Torino come segmento del Corridoio V Lisbona-Kiev e comporterebbe la realizzazione di una galleria lunga 57 km, in gran parte in territorio francese (45 km), tra Saint Jean de Maurienne e Susa/Bussoleno e ha assunto toni inaccettabili.

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OPERE COMPLEMENTARI REALIZZATE AL SETTEMBRE 2018 – Dopo le manifestazioni di piazza SI’ TAV e NO TAV a Torino e le dispute sulla validità dell’ACB del Gruppo di lavoro di Ponti; su quali e quante opere siano già state ad ora realizzate; sulla possibilità o meno di accordarsi su un TAV mini o light; sui bandi di prossima pubblicazione ma forse revocabili; sulla validità dell’art. 16 del patto internazionale che ne impedirebbe la pubblicazione e perché Parigi non ha ancora stanziato la sua quota di finanziamenti e la procedura della pubblicazione dei bandi per l’avvio dei lavori del tunnel, limitata alla richiesta di presentazione delle manifestazioni di interesse. Procedura che appare un espediente per evitare di prendere una decisione prima delle europee, avviare al contempo una trattativa, fortemente voluta dal presidente Conte, con Francia e Unione europea  per rivedere i termini dell’accordo, ed evitare l’immediata decurtazione di 300 milioni dei finanziamenti europei. Ma la situazione si fa sempre più ingarbugliata e non so quanto giovi che la decisione sia rinviata a dopo le europee.

Per cercare di essere meglio informati sulla ACB e chiarirci le idee, oltre a Marco Ponti, già professore ordinario di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano che abbiamo ascoltato sull’ACB del Terzo Valico, abbiamo avuto il contributo dell’economista Maurizio Baravelli bocconiano di formazione, già professore alla Sapienza di Roma, Inoltre per sapere come dovrebbe essere riformulata la ripartizione dei finanziamenti affinché il TAV possa diventare conveniente almeno per il nostro paese, ho pensato di invitare, anche Alfredo Drufuca esperto in pianificazione dei trasporti, fondatore e amministratore delegato di Polinomia, società di ingegneria dei trasporti e matematica applicata, che fa parte del gruppo di lavoro coordinato da Ponti e che secondo una fake news non avrebbe sottoscritto l’ACB.

Nel frattempo mi sono arrivati due contributi da parte di Roberto Camagni e Lodovico Meneghetti che offrono contrastanti argomenti di riflessione. Vi segnalo anche l’interviste a Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano del 15 e del 13 marzo che, citando il Quaderno n. 8 – 2011 dell’Osservatorio Torino-Lione, denuncia che, realizzando il TAV, si produrranno 12 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che ci vorranno almeno 12 anni per smaltirla e avere qualche vantaggio dal trasporto delle merci con il treno. Ossia non prima del 2047!

Ho pensato di proseguire a ragionare dall’immagine ricavata dal sito del MIT nella quale sono indicati i 9 corridoi europei della Rete Transeuropea di Trasporto  (TEN-T) quattro dei quali interessano l’Italia, perchè mi sono arrivate alcune sollecitazioni sulla necessità di considerate il TAV Torino-Lione all’interno del sistema complessivo europeo.

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RETE TRANSEUROPEA DI TRASPORTO (TEN-T) – In effetti se lo consideriamo riferito al solo traffico transfrontaliero tra Italia e Francia invece che in un quadro che consideri anche gli altri flussi  tra i paesi interessati dal Corridoio V i risultati dell’ABC potrebbero forse mutare. Valutare il TAV a questa scala sembra essere la Ragione per cui l’UE è disposta a finanziare l’intervento nella misura dl 40%, (probabilmente aumentabile al 50%) quindi in un ipotizzato maggior interesse a scala europea, malgrado l’ABC risulti negativa. Ma questa analisi non può prescindere dal considerare come gli Stati interessati dal Corridoio V, attualmente in gran parte inadempienti, intendano far fronte agli interventi di propria competenza

Inoltre, tra gli allegati allo stesso documento figura anche il Programma Operativo Nazionale “Infrastrutture e Reti” per le Regioni meno sviluppate che prevede il cosiddetto Ferrobonus. Stanziamenti a favore di Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia per favorire il trasporto intermodale su ferro in quanto esigenza soprattutto sentita dalle regioni del sud.

Mi sembra utile segnalare anche l’articolo di Ugo Arrigo su Il Fatto Quotidiano del 15 u.s. che mette in evidenza tre errori dei sostenitori a oltranza del TAV: il keinesismo ingenuo di chi considera gli investimenti pubblici come stimolo della domanda aggregata; chi vede le opere pubbliche come omaggio dello stato a un territorio specifico e chi sostiene che basti costruire le infrastrutture che poi qualcuno si deciderà a usarle. E porta a esempio Francia e Svezia dove a questi inconvenienti si è ovviato.

Nel frattempo Maurizio Baravelli mi ha inviato un altro documento di Paolo Foietta, Commissario Straordinario di Governo del TAV che, al fine del suo mandato e a seguito della decisione del Governo Italiano di «ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’Accordo tra Italia e Francia» ha ritenuto suo dovere fare una serrata critica della ABC del gruppo di lavoro di Ponti  da mettere a disposizione del Governo, “affinché disponga di ogni elemento utile per assumere nel modo più corretto le proprie determinazioni in merito.”

Per quanto io sia di orientamento contrario alla realizzazione del TAV, soprattutto in questo momento storico, vi propongo la documentazione tecnica prodotta anche da chi è favorevole alla sua realizzazione perché ritengo corretto entrare nel merito senza pregiudizi, svolgendo una seria disamina delle questioni di metodo e di merito, con il proposito di poter fornire delle indicazioni responsabilmente elaborate anche a chi deve prendere la decisione finale che, al momento non è ancora stata assunta.

Ciò in accordo con l’articolo intitolato TAV: obbligo di discussione democratica sui costi benefici di Maria Rosa Vittadini che mi sembra molto equilibrato e rifletta in modo molto ben argomentato il senso degli incontri che abbiamo organizzato proprio con l’intendo chi avviare un serio confronto democratico tra soggetti competenti, con il proposito di essere ascoltati e poter partecipare alla formazione delle decisioni.

Poiché al termine del nostro incontro assai animato ho sollecitato sia chi è intervenuto sia chi non ha potuto farlo per mancanza di tempo a comunicare per iscritto le proprie ragioni e formulare proposte da mettere a disposizione di tutti, ecco quanto mi è già pervenuto da Raffele Valletta e l’interessante articolo di Elisabetta Forni che mi è stato segnalato da Giancarlo Consonni.

Sulla questione TAV ho personalmente un atteggiamento pragmatico e ritengo che in questo momento di grave crisi occupazionale gli investimenti pubblici debbano essere indirizzati verso i settori che generano maggiore occupazione, come quello di messa in sicurezza dei territori, e verso le regioni a maggior disoccupazione, che hanno subito i maggiori danni sismici. Ma mi propongo di articolare meglio la mia proposta dopo aver ascoltato e valutato i pareri e i suggerimenti dei partecipanti a questo dibattito.

Emilio Battisti



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  1. Emilio BattistiAmiche e amici carissimi, il nostro incontro sull'analisi costi-benefici del TAV ha registrato una grande partecipazione sia di quanti di voi, riempiendo lo studio, sono venuti ad ascoltare Maurizio Baravelli, Marco Ponti e Alfredo Drufuca sia da parte dei 240 che hanno seguito il dibattito in streaming. Partecipate al dibattito, allargato ai lettori di Arcipelago Milano, lasciando un vostro commento al mio articolo e a quanto si è detto in occasione dell'incontro che si è tenuto nel mio studio il 18 marzo scorso. Cordiali saluti, Emilio Battisti
    28 marzo 2019 • 06:36Rispondi
  2. Gianluca GennaiQuale migliore opportunità anche per rilanciare lo sviluppo dei trasporti locali, certamente da rilanciare e oggi in stato di abbandono, che potrebbero essere inseriti in un'estensione del progetto. Mio malgrado, sono una vittima della prima ora della protesta, in quanto pendolare bloccato da Venaus a Milano, durante i primi tumulti NO TAV che allora non si erano ancora dati una sigla ( stavo facendo dei collaudi nella centrale idroelettrica in caverna di Pont-Ventoux/Aem Torino con l'emerito Prof. Ferro del Politecnico di Torino ( Ferro Ingegneria ), lui, un collaudatore ministeriale che ha partecipato al traforo del Monte Bianco, del Frejus ecc. ). La posizione dei primi protestanti, derivava più da una diffidenza che da certezze, è noto infatti quanto questa valle sia stata prima sfruttata e poi lasciata morire per le ben note vicende amianto e da questo occorre partire per capire, poi sono arrivate le strumentalizzazioni e i vari professori tirati per la giacchetta, spinti a teorizzare e redigere relazioni ora pro, ora contro. Direi che bisognerebbe intanto fare una visita alla valle, per capire meglio, cosa che suggerisco a chiunque parli dell'argomento. Dunque mi allineo alla posizione dell' Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino. Il traffico di merci attraverso l’intero arco alpino italiano, su strada e su ferrovia, è in crescita e ha raggiunto e superato il periodo pre-crisi con 162 milioni di tonnellate nel 2017. In particolare, il traffico tra Italia e Francia è in crescita negli ultimi anni (con quasi 3 milioni di camion all’anno) ed è superiore a quello che attraversa la Svizzera. Il traffico ferroviario attraverso il Frejus sta però calando a causa di una linea e di un tunnel non più competitivi. Attualmente attraverso il tunnel del Monte Bianco transitano 8,5 M di ton./anno di merce, il tunnel stradale del Frejus 10 M e il tunnel ferroviario del Frejus 3,3 M: in sostanza l’85% delle merci della direttrice Piemonte-Francia passa via strada e il 15% via ferrovia, con trend di crescita opposti, crescenti su strada e in diminuzione su ferrovia. L’opposto sta avvenendo sulla direttrice Lombardia-Svizzera dove sono stati fatti fortissimi investimenti ferroviari (progetto svizzero Alptransit che include la galleria di base del Gottardo, inaugurata nel 2016) e in cui la quota del trasporto ferroviario intermodale rappresenta più del 50% ed è prevista una crescita del 30% nei prossimi 10 anni. Per quanto riguarda il trasporto viaggiatori, sulle linee ad alta velocità, dunque attrattive, si evidenzia: ▪ 240 treni/giorno oggi in media sulla linea Lione-Parigi, inaugurata nel 1982 con 7.2 milioni di viaggiatori/anno e arrivata nel 2017 a 44.4 milioni; ▪ la linea AV Torino-Milano aveva 7 coppie di treni feriali nel dicembre 2009, all’innaugurazione; a settembre 2018 si contavano 28 coppie per Trenitalia e 21 per NTV. La linea Torino-Lione è pensata per connettere tali due archi appartenenti a due reti ferroviarie ad AV nazionali, di fatto divenendo il trait d’union per una rete AV su scala europea: la seguente figura evidenzia in modo chiaro il ruolo di connessione della Lione-Torino fra la rete AV italiana, con le proiezioni verso oriente, e la rete AV francese con i collegamenti con la Spagna a sud e le capitali europee a nord (Londra, Bruxelles, Amsterdam, Francoforte, ecc.). Inoltre, questa struttura è strategica per il Piemonte e Torino per dare centralità a tutta l’Italia occidentale, oggi chiusa dalle Alpi e domani potenzialmente connessa in modo diretto e veloce con la Francia e il resto d’Europa. Torino diventerebbe, quindi, un nodo strategico del sistema AV/AC nazionale e internazionale, con: ▪ collegamenti veloci per i passeggeri da un lato verso Milano (e il sistema AV italiano che si sta sviluppando verso est, Venezia e poi Trieste e Paesi dell’Est Europa) e dall’altro verso Lione, Parigi e il centro Europa, favorendo, quindi, gli scambi, anche di tipo turistico, per tutto il Piemonte; ▪ collegamenti merci verso Novara, e, quindi, in connessione con l’asse Reno-Alpi e il centro Europa, l’est Europa attraverso il corridoio Mediterraneo e, infine, i porti e retroporti liguri per i quali sono previsti forti trend di crescita (raddoppio dei traffici nei prossimi 10 anni) in relazione allo sviluppo degli scambi intercontinentali. Questa è una formidabile opportunità di rilancio socio-economico e commerciale per l’intero Piemonte che richiede, oltre al tunnel Torino-Lione, la capacità di integrare le reti locali e le piattaforme dei trasporti in una visione regionale e con una proiezione internazionale.
    29 marzo 2019 • 14:59Rispondi
  3. Andy77Non ho avuto modo di leggere completamente e approfonditamente l'ACB del Prof. Ponti ma i sembra manchino da un punto di vista metodologico alcune cose: 1) Ho visto la parte relativa ai mancati introiti dei pedaggi ma non ho visto alcun riferimento agli introiti relativi ai transiti sulla linea ferroviaria, gli operatori devono corrispondere un corrispettivo al gestore della rete ferroviaria dove posso trovare questa parte nell'analisi? 2) Non ho visto riferimenti al traffico sottratto alla direttrice Ventimiglia, è risaputo che molti trasportatori usino quella direttrice per non pagare il transito ai gestori dei trafori come mai non è stato definito nel perimetro di Analisi? Forse non l'ho trovato? 3) Ho visto i riferimenti a fantomatici progressi sulla sicurezza del traffico su strada (che attenuerebbero i benefici del trasporto su ferrovia) ma non sul traffico su ferro. A parte che una Best Practice deve fare delle proiezioni su quello che si ha e non su quello che probabilmente si potrebbe avere ma tale concetto deve essere applicato a tutto il perimetro dell'analisi non ad un solo aspetto. Ho perso questa parte dell'analisi potreste indicarmi dove trovarla? 4) Come mai per capitalizzazione e attualizzazione della ACB non sono stati utilizzati i dati più recenti e attendibili al posto dei dati del 2011? Una Best Practice, al di là del colore politico, richiede sempre i dati più attendibili per prendere delle decisioni. 5) Ultimo aspetto che non poteva sicuramente essere considerato dall'analisi ma che sarebbe interessante comprendere: alla luce dell'accordo sulla Via della Seta come verrebbe interpretato l'aumento del traffico merci in una analisi in cui si smentiscono nella sostanza le proiezioni? Vi ringrazio per il supporto
    1 aprile 2019 • 16:40Rispondi
  4. mario de gaspariSull'ultimo incontro presso studio Battisti L’incontro è stato davvero utile (la volta scorsa purtroppo non ero presente) e merita un prosieguo. A mio parere Ponti ha semplificato eccessivamente, banalizzandola, la strategia europea. Non credo che non esista niente. Piuttosto si tratta di una macrostrategia, quella basata sui grandi corridoi, che necessariamente trova il suo completamento in un insieme di opere regionali e nazionali che spetta ai singoli paesi dettagliare. Se i corridoi diventano una semplice tratta ferroviaria, necessariamente tutto il resto si abbassa di qualche tono, le strategie subiscono una precipitosa contrazione temporale che si residua in una manciata di opere più o meno grandi in cui si concentra tutto il contenzioso politico, ambientale e finanziario. La vicenda Tav è proprio questo, un improprio concentrato stracolmo, tra l’altro, di incomprensioni e fraintendimenti. L'incontro col professor Ponti col professor Baravelli mi pare confermare che si sia creata, sicuramente in Italia ma non so se solo in Italia, probabilmente anche per responsabilità della Commissione, una grave confusione fra “tipi logici” in relazione alle opere di cui si discute. Mi spiego. Non ha molto senso mettere in discussione il corridoio transfrontaliero, perché non si tratta semplicemente di un’opera da cantierare quanto piuttosto di una insieme di previsioni e interventi di lungo periodo. Una strategia nazionale coerente richiederebbe una programmazione complessiva in cui un’opera come Tav dovrebbe rappresentare caso mai il coronamento di una serie di interventi minori (le famose piccole opere di cui “il paese ha tanto bisogno”) volti a modernizzare l’insieme infrastrutturale (porti, retroporti e interporti, intermodalità, rete distributiva, piani degli orari, ecc.). Invece cos’è successo? In assenza di una vera strategia nazionale, fatta di interventi ben visibili, realizzati o in corso di realizzazione, attenzioni e appetiti si sono concentrate impropriamente su Tav. Se è lecito un parallelo, è successo un po’ quello che nel nordest è accaduto col porto off shore di Venezia, dove la differenza l’hanno fatta soprattutto la debolezza della lobby veneta, le difficoltà di approvvigionamento finanziario e probabilmente una più avanzata strategia nazionale della portualità adriatica (soprattutto Trieste) che nell’occasione si è fatta sentire. Anche qui però la stessa confusione di tipi logici (tralasciando le solite ambizioni e appetiti finanziari), con la pretesa di agganciare meccanicamente una puntuale opera nazionale a una strategia sovranazionale di sviluppo (nel caso di Tav i corridoi tranfrontalieri, a Venezia la via della seta), piuttosto che una sistematica programmazione modernizzatrice.
    3 aprile 2019 • 17:24Rispondi
  5. silvanoNon entro nel merito del dibattito sugli aspetti prettamente "tecnici" legati al Tav, non ho le conoscenze specifiche per farlo. Tuttavia, è del tutto evidente che il trasporto su ferro dovrà sostituire quello su gomma e gradualmente, proprio grazie all'alta velocità, anche quello aereo, sempre che non si voglia portare il genere umano all'estinzione, strada sulla quale siamo bene avviati. Mi limito a sottolineare un aspetto. Il continuo richiamo ad articoli pubblicati sul F. Q. lo considero fuorviante, a prescindere dall'estensore, perché Travaglio è da sempre anti Tav, il più delle volte con argomentazioni del tutto pretestuose e riconducibili al suo "identificarsi" nella linea del M5s, e viceversa. Voglio ricordare, a tal proposito, la sua feroce avversione a Expo, del quale ha detto il peggio del peggio, sul quale ha sparso ogni genere di sospetto e paventato esiti disastrosi sul piano economico, oltre che etico. Orbene, chi ha avuto modo di visitare Expo, e di valutare l'impatto che la manifestazione ha avuto in sede internazionale, ha riscontrato due risultati inoppugnabili. Il primo, che l'Italia ha acquisito una "credibilità" che prima non aveva, per aver saputo organizzare e gestire un simile evento nell'ordine più perfetto e senza il minimo incidente. Il secondo, che il flusso turistico nel nostro Paese ha preso ad aumentare in misura importante, a Milano di più, proprio per effetto di Expo. Se guardiamo anche alle "fosche" previsioni che fece Travaglio, sugli esiti delle ultime olimpiadi per i colori italiani, dove hanno ottenuto i migliori risultati di sempre, fare il contrario di ciò che propone lui dovrebbe essere la regola!
    4 aprile 2019 • 15:18Rispondi
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