3 marzo 2019

L’ITALIA È UN PAESE DI DONATORI

Cittadini responsabili di fronte alla globalizzazione


C’è un’altra Italia oltre a quella rancorosa e in incattivita raccontata dal Censis. Stando ai dati delle dichiarazioni dei redditi del 2017, l’Italia continua a praticare il dono con ottima crescita del volume complessivo delle donazioni individuali al non profit. Dopo il balzo dello scorso anno (+11%), l’annuale rapporto della rivista mensile VITA conferma l’aumento del controvalore delle donazioni individuali. Vedere il prospetto allegato. In particolare fra i beneficiari va bene per le ONLUS, stabili gli enti religiosi, in flessione invece le scuole, i partiti politici e le organizzazioni non governative le (ONG).

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Potrebbe essere l’inizio di un risveglio rispetto al sociale che vuole affrontare la diffusa esistenza di una sofferenza generalmente vissuta, offrendo un contributo per ridurla, ricercando con responsabile coscienza reale il bene comune e della coesione sociale, consapevoli che se la società non tiene siamo tutti penalizzati. L’Istituto della Donazione in occasione del Dono Day del 4 ottobre del 2018 ha presentato una ricerca che pone l’attenzione sul dono come atteggiamento, pertanto non tratta solo le donazioni di denaro, ma anche il dono di tempo, del sangue, di organi e così via.

Edo Petrarca presidente dell’Istituto afferma: ”I dati raccolti fotografano un’Italia tenuta insieme da milioni di persone che ancora credono nelle solidarietà e la praticano. La fotografia è impressionante: 26 milioni di atti di donazione l’anno, uno ogni due cittadini, 50 ogni minuto.”. Tanti piccoli ma importanti gesti di dono strettamente connessi con il concetto di responsabilità, cioè capacità di risposta ai bisogni che la realtà ci presenta. Responsabilità significa portare il peso delle cose, averne cura con consapevolezza, convinzione, continuità e discernimento. E’ giustamente rimasta celebre l’affermazione di M.L. King secondo cui: ”Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.

190303_AgnesiAlcuni fatti che mi hanno particolarmente colpito sono la PIETÀ di quanti, anche con una reazione difensiva verso l’immigrazione, si sono commossi vedendo un bambino morto su una spiaggia. La stessa commozione che ha spinto tante persone a mettersi in coda per aiutare un bambino che aveva bisogno del trapianto di midollo, così come l’esperienza della Colletta del Banco Alimentare, della raccolta farmaci, dei sei milioni di volontari che operano nel Terzo Settore, e così via. Abbiamo capito che c’è in gioco la vita degli esseri umani. Mi piace la testimonianza di Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà che testimonia: “Ricordo le parole di don Giussani “Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo. La carità è dono di me commosso .”. Se non c’è un cuore cambiato, reso più umano è facile cadere preda della rabbia, del vuoto e del nichilismo. Oggi se non c’è una collaborazione tra corpi intermedi del Profit, non Profit e Stato in settori quali sanità, assistenza e educazione, non si va da nessuna parte perché gli Stati non hanno nemmeno i soldi per stare in piedi.

Oggi ci troviamo ad affrontare un periodo di cambiamenti epocali quali le nuove tecnologie della quarta rivoluzione industriale, futuro incerto per il mondo del lavoro, aumento delle disuguaglianze economiche e della povertà, l’imperante speculazione che droga il mercato finanziario. Come reagire? Prendendo atto che il neoliberismo avanzando sempre di più, porterà al collasso della nostra società; comprendendo che la stagione della globalizzazione espansiva è terminata; capendo che la crescita trainata dai consumi è finita; opponendosi ai diktat della finanza e dei mercati speculativi; capendo che nell’attuale stagione la pratica del dono, della gratuità e le vere relazioni umane sono ancora più essenziali che nel passato. E’ essenziale che tutte le persone di buona volontà, che creano valore economico, culturale e sociale per se e per gli altri, si uniscano e operino con speranza al futuro della nostra società. Questo non è buonismo o filantropia, ma una corresponsabilità nel dono.

Giovanni Agnesi



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