19 gennaio 2019

L’ESPERIENZA MILANESE DI UN GIARDINO COMUNITARIO

Il Giardino "Lea Garofalo"


190119_Dolfini-01Aperto dalle nove del mattino fino al calar della luce, meteo permettendo, la mattina si popola di cani che, sotto l’occhio vigile dei padroni, possono scorrazzare in lungo e in largo. L’occhio vigile dei padroni sta nel ripulire dove i cani sporcano ma anche evitare che invadano orti e virgulti appena piantati. Un piccolo gruppo di cinque – sei persone entra nel Giardino Comunitario ‘Lea Garofalo’ (GCLG) dal cancello di viale Montello, apre il lucchetto di uno dei capanni in legno e ciascuno recupera guanti e attrezzi da lavoro, poi, iniziano a ripulire e zappare dei piccoli orti, uno separato dall’altro.

Se è mercoledì mattina, il gruppo sarà coordinato dalle infermiere del Centro Psichiatrico Diurno, che porta regolarmente alcuni suoi ospiti a lavorare la terra (la cosiddetta ortoterapia), se è mercoledì pomeriggio o altre mattine infrasettimanali, allora i lavori sono svolti dai frequentatori del Centro dei Francescani Minori di Sant’Antonio. Se è sabato mattina, il gruppo è quello dei giardinieri dell’APS Giardini in Transito (GiT), che ha una convenzione col Municipio1 (nota come ‘Giardini Condivisi’) per gestire il giardino, e che, sotto la direzione di un associato, porta avanti lavori di manutenzione del verde.

Sotto la sua guida lavorano anche persone che devono svolgere lavori di pubblica utilità, siano essi minori o adulti, oppure stagisti che partecipano a corsi di formazione professionale per rifugiati in cui il lavoro al giardino è parte integrante, giovani che devono assolvere una giornata o più di lavoro come retribuzione di una mediazione giudiziaria, cittadini, per lo più residenti della zona ma non solo, che desiderano partecipare ai lavori per manutenere uno spazio di 2400 metri quadri a ridosso del centro cittadino e che fino a non molti anni fa era poco più che una discarica all’aperto. Nei fine settimana, può capitare di trovarsi nel pieno di feste, spettacoli di cinema, musica (dal 2017 il Giardino è una delle sedi di Piano City), teatro, presentazioni di libri, eventi di auto-finanziamento di progetti di vario tipo, mostre o festival delle arti più varie, dalla poesia al videomapping.

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Per i partecipanti l’ingresso è sempre gratuito, lo spazio è pubblico, mentre gli organizzatori danno un contributo all’associazione GiT. Il giardino si offre anche a visite di istruzione, che sono portate avanti da scuole e da gruppi scout, o, principalmente, da Libera, l’associazione che combatte le mafie, insieme a cui GiT ha dedicato il giardino alla testimone di giustizia Lea Garofalo, torturata e uccisa dai suoi stessi parenti ndranghetisti nella cascina dal lato opposto del giardino in viale Montello, ora liberata e in via di ristrutturazione.

Già, perché il luogo ha passato tempi bui, nel primo decennio degli anni 2000. Mentre era la sede della Piccola Scuola di Circo, nel 2004, l’area fu assegnata d’ufficio dal Commissario straordinario per il traffico all’edificazione di un parcheggio, i cui lavori non iniziarono mai per vicende prima ingegneristiche e poi giudiziarie. Il giardino divenne così discarica e bivacco all’aperto, un luogo ideale per la criminalità organizzata che nell’edificio di fronte gestiva tutti i suoi traffici. Il 2010 fu l’anno della svolta: arrestati gli assassini di Lea, la cascina fu svuotata e l’ombra della ‘ndrangheta smise di coprire i luoghi circostanti, giardino compreso.

Da allora iniziò una nuova fase che, prima, voleva essere solo di recupero di uno spazio da riportare alla cittadinanza, ma che, nel corso degli anni, si è sviluppato fino a creare un progetto comunitario, che continua ad arricchirsi, che si è sviluppato lungo binari non pensati a priori, ma scaturiti dal confronto, spesso acceso, dei desideri e delle esigenze di tutti quelli che lo frequentano, con una base comune: il Giardino è un luogo di accoglienza che vive e prospera grazie al rispetto di tutti.

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La scommessa era difficile: passare da un circolo vizioso a un circolo virtuoso senza imporre nulla, fare in modo che venisse frequentato il più possibile perché la frequentazione di tutta la comunità che si andava costruendo intorno faceva sì che ‘le cattive compagnie’ decidessero autonomamente di cercare altri luoghi più nascosti. Questo percorso ha avuto un importante aiuto dall’amministrazione comunale che, dopo aver accolto il Giardino nell’ambito della convenzione Giardini Condivisi, nel 2014 ha riconsegnato l’area a verde pubblico e ne difende l’operato. Nel 2016, GiT ha portato a termine con successo una campagna per reperire contributi e riqualificare strutturalmente il giardino.

Sulla base di un progetto architettonico dettagliato preparato da alcuni associati, architetti del verde, la campagna di fundraising ha portato a ricevere, in finanziamenti e lavori, più di duecentomila euro da svariati mecenati (la convenzione Giardini Condivisi vieta, e giustamente, la presenza di sponsor), fossero fondazioni, imprese o privati, il cui interesse era migliorare la fruibilità del giardino per tutti e tappare le falle – di sicurezza in primis – che mostrava. E’ stata rifatta la recinzione sul lato dei Bastioni di Porta Volta, costruito un piccolo parco giochi per bambini con elementi naturali, un mezzo campo da basket, impiantata l’illuminazione pubblica e l’irrigazione automatica sotto il mantello verde, il tutto certificato e collaudato.

Lea GarofaloCon l’anno a venire si risistemeranno muri e recinzione che fanno da confine su viale Montello e altre opere minori, tutte opere che comunque hanno richiesto e richiederanno, in ogni fase, lavori importanti di ripristino a verde delle aree interessate dai lavori. Insomma, i lavori al giardino impegnano chiunque voglia partecipare, portando spirito di aggregazione e impegno. Coprono tutti gli ambiti di ciò di cui una società si nutre per esplicarsi nel migliore dei modi: cultura, ambiente, salute e istruzione. Alcune di questi tratti in modo sporadico, altri in maniera più regolare ma lo spirito è dare lavoro e ispirare rispetto per e tra tutti quelli che frequentano il giardino. Una comunità che pone il lavoro prima del profitto, che comunque viene reinvestito in nuovi progetti.

Martino Dolfini
(prima parte)



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