12 dicembre 2018

BOHÈME IN FORMATO RIDOTTO. IL SUCCESSO DI ALTEA

La nuova compagnia torna al MA.MU. dove era nata l’idea delle opere “mini”


Esattamente tre anni fa al MA.MU, poco prima di Natale, nasceva (almeno a Milano, perché in altre parti del mondo aveva già visto la luce) l’opera lirica “ridotta”, con il pianoforte al posto dell’orchestra, i soli personaggi più significativi e una scenografia suggestiva ma succinta, tanto quanto basta per rappresentare il pieno senso dell’opera e consentire l’ascolto delle parti musicali più importanti e significative. Era una Bohème, ri-creata da Altea Pivetta – musicista e regista di Monfalcone, da anni solidamente impiantata a Milano – che si avvaleva della collaborazione di una pianista e di quattro giovani ottimi cantanti nei panni di Mimì, Musetta, Rodolfo e Marcello.
La cosa ebbe tanto successo che ne nacque una Compagnia teatrale che in questi tre anni ha prodotto ben 10 opere “ridotte” (oltre a Bohème hanno messo in scena Butterfly, Traviata, Rigoletto, Barbiere di Siviglia, Così fan tutte, Nozze di Figaro, Elisir d’amore, Amico Fritz, la Principessa della Czarda) con più di sessanta rappresentazioni in tanti luoghi diversi, pubblici e privati, non solo a Milano ma in mezza Italia, con l’avvicendamento di una trentina di giovani cantanti e di diversi pianisti e pianiste, raccogliendo ovunque il consenso di un consistente pubblico.

Quella Compagnia si è recentemente sciolta ma la Pivetta – fondatrice, regista, riduttrice, scenografa, costumista e soprattutto animatrice del gruppo – forte dell’esperienza maturata in questi anni, ha voluto subito ritornare al suo pubblico e domenica scorsa è riapprodata al MA.MU. per ricominciare proprio dalla Bohème. La nuova Compagnia si chiama giustamente “A.L.TEA – Atelier Lirico Teatrale” (affinché nessuno possa ignorare chi ne è l’ispiratrice…) ed è già attrezzata con un laboratorio/sala prove messo a disposizione da un generoso sponsor che ha voluto elegantemente restare sconosciuto (e questa, diciamocelo con un po’ di sussiego, è Milano!). Intorno a tutto ciò pare stia anche nascendo una sorta di “Associazione Amici di A.L.TEA” con l’obiettivo di sostenere le iniziative, le ricerche, l’attività didattica e gli spettacoli dell’Atelier.

Venendo alla Bohème appena ascoltata, non si poteva non restare colpiti dal livello raggiunto dal gruppo; la scenografia essenziale (un abat-jour su un tavolino e un divanetto dove far incontrare gli innamorati e far morire Mimì), i semplici costumi d’epoca ma non troppo, una pianista-concertatrice precisa ed attenta come Maria Silvana Pavan, la suadente voce narrante di Maria Matarrese Righetti, ma soprattutto i due soprani, il tenore e il baritono che fra le arie, i duetti e i quartetti strappalacrime di Puccini hanno costretto il pubblico a fare grande uso di fazzoletti per nascondere la commozione.

Straordinarie in particolare le voci dei soprani: Luana Lombardi nella parte di Mimì e Camilla Pomilio in quella di Musetta hanno disegnato i due archetipi opposti di femminilità con una grazia ed una intensità strepitose. La Lombardi passa dalla leggiadria e dalla soavità del primo tempo (Mi chiamano Mimì) alla tragica consapevolezza dell’addio del finale (Sono andati, fingevo di dormire) con una morbidezza ed una leggerezza incantevoli; la Pomilio porta in scena la voglia di vivere di Musetta (Quando men vo soletta per la via) e la trasforma nella acuta sofferenza per l’approssimarsi della fine dell’amica (Madonna benedetta fate la grazia a questa poveretta) con un magnifico crescendo di interiorità. Due bellissime voci e due ottime attrici che – grazie anche alle parti assegnate loro dall’Autore – hanno tenuto accesa la forza emotiva dell’opera nonostante la sua scarnificazione. Mentre il tenore Filippo Ljubomirov, nella parte di Rodolfo, e ancor più il baritono Giovanni Tiralongo in quella di Marcello, hanno dato una ottima prova con le loro voci di controllata potenza, capaci di cogliere sia le sottigliezze della partitura pucciniana che i non detti del testo di Illica e Giacosa.

Uno spettacolo equilibrato e coinvolgente, tenuto fermamente ed elegantemente in mano dalla Pivetta che lo dominava da dietro la scena, e che ha trasformato lo spazio del MA.MU, come sempre caldo ed accogliente, in un teatro-salotto di grande fascino. Bravi tutti e, augurando a tutti di trascorrere al meglio le feste in arrivo, facciamo voti affinché la stagione d’opera del MA.MU. e di A.L.TEA possa continuare per tutto l’anno inanellando un successo dopo l’altro.

Paolo Viola



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