24 ottobre 2018

ALLA SCALA UNA «BISBETICA» DALLA SEDUZIONE BRUTALE

Il capolavoro di Shakespeare come balletto per il Teatro Bol’šoj


Credo che per gli standard odierni non esista pièce teatrale più politicamente scorretta di questa. The Taming of the Shrew in italiano diventa La bisbetica domata, ma letteralmente William Shakespeare scrive come “addomesticare una bisbetica”. Il focus è posto non sulla protagonista femminile di Caterina – come farebbe pensare il titolo italiano –, ma sull’azione del protagonista maschile Petruccio. Ancora una volta il protagonista vero e proprio è maschio e la donna è la sua metà che subisce l’azione drammaturgica.

Quello che faceva ridere nell’Inghilterra elisabettiana del Cinquecento era proprio l’idea che una donna potesse essere bisbetica con i suoi uomini (il padre e il marito) e con questo tutto il processo di addomesticamento che opera Petruccio. Faceva inoltre ridere il fatto che nell’epilogo, durante la scommessa dei tre neosposi che le mogli identificate come ‘perfette’ per tutta la commedia in realtà si rifiutino di obbedire ai mariti, mentre Caterina alla fine docile costringe le altre all’obbedienza. Faceva ridere cioè che alla fine l’addomesticamento della bisbetica è attuato e si prefiguri nello spettatore come un possibile sequel per addomesticare le altre mogli.

Quello che faceva ridere allora il pubblico di Shakespeare non è quello che fa ridere noi. In realtà proprio il processo di addomesticamento passa da una serie di atti di umiliazione di Caterina a cominciare dalle nozze, per arrivare al trattamento nella nuova casa, fino al totale asservimento e in un paio di scene persino di negazione dell’identità della donna: infatti, Petruccio dice che quando lui decide che il sole sarà la luna, così sarà anche per Caterina, e lei accetta. Proprio queste umiliazioni sono l’elemento che più ci lascia l’amaro in bocca, che ci fa ridere di fronte alla superficialità dell’azione drammatica, ma che ci fa inevitabilmente pensare alle violenze di genere.

La commedia di Shakespeare che da tanti punti di vista tecnici, drammaturgici e di riflessione può definirsi un capolavoro, al nostro gusto e secondo la nostra mentalità contemporanea può addirittura dare fastidio. Lo stesso sentimento si vive dal film omonimo della commedia del 1967 di Franco Zeffirelli con due splendidi Elizabeth Taylor e Richard Burton.

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Che fare quindi per mettere in scena oggi La bisbetica domata senza urtare le sensibilità di nessuno?

Non è impresa facile. Un’équipe internazionale, molto internazionale, c’è voluta per trasformare e modernizzare un capolavoro. Sulle note e le punte di un compositore e una compagnia russi, la coreografia e drammaturgia di due artisti francesi hanno inscenato la commedia del poeta bardo inglese e la hanno portata sul palco italiano del Teatro alla Scala di Milano.

Nell’ambito dell’ospitalità del Teatro Bol’šoj di Mosca durante la tournée scaligera in Cina di quest’autunno, al titolo classico della «Bayadère» di Grigorovič è stato affiancato il titolo del repertorio nuovo (2014) della Bisbetica domata nella coreografia di Jean-Christophe Maillot, direttore e coreografo stabile de Les Ballets de Monte-Carlo, appositamente creata per la compagnia moscovita.

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Il cast della recita milanese del 13 settembre scorso è parzialmente simile a quello sul quale Maillot creò il balletto sulle note di Dmitrij Šostakovič. Ekaterina Krysanova (prima ballerina) è la bisbetica Caterina e Vladislav Lantratov (primo ballerino) è il suo Petruccio; i primi ballerini Ol’ga Smirnova e l’affiatato Semën Čudin sono rispettivamente Bianca, la sorella “buona” di Caterina, e il suo amante e poi marito Lucenzio. Il solista Aleksandr Smol’janinov è l’amico di Petruccio, Ortensio, pretenente di Bianca, ma che sposerà la vedova (la solista Kristina Karasëva); a lui si affianca il terzo pretendente Gremio impersonato dal primo ballerino Vjačeslav Lopatin e il servitore di Petruccio, Grumio, interpretato da Aleksej Matrachov. Il gentiluomo padovano Battista che cerca di sposare le sue due figlie per liberarsi dai ‘costi’ di gestione di due figlie è il solista Karim Abdullin. Fin qui siamo nel parco dei personaggi creati da William Shakespeare. Per esigenze coreiche e drammaturgiche, Maillot inserisce il personaggio della governante della casa di Battista (la prima solista Anna Tichomirova), forse ispirato per temperamento e modalità d’azione a quello di Christopher Sly e dell’ostessa, che danno inizio alla commedia nel prologo.

Infatti, già dall’inizio la Bisbetica di Maillot mostra una grande originalità. Mentre ancora le luci del teatro sono accese e il pubblico sta prendendo posto tra le poltrone della platea e dei palchi, sul proscenio la seducente governante su tacchi vertiginosi fa il suo ingresso sul proscenio e sipario calato: cammina un po’, fa un selfie con il pubblico, si siede per sistemarsi il trucco e cambiare i tacchi con le punte. Inizia il balletto.

Anna Tichomirova mostra una grande personalità da caratterista, non a caso è molto spesso impiegata a interpretare le danze di carattere nei balletti del repertorio Bol’šoj. Subito mostra la grande familiarità con la casa di Battista, infatti impartisce ordini ai domestici e alle domestiche del corpo di ballo per ordinare il salotto in modo da accogliere i pretendenti di Caterina, la figlia maggiore del gentiluomo, famosa per il suo carattere arcigno. Tre sono i pretendenti: Lucenzio, Ortensio e Gremio. Tre uomini dai caratteri diversissimi: Lucenzio perde interesse verso Caterina, quasi subito, dopo che vede Bianca scendere nel salotto; Ortensio è un vanitoso; Gremio è un viscido e scostante ostentatore di ricchezza.

Ognuno nell’epilogo avrà la sua donna. Lucenzio riuscirà a sposare Bianca, la loro coppia rappresenta l’amore dei grands pas d’amour del repertorio romantico; Ortensio si consolerà con una vedova facilmente consolabile; mentre Gremio sarà trovato attraente (o forse conveniente) dall’intraprendente governante del proscenio. Smirnova e Čudin sono artisti che dipingono con la fluidità e la morbidezza del proprio corpo: i loro visi semplici lasciano trasparire tutto il candore dell’amore puro dei due personaggi, non tralasciando l’aspetto più egoista e superbo della gioventù, consapevole della propria bellezza e delle proprie potenzialità. Una menzione speciale merita Karim Abdullin: nei panni di Battista è il partner ideale, quello che qualunque danzatrice – immagino – voglia avere accanto. Forte e sicuro nella tecnica del pas de deux, capace di cambiare spesso e velocemente partner e dalla professionalità tale di essere in grado di rispettare ogni asse e ogni linea con estrema precisione.

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Caterina fa il suo ingresso urlando, mostrando da subito il suo carattere, e la fisicità muscolare e atletica di Ekaterina Krysanova rendono perfettamente la coreografia a tratti ruvida che la contraddistingue almeno nella fase di intrattabilità. Krysanova è una splendida danzatrice di solidissima tecnica e particolari doti espressive, lavorate e limate negli anni con la compagnia del Teatro Bol’šoj: la sua Caterina non è una bisbetica tipizzata, è una donna che sente stretto il proprio ruolo cui è culturalmente predestinata. Cerca di ribellarsi, ma alla fine cade lei stessa nella trappola che tende al suo nemico-amante. Tra l’altro il rosso acceso dei suoi capelli, secondo il principio di complementarità dei colori, si adatta perfettamente con il verde scuro dei suoi costumi, al punto che sia per aspetto esteriore sia per temperamento e interpretazione sarà difficile immaginare una Caterina di Shakespeare diversa da Ekaterina Krysanova d’ora in avanti.

Vladislav Lantratov è un ballerino poliedrico, dai principi del balletto romantico al cattivissimo Crasso di Spartacus, ai burloni come Basilio, lui sa interpretare magistralmente tutto. Ha una tecnica di cui è profondamente padrone, una fisicità e un carisma che sa lavorare e controllare: infatti, anche lo squilibrato di Petruccio è un personaggio che gli viene congeniale, uno di quelli che come Richard Burton restano impressi nell’immaginario collettivo.

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Insieme sono una coppia di grande impatto scenico. Ogni gesto, ogni sguardo è studiato per esprimere un’emozione o un intero discorso pregnante. I loro passi a due sembrano come quegli scatti animaleschi, presenti all’interno dei branchi nei periodi di accoppiamento. Maillot li paragona a due «gatti selvatici» e, infatti, l’impressione che traggo dei loro duetti mi riporta al passo a due del gatto con gli stivali nella Bella addormentata di Čajkovskij e Petipa. Ogni gesto è seduzione brutale. Non nascondo essere uno dei balletti più belli mai visti.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto 1: Richard Burton (Petruccio) ed Elizabeth Taylor (Caterina) in un fotogramma del matrimonio dal film «La bisbetica domata» di Franco Zeffirelli (1967). Foto 2 di Damir Yusupov (Teatro Bol’šoj) concessa dal Teatro alla Scala di Milano: Semën Čudin (Lucenzio), Aleksandr Smol’janinov (Ortensio), Ekaterina Krysanova (Caterina), Vjačeslav Lopatin (Gremio) e Karim Abdullin (Battista) nell’atto I. Foto 3 di Alice Blangero concessa dal Teatro alla Scala di Milano: Ol’ga Smirnova (Bianca) e Semën Čudin (Lucenzio) nell’atto II. Foto 4 di Alice Blangero concessa dal Teatro alla Scala di Milano: Ekaterina Krysanova (Caterina) e Vladislav Lantratov (Petruccio) nell’atto I.



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