26 giugno 2018

cinema – TITO E GLI ALIENI


Data di uscita: 7 Giugno 2018
Genere: Commedia, Fantascienza
Regia: Paola Randi
Attori: Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito, Chiara Stella Riccio
Paese: Italia
Durata: 92’

cinema23FBNel deserto del Nevada, a pochi passi dall’Area 51, il professore ha abbandonato le ricerche che con tanti sforzi stava portando avanti dopo il suo trasferimento dall’Italia. Le sue giornate passate su un divano nel deserto ad ascoltare l’universo vengono stravolte dalla morte del fratello in patria che gli affida i propri figli, già orfani di madre. Anita e Tito si ritrovano in un’America molto diversa da quella che si aspettavano e piano piano scopriranno perché lo zio conduce una vita così solitaria. Quest’ultimo poi riuscirà, grazie alla vitalità dei nipoti, a scrollarsi di dosso il passato a cui è ancora attaccato e ad avvicinarsi a quegli alieni con cui gli viene chiesto di entrare in contatto …

Può sembrare una stonatura parlare di napoletani nella leggendaria Area 51 perché, anche nel cinema, siamo abituati a pregiudizi che chiudono le storie in compartimenti stagni. Paola Randi apre coraggiosamente le porte di questi compartimenti con un film d’altri tempi, leggero solo all’apparenza e dall’atmosfera indie, complici anche gli effetti speciali volutamente artigianali e una incantevole fotografia senza eccessi. Sullo sfondo di stupende scenografie, le ottime performance dei ragazzi si completano perfettamente con quella del personaggio principale, ennesima riprova della bravura di Valerio Mastandrea, a cui basta qualche smorfia sotto i baffi per rendere credibile un personaggio molto complesso.

Il professore rappresenta tutti coloro che dopo una perdita non riescono ad andare avanti, ma preferiscono piuttosto lasciarsi scivolare le cose addosso. Il personaggio di Mastandrea non riesce però a lasciar scivolare la curiosità e l’esuberanza di due ragazzini che come lui hanno perso qualcuno. Soprattutto il piccolo Tito, con la sua testardaggine e il suo ancora vivo amore per il padre, smuove qualcosa nel burbero professore e riaccende le speranze nello zio che lentamente apre se stesso e le porte del suo misterioso laboratorio.

Quando si scopre a cosa il professore ha rinunciato a lavorare il vuoto della morte si trasforma incredibilmente in fascino e ricerca; tutti e tre i protagonisti smettono di vivere il passato e si accorgono che il presente è più vivo che mai.

La morte è da sempre un mistero per l’uomo, un peso enorme che pende sulla nostra esistenza e per questo un motivo di paura e dolore: questo film riesce a stimolare la nostra fantasia troppo spesso repressa e a stravolgere la nostra visione, sollevando un po’ quel macigno e facendoci sognare le persone che ci hanno lasciato come vicinissime e, anche se solo per qualche istante, di poterci addirittura parlare.

Lo stravagante mix di comicità partenopea, deserti del Nevada, riprese di suggestivi cieli stellati e un pizzico di fantascienza anni ‘80 risulta essere un film divertente, piacevole e allo stesso tempo profondo e commovente, segno che, a dispetto di quello che molti dicono, l’Italia produce ancora veri gioielli cinematografici.

Rubrica a cura di Giovanni Carosio
rubriche@arcipelagomilano.org



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