20 maggio 2019

PORTARE LA BOSNIA A MILANO

Un invito per conoscere le storie dei migranti di terra e di come l'UE viola i loro diritti


Il mese scorso sono stato in Bosnia a girare un documentario. Il titolo del documentario è How I came here (2019, 30′), come sono arrivato qui. Il qui cui fa riferimento il titolo è un posto ben preciso: il cantone di Una-Sana, al confine con la Croazia. Qui le vite di migliaia di persone si ammassano, tradite nella speranza di attraversare il suolo croato e chiedere asilo nella civile e accogliente Unione Europea.

Si ammassano le vite perché, tra la Croazia e l’Italia (o l’Austria), se vieni preso senza documenti è facile che tu venga respinto subito, senza processo. I poliziotti italiani ti daranno in mano agli sloveni, che ti consegneranno ai croati, che dopo averti picchiato ti ricacceranno in Bosnia. Game Over, devi ripartire da capo. Anche se i tuoi figli sono in Francia, anche se tuo padre è in fin di vita in Svezia, anche se hai 3 anni e viaggi da sola con tua madre. Non c’è verso, “There’s no place for you in Europe. Go Back to Bosnia”.

Oltre il confine bosniaco inizia il gioco del gatto e del topo. Se va bene verrai costretto a firmare carte in una lingua che non conosci, e riportato a piedi in Bosnia. Se va male, oltre ad essere picchiato verrai derubato, spogliato e costretto a gettarti in un fiume per tornare indietro. Il respingimento dei richiedenti asilo in massa o senza un processo viola la Convenzione di Ginevra, ma le botte, i colpi col taser, le umiliazioni, i furti sono pura negazione del diritto umano di esistere.

Questa è, molto in breve, la storia che potrebbe raccontarvi chi ho incontrato in Bosnia. Lunedì 27 maggio poco dopo le 20, al Mare Culturale Urbano, in via Gabetti 15 a Milano, proietteremo un primo estratto di How I came here. Sarà l’occasione per scoprire cosa succede a poche ore di macchina da noi, lungo una rotta – quella balcanica – dimenticata dal 2016, ma più attiva che mai. Sì, perché quanto riporta il Consorzio Italiano dì Solidarietà di stanza a Trieste, è che dalla rotta balcanica si hanno 20 arrivi al giorno, tutti i giorni, in aumento costante dalla fine dell’inverno. Stando ai numeri la Libia è nettamente superata, eppure proprio quest’ultima domina ancora l’interesse popolare e l’agenda informativa, mentre i Balcani stentano a comparire o lasciare tracce nella coscienza pubblica.

Grazie al documentario daremo voce ad Hussein, Bilal, Yaqoob e alle loro storie di diritti negati, di campi umanitari che sono prigioni, di guardie sadiche e burocrazie kafkiane. Non solo. Dopo la proiezione interverranno il regista, Davide Rabacchin, assieme ad Anna Brambilla (avvocato membro Asgi), Giovanni Masini (giornalista e autore di reportage sulla rotta balcanica), Francesco Floris (giornalista e reporter autore di Immigrazione oltre i luoghi comuni pubblicato dall’Osservatorio sui Diritti Umani) e Ilaria Sommalunga (operatrice Asgi con esperienza diretta sul confine ungherese).

Voglio estendere l’invito per questa serata a tutti, non solo a chi si occupa di migranti e migrazioni, di diritti umani o della rotta balcanica. Non esistono confini quando si parla di battaglie per i diritti, è questa la sfida del nostro tempo. I diritti dei migranti, delle donne, dei lavoratori, della comunità lgbtq e del pianeta che ci ospita vanno a braccetto sotto il cielo limpido della società civile. L’esercizio della democrazia necessita cittadini informati a tutto tondo e di questi tempi è difficile esserlo. Per dare valore all’esperienza e allo scambio diretto, per aggiungere un piccolo tassello al grande e complesso puzzle della geopolitica contemporanea, per dimostrare ancora una volta che l’Italia, e Milano in particolare, è un porto aperto, con occhi e orecchie aperte, anche quando non c’è un mare tra chi accoglie e chi migra, ma solo terra ferma, per tutte queste ragioni, sarei felicissimo di incontrarvi il 27 maggio in zona San Siro, a Mare Culturale Urbano. Grazie. Vi lascio qualche foto che ho scattato in Bosnia qua sotto.

Francesco Cibati

Lunedì 27 maggio 2019 dalle ore 20:00
presso Mare Culturale Urbano, via Giuseppe Gabetti 15, 20147 Milano
info@maremilano.org | +39 328 173 7850

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/455400275029513/

 

La coda per il cibo al Bira di Bihac può durare ore. Qua sta iniziando a formarsi, un'ora prima che inizino a servire il pranzo.

La coda per il cibo al Bira di Bihac può durare ore. Qua sta iniziando a formarsi, un’ora prima che inizino a servire il pranzo.

 

I maschi single non hanno diritto di ingresso ai campi di IOM. Molte persone devono arrangiarsi a vivere per strada.

I maschi single non hanno diritto di ingresso ai campi di IOM. Molte persone devono arrangiarsi a vivere per strada.

 

La guardia privata fa il bello e il cattivo tempo nel campo di Bira, spacciando droga, vendendo armi e torturando chi dorme nel cuore della notte.

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I respingimenti hanno conseguenze molto gravi. Alì è stato costretto a camminare per 40km scalzo nella neve, ora ha i piedi in necrosi.

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I migranti nel campo di Bira preparano cibo per il game. Se va tutto bene dovranno passare 12 giorni nei boschi, nel tentativo di superare la Croazia.

I migranti nel campo di Bira preparano cibo per il game. Se va tutto bene dovranno passare 12 giorni nei boschi, nel tentativo di superare la Croazia.

 

 



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  1. Patrizia TaccaniFarò il possibile per partecipare! Intanto ho inoltrato il suo articolo a un centinaio di miei contatti, Milano e hinterland. Se non potranno esserci almeno leggeranno. Buona giornata! Patrizia Taccani
    22 maggio 2019 • 11:23Rispondi
    • Francesco CibatiGrazie mille Patrizia! Spero di incontrarla lunedì. Buona giornata a lei! Francesco
      22 maggio 2019 • 11:35
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