28 settembre 2019

HONEYDEW: ON THE EDGE OF ILLEGALITY

Un viaggio nella California della cannabis legale tra hippies, redneck, clandestini e liberali


Chi conosce la contea di Humboldt? Sicuramente, chi è pratico del mondo della cannabis l’ha già sentita nominare. È il luogo che ospita le condizioni climatiche migliori per la coltivazione della marijuana. Si trova nel nord della California e, nell’ultimo secolo, ha rifornito tutti gli Stati Uniti e una buona fetta del resto del mondo di questa sostanza, ancora illegale in molti paesi, ma in piena ascesa nell’opinione pubblica – e nelle classifiche di mercato, una volta scoperti i vantaggi economici e medici della legalizzazione.

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Proprio nel cuore della contea di Humboldt, a un paio d’ore di macchina su sentieri impervi e dissestati dalla stazione di polizia più vicina, si trova la comunità di Honeydew. Una pompa di benzina, un piccolo negozio di alimentari e una cassetta postale sono tutti i comfort di cui può disporre chi sceglie di vivere qui. Ma cos’è Honeydew, davvero?

Honeydew nasce verso la fine degli anni settanta grazie allo spirito libero di Maureen, al tempo cantautrice country impegnata in tournée per tutti gli States a bordo del suo van. Arrivata quasi per caso in questo territorio inospitale, senza acqua corrente né corrente elettrica, Maureen decide di fermarsi. Con cinquanta dollari compra un bel pezzo di terra e inizia a coltivare illegalmente marijuana per mantenersi. È un periodo di dura guerra alla droga, Reagan è presidente e l’azione di Maureen è sicuramente coraggiosa, forse avventata. Il primo periodo non è facile: si trova faccia a faccia con la canna di un Revolver, ha a che fare con veri criminali e autentici redneck, grezzi nazionalisti, amanti delle armi, della caccia e del disboscamento, vero cliché delle foreste statunitensi.

A dare ragione a Maureen sono gli sviluppi: nel corso degli anni e dei decenni migliaia di persone si trovano ad attraversare Honeydew: clandestini messicani di passaggio, criminali in cerca di un luogo sicuro, fricchettoni che vogliono staccarsi dalla società, rozzi boscaioli pistoleri, imprenditori che, come Maureen, comprano la terra e iniziano la propria attività di coltivazione. Honeydew diventa un piccolo mondo a sé stante, con i suoi equilibri e i suoi punti di riferimento.

La piccola realtà cresce fino ad avere dimensioni tali da venire controllata con elicotteri dall’FBI, che prova a perseguitare il villaggio di irriducibili. I risultati però sono deludenti: il costo-opportunità per agire in maniera definitiva e debellare questa pratica illegale è troppo alto. Così Honeydew continua a prosperare, nella sua oasi naturale e nel suo equilibrio, con le sue contraddizioni, fino alla svolta del millennio.

La California è lo stato che per primo ha legalizzato l’uso medico della cannabis, nel 1996. Vent’anni dopo, sulla scia di Colorado, Washington e Alaska, rende legale l’uso ricreativo di tale sostanza. Questo, potete immaginare, è stato un gran pugno in faccia a tutte le piccole realtà che, come Honeydew, hanno basato la propria autonomia sulla marijuana. E, nella contea di Humboldt, ce ne sono a migliaia di comunità come Honeydew.

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L’avanzata irrefrenabile del libero mercato, la gestione poco trasparente delle quote di produzione da parte dello Stato, il crollo del valore della sostanza, la riduzione brutale di spazi di commercio ha portato, nell’ultimo paio d’anni, una serie di gravi sconvolgimenti ad Honeydew.

Attraverso gli occhi di Maureen, la nostra protagonista, vogliamo raccontare le vicissitudini, i punti di vista differenti e intersecanti, i drammi economici e famigliari e gli sconvolgimenti organizzativi che stanno attraversando la comunità da un paio d’anni a questa parte.

Come altri ad Honeydew, Maureen si trova ad un bivio: riuscirà a restare ora che la legalizzazione ha stravolto i rapporti di forza creati in quarant’anni di vita e le sue figlie si sono trasferite altrove, o dovrà rimettersi completamente in gioco? È davvero ciò che vuole? Ora che si avvicina all’anzianità e che ciò che ha costruito sembra destinato a crollare, per Maureen si apre anche la possibilità di tornare al principio del suo percorso, a quel van che in cuor suo non ha mai rottamato, alla sua musica e alla sua chitarra.

Ciò che vorremmo fare, assieme ai registi Cornelio Petrolini e Mario Bergonzoni, è creare un documentario che racconti la storia di Honeydew e di Maureen. Portare dagli USA – più avanti di noi per certi versi – una testimonianza di transizione alla legalità, imprenditorialità femminile, criminalità e clandestinità, vita in comunità secondo determinati principi etici. Vorremmo entrare a gamba tesa nella grande narrazione liberale della legalizzazione per dare voce a chi ne sta rimanendo schiacciato, una voce dissidente in un mare di favorevoli. I temi che si possono sviluppare nel corso del documentario sono molteplici e probabilmente non li avremo chiariti fino alla fine delle riprese, che avverranno in due spezzoni: il primo tra ottobre e dicembre di quest’anno, e il secondo tra aprile e giugno del 2020.

I costi di produzione di un documentario, ovviamente, sono folli. Essendo questo il nostro primo progetto, abbiamo lanciato un crowdfunding per finanziare i costi vivi, che si chiuderà il 14 ottobre e, ormai, è quasi giunto al suo obiettivo. Per approfondire l’argomento e fare una donazione si può visitare la pagina, dove troverete un testo più esteso, qualche foto e altri dettagli tecnici e di regia, assieme una presentazione video del progetto (4’00”). Sulla pagina fb potete trovare invece un piccolo trailer (1’30”).

Ringraziamo fin da subito chiunque vorrà sostenerci con una parola, una donazione o parlandone semplicemente con gli amici. Questo documentario s’ha da fare!

Francesco Cibati, Cornelio Petrolini, Mario Bergonzoni



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