2 novembre 2019

MARTIN EDEN

Come tradire Jack London per accontentare il pubblico di oggi


Gardella_5.11Andare contro corrente è sempre faticoso; può anche essere pericoloso e diventare imbarazzante di fronte all’opinione contraria di molti amici e colleghi di lavoro. Il film “Martin Eden” del regista Pietro Marcello ha avuto un enorme successo, tanto di critica quanto di pubblico ed ha ottenuto l’approvazione incondizionata del maggior numero dei nostri conoscenti. L’opinione generale lo ha giudicato un ottimo film. In realtà è un film pessimo. È un colossale abbaglio da cui troppe persone si sono lasciate prendere ciecamente e lasciate convincere supinamente.

Il regista non ha mai rispettato il libro di Jack London; lo ha travisato e ne ha frainteso le profonde implicazioni critiche e psicologiche.

Martin Eden è un giovane primitivo ma molto sensibile, di origini modeste ma di sentimenti delicati. La sua vocazione letteraria, la sua natura di artista lo predispone a leggere in profondità nell’animo del prossimo, ad avvertirvi sfumature di comportamento anche minime, a cogliere delicatezze di carattere anche nascoste. Riesce a captare aspetti positivi che altri non percepiscono ed a comportarsi con grande comprensione verso chi di questi aspetti è il fortunato ma riservato possessore.

Il regista del film ha ignorato completamente queste rare qualità ed ha fatto di Martin Eden un personaggio rozzo, volgare, grossolano.

Sia il libro che il film iniziano con una scena in cui il giovane Martin Eden, noto per il suo fisico atletico e per il suo aspetto avvenente – e perciò dotato di un forte fascino maschile – viene adocchiato all’uscita da un luogo pubblico da due ragazze di facili costumi e invitato a soddisfare i loro desideri, o meglio le loro brame.

Nel libro le moine delle due ragazze rimangono senza risposta. Martin Eden, già intensamente innamorato della giovane e casta Ruth, ignora gli inviti allettanti e guarda con sufficienza se non con disprezzo le due giovani tentatrici. È deciso e risoluto a dare una dimostrazione di rispetto e di fiducia in omaggio di colei che ormai vive interamente ed intensamente nel suo cuore.

Tutto diverso è il medesimo episodio come viene presentato nel film. Travisando senza pudore la trama del libro ed insozzando volgarmente i nobili e saldi sentimenti del protagonista, si assiste al suo rapporto con una delle due puttanelle consumato in modo affrettato e sbrigativo sul lastrico di un marciapiede.

La figura di Martin Eden, che nonostante la sua origine modesta e povera, nel libro si presenta di animo nobile e superiore, nel film al contrario viene infangata ed offesa. Non ci vuole molta immaginazione a capire che il motivo della storpiatura da cui è stato tradito il testo originale è di natura puramente commerciale ed è dettato dall’ansia del regista di cercare un facile e sicuro successo di pubblico ricorrendo all’ormai abusato espediente delle scene di sesso.

Un regista che snatura il testo originale e ricorre a trucchi di così bassa qualità non sarà mai un bravo regista e non dovrebbe mai raccogliere giudizi favorevoli da parte di una critica che voglia essere seria e competente. Purtroppo la critica che abbiamo oggi è ben lontana dall’esserlo!

Nel finale tanto del film quanto del libro la giovane Ruth, nata in una agiata famiglia borghese ed un tempo intensamente innamorata di Martin Eden e da lui ricambiata, cerca di riconquistare il tramontato amore e viene in casa dell’ex fidanzato per farsi perdonare la grave mancanza di fiducia e di stima dimostrata nei confronti di lui e forse commessa senza che ne fosse pienamente conscia.

Nel libro la scena del loro incontro è piena di garbo e di tristezza. Martin Eden sa che non potrà mai più tornare indietro né potrà riprendere ad amare la persona che ormai è uscita dalla sua vita. Tuttavia con questa persona si comporta con gentilezza e con delicatezza d’animo. Comprendendo che la decisione da lui presa gli impedirà per sempre di ritornare da lei e sapendo che la sua risoluzione ormai definitiva le avrebbe procurato un grande dolore, Martin Eden fa di tutto, con gesti affettuosi e con parole dolci, per attenuare la sofferenza che la rinuncia ad una impossibile riconciliazione avrebbe provocato alla ragazza respinta. Dal suo accorato stato d’animo e dalla sincerità dei suoi scrupoli si riconosce il valore della sua persona e la qualità del suo animo dotato di sentimenti profondi e gentili.

Tutta diversa, anzi diametralmente opposta, è la medesima scena quando viene rappresentata nel film. Di fronte alla contrita e supplichevole Ruth che si presenta a Martin Eden per chiedergli perdono e per implorarlo di essere di nuovo amata e di riallacciare i rapporti di un tempo, il comportamento che il regista fa assumere a Martin è sorprendentemente sgradevole perché diventa sguaiato, villano, rude. Egli infatti si mostra in preda ad un risentimento esagerato; rivolge parole dure ed offensive alla giovane che lo supplica; e la respinge con violente ed ingiuste espressioni di rimprovero e di condanna.

Nessuno si comporta in modo così incivile con una giovane signora che viene ad implorare comprensione ed a chiedere scusa. E tanto meno nessuno si comporterebbe così brutalmente se avesse un animo delicato e sensibile come quello di Martin Eden.

Il grave errore psicologico e morale commesso dal regista comprova la sua modesta attitudine a leggere la natura dell’animo umano e la sua totale incapacità di interpretare il testo originale.

Un ultimo confronto fra libro e film non fa che confermare la già constatata ed abissale inferiorità del film rispetto al libro.

Nel libro si legge che dopo anni di sofferenze, di stenti, di sacrifici, finalmente Martin Eden raggiunge il successo ed ottiene un vasto riconoscimento sia professionale che mondano. Ora egli può disporre di una ricchezza che in precedenza non aveva mai né vista né sognata. Ma il successo non modifica la sua natura generosa. Divenuto ricco ed agiato non dimentica gli amici ed i parenti con cui in passato aveva trascorso anni difficili e stentati. Sa essere con loro comprensivo, solidale, perfino munifico; e così facendo dà una ulteriore conferma della sua natura altruista e disinteressata, del suo animo disponibile ed aperto.

Nel film questo aspetto del suo carattere non è avvertito e neppure velatamente rappresentato; eppure è proprio in questo aspetto che Martin Eden rivela la sua inesauribile capacità di aiutare il prossimo ed il suo piacere di offrire un sostegno concreto a chi si trova in condizioni di bisogno. Malauguratamente il quadro positivo che Jack London fa del suo eroe viene dal regista completamente ignorato e cancellato.

Le numerose ed imperdonabili trasgressioni introdotte nel film e la divergenza rispetto alla trama del libro si manifestano in modo scandaloso nel finale del racconto. Finale disperatamente tragico nel libro; incomprensibilmente comico nel film.

Il suicidio nelle acque del mare, descritto in successivi passaggi dalla lucida prosa di Jack London, è una scena di intensa e drammatica tensione. Al contrario la nuotata tra le onde del mare, affrontate a vigorose bracciate, risulta nel film una esibizione ridicola e priva di significato.

Nella trama del libro il suicidio è perfettamente comprensibile perché diventa l’esito di una vita che, pur essendo trascorsa in lotta contro le ipocrisie della classe borghese, diventa consapevole di essersi ingannata e di essere caduta negli ingranaggi commerciali di quella stessa classe borghese per anni tenacemente avversata. Il successo letterario di Martin Eden – successo garantito, sostenuto, pubblicizzato dalla macchina propagandista del sistema capitalista – è la conferma che tutti gli sforzi compiuti dall’eroe, dotato di sentimenti socialisti e intenzionato a liberarsi dal predominio del capitale, erano stati sforzi inutili e sprecati. Martin Eden viene fagocitato da quello stesso ingranaggio che per tutta la vita aveva coraggiosamente combattuto.

A ciò si aggiunge la delusione di avere amato una fanciulla rispettabile e beneducata ma condizionata dai limiti intellettuali e morali della ricca famiglia di origine; e convinta che il lavoro auspicabile per Martin dovesse essere di tipo commerciale e redditizio mentre il vero e profondo sogno dell’uomo da lei amato era ben più nobile ed esaltante: e lo spingeva a diventare letterato, artista, poeta. Per realizzare questo sogno Martin aveva lavorato strenuamente, faticosamente, ininterrottamente ma dalla ragazza Ruth non era stato né capito né apprezzato.

La successione contemporanea delle due delusioni, ideologica la prima, affettiva la seconda, spiega, anche se non giustifica, il desiderio di cessare la lotta, di scomparire dal mondo, di lasciarsi inghiottire dal mare.

Se è comprensibile l’inabissarsi tragico descritto nel libro ci si domanda che significato possa avere l’incongruente tuffo nelle onde con cui si conclude il film.

Dal finale del libro ci si sente commossi; da quello del film ci si sente beffati.

Jacopo Gardella



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  1. GiovanniBravissimo. Sono uscito infuriato dalla visione del film
    6 novembre 2019 • 10:01Rispondi
  2. GianniTrovo che un regista posso anche non seguire pedissequamente il soggetto cui si è ispirato e quindi non sarei così drastico sul mutamento attuato dalla sceneggiatura. Però è vero che qui lo spirito del romanzo di London si perde , ma soprattutto, filmicamente e’ un flop: noioso, pasticciato, uno stile da “vorrei ma non posso”. Salvo solo l’ interpretazione di Marinelli.
    7 novembre 2019 • 14:29Rispondi
  3. Lucia PivaSono d'accordo anch'io. Ho trovato il film noioso e troppo lungo nel suo inconcludente vagare in situazioni poco comprensibili allo spettatore. Che delusione !
    11 novembre 2019 • 12:40Rispondi
  4. Donatella D'ImporzanoHo trovato il film noioso e quasi parodistico nella seconda fase: niente a che vedere col bel libro di Jack London. Meno male che qualcuno l'ha detto e scritto.
    13 novembre 2019 • 08:05Rispondi
  5. Sandro TraversiUn film velleitario che vorrebbe essere da Cine Club e da incassi al botteghino. La botte piena e la moglie ubriaca. Il linguaggio filmico e' volutamente criptico e confondente, arlecchinesco, solo seduttivo nelle immagini e nella fotografia. Estetica pura. A coprire un vuoto di contenuto psicologico e narrativo.
    31 agosto 2023 • 08:37Rispondi
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