17 aprile 2018

sipario – NESSUN OSPITE E TUTTI DEBUTTI PER «LE CORSAIRE» ALLA SCALA


Il corsaro approda alla Scala. L’eroe del romanticismo di Lord Byron ormeggia dal prossimo 20 aprile per rapire l’interesse del pubblico milanese. È una nuova produzione scaligera in prima assoluta e per l’evento stavolta – e direi, finalmente! – non ci sono ospiti.

sipario15-1Dopo le recenti promozioni di solisti, primi ballerini e stabili del corpo di ballo, i ruoli di questo “ballettone” ottocentesco pieno di grandi e piccoli ruoli viene interamente affidato alla responsabilità dei ballerini di casa. Tutti debuttanti, perciò, nella coreografia di Anna-Marie Holmes.

Holmes aveva creato il balletto per l’American Ballet Theatre di New York nel 1994 partendo dalla coreografia di Konstantin Sergeev dopo Marius Petipa. La versione americana arriva alla Scala di Milano in un allestimento tutto scaligero. Un balletto adatto per una compagnia numerosa sì, da offrire ruoli a più personalità: i personaggi del libretto byroniano sono infatti numerosi.

La prima rappresentazione assoluta vede la prima ballerina Nicoletta Manni (Medora, la schiava protagonista), la prima ballerina (Gulnare, schiava dell’harem), il primo ballerino Timofej Andrijashenko (Conrad, il corsaro protagonista), il solista Marco Agostino (Lankendem, il proprietario del bazar), il primo ballerino Antonino Sutera (Birbanto, il falso amico di Conrad), il primo ballerino Claudio Coviello (Alì, lo schiavo), la solista Antonella Albano (Zulmea, la preferita dell’harem). Le tre odalische saranno le la prima ballerina Virna Toppi e le soliste María Celeste Losa e Alessandra Vassallo; il pascià Seyd sarà vestito dal primo ballerino Alessandro Grillo e le due coppie di corsari dai solisti Emanuela Montanari, Mariafrancesca Garritano, Christian Fagetti e Massimo Garon.

La storia si svolge nelle isole greche all’inizio dell’Ottocento, quando ancora i Greci sono sotto il dominio dell’impero ottomano e stanno per organizzare il processo di liberazione e indipendenza (1821). Una rocambolesca storia d’amore e guerra tra l’esotismo, il romanticismo e l’autobiografia che coinvolge lo spettatore nella pantomima di un balletto (in parte) démodé, dove sono presenti tutti gli elementi ottocenteschi del balletto narrativo, dal cambio di scene al cosiddetto “atto bianco”, cioè la presenza extradiegetica del sogno per costruire un’armonia fuori dal tempo e dell’azione.

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Si passa dalla confusione del bazar, nella quale si vendono schiave e si delineano i rapporti, alla segretezza di una caverna di pirati piena di tesori, alla rocambolesca azione d’avventura nel palazzo del pascià, per giungere alle geometrie di un magico giardino vivente (Le Jardin animé), nel sogno del pascià che vede tutte le donne del proprio harem danzare, e finire tutto nella catartica tempesta, da cui si salvano in una sorta di apoteosi solo Medora e Conrad forti del loro amore.

Una storia che al pubblico attuale potrebbe risultare alquanto sterotipata, in parte lontana. Un tuffo nel passato è sempre difficile da prevederne gli esiti – basti pensare alla «Bella addormentata nel bosco» e al «Lago dei cigni» entrambi di Aleksej Ratmanskij. Ma si sa, le storie di pirati affascinano sempre: dai pirati storici Francis Drake, Morgan e Barbanera a quelli immaginari della letteratura e del cinema come Sandokan, Sindbad e Jack Sparrow.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): 1. Claudio Coviello in Alì, lo schiavo; 2. preparazione della nuova scenografia.

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org



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